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venerdì, Aprile 19, 2024

Spezzatino Soprintendenza. Quattro funzionari per un’isola

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Affidare l’isola a quattro architetti diversi è una vera “condanna” che non meritiamo. Si rischia la paralisi di tutto il sistema che gira attorno ai condoni e non solo. I nomi: Ischia: arch. Brunella Como; Forio, Casamicciola, Lacco Ameno: arch. Marco De Napoli; Barano: arch. Serena Borea; Serrara Fontana: arch. Valeria Fusco

Gaetano Di Meglio | La Soprintendenza Archeologia, Belle Arti e Paesaggio per l’area Metropolitana di Napoli è diventata un guaio, serio, per l’isola d’Ischia.
Un guaio enorme che ipoteca, in maniera seria, ogni possibilità di sviluppo.
Dopo gli anni passati vissuti tra fatti indegni e Sovrintendenti nemici della buona gestione del territorio, si è passati alla gestione spezzatino del territorio con ben 4 funzionari che devono decidere le nostra sorti.

Da qualche settimana, infatti, dopo il caso Bovier con il Pontile Aragonese e il guaio realizzato insieme con il comune di Ischia , il direttore della Soprintendenza, la dott.ssa Teresa Elena Cinquantaquattro ha deciso che il territorio dell’isola d’Ischia sia gestito da ben 4 architetti.
Ischia: L’architetta Brunella Como si occupa del comune di Ischia, per Barano, invece, è responsabilità dell’arch. Serena Borea; a Serrara Fontana opera l’arch. Valeria Fusco mentre per Forio, Casamicciola, Lacco Ameno, i tre comuni del Cratere, il responsabile è l’architetto Marco De Napoli.

Quattro nomine, quattro funzionari, quatto gestioni che non ci aiutano.
Quattro teste a decidere per un piccolo territorio come l’isola d’Ischia che rappresenta, ahinoi, una condanna a vivere sotto la gestione di un ente che risulta essere, da sempre, solo un inciampo, una spada tra testa e collo.
La cosa peggiore, ahinoi, è che i sindaci hanno permesso tutto questo senza alzare la voce, senza impegnarsi affinché si potesse evitare questo spezzatino di controlli che non serve a nessuno.

Già da ora, infatti, sono emerse alcune differenze rispetto al passato. Differenze che, sia chiaro, bloccano soprattutto la gestione della materia più calda: i condoni e le autorizzazioni paesaggistiche e tutto quello che ne è collegato, fino alla gestione delle RESA.

Uno spezzatino che non ha nessuna ratio e che rappresenta solo l’ennesima aggressione di uno Stato che non ci considera e che ci tratta come un paese di serie B.
Un fazzoletto di terra piccolo quanto l’isola d’Ischia può mai essere gestito da quattro teste? Davvero la Soprintendenza di Napoli vuole che ogni comune abbia il suo funzionario dedicato?

Siamo alla follia. E la cosa peggiore, è che i nostri primi cittadini, invece di unire le forze e chiedere rispetto, fanno i viaggi alla chetichella. Vanno uno alla volta in Soprintendenza a “chiatare” il cazzariello proprio senza, però, aver alzato la voce con il Ministro Dario Francescihini.
E aver chiesto che questo sconcio di “gestione del vincolo” sia perpetrato ai danni dei cittadini dell’isola d’Ischia.
In un epoca in cui si parla di Europa, di unione, di unità e di stare insieme, è difficile prendere atto di queste scelte che vanno della direzione opposta.

Sia un pezzettino di terra in mezzo al mare dove lo Stato sembra aver concentrato tutte la sua ipocrisia. Abbiamo leggi che hanno valore in tutta Italia e qui da noi. Siamo un pezzo di terra dove le parole “legittime” e “legittimate” hanno un significato diverso da altre zone. Siamo un pezzo di terra in mezzo al mare che ha smesso di sperare. Un po’ per colpa nostra un po’, perché, chi dovrebbe gestirci non lo riesce a fare.
E’ arrivato il tempo di iniziare a fare sul serio. E’ iniziato il tempo di alzare la voce e di farci sentire.

Secondo le prime informazioni, infatti, sembra che i vari UTC hanno già fermato i vari iter che, tra raccomandati e meno raccomandati, andavano avanti. Con il rilascio dei condoni e dei successivi atti i comuni incassano euro su euro, si rimette in moto il settore edile, i cittadini possono rientrare in un alveo di legalità e, soprattutto, il costruito può essere messo in sicurezza sotto tutti i punti di vista. Ma ora è tutto in procinto di essere bloccato. Sembra, infatti, che uno dei quattro funzionari abbia già detto di voler bocciare tutte le richieste di condono ai sensi della 326/2003. Una scelta, questa, che blocca sicuramente tutto. Sappiamo bene, infatti, che il terzo condono dalle nostre parti non è applicabile (per dirla in breve) ma la speranza che l’Italia diventi un paese dove una legge dello Stato sia applicabile ovunque è ancora accesa.
Fino ad oggi, infatti, il cittadino chiedeva l’accertamento sulle prime due leggi condonistiche e lasciava, quella a rischio, in stand by. Ora sembra tutto più complicato e, nel merito, si ferma tutto. Nessuno vuole rischiare un rigetto.

UN MARE DI DENUNCE
In tutto questo, però, stando ai rumors che circolano sui comuni, sia Polizia si Carabinieri sono destinatari di deleghe di indagine su numerose pratiche di condono. Denunce che sembrano avere un filo conduttore. Stando a quanto trapelato, infatti, c’è chi, venuto a conoscenza dei dettagli delle varie pratiche inviate in Soprintendenza per l’approvazione, anche attraverso l’uso di PEC clonate provveda alla denuncia digitale.

Non importa la veridicità di quanto espresso nelle denunce, basta il semplice dubbio o la “giusta” lettura, magari suggerita da chi ha gestito la materia arricchendosi anche grazie ad alcune malattie, che la PEC di denuncia diventi argomento di indagine. Cosa c’è dietro? La semplice gestione di potere locale dopo averlo perso e, con il potere anche la polpetta danarosa.

Prima verranno abolite le Soprintendenze, prima diventeremo un paese moderno e civile!

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