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giovedì, Marzo 28, 2024

Spettacolo tampone in strada, quando l’ASL ti espone come merce

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Ugo De Rosa | C’è qualcosa che certamente va corretta nel protocollo dell’ASL per l’effettuazione dei tamponi per questo maledetto virus. In queste ore infatti sono due le denunce che abbiamo raccolto sulla nostra isola e relative al funzionamento assolutamente intollerabile della effettuazione dell’esame a domicilio per diagnosticare il corona virus, e per la quale è necessario l’intervento dei sindaci dell’isola sia sul direttore D’Amore sia su chi decide i protocolli della Task Force.

Soprattutto perché in ballo c’è l’ordine pubblico e perché, se si continua questo andazzo ci troveremo a dover analizzare ancora altre emergenze. Ci riferiamo cioè alla vergogna, quella di farsi fare il tampone, un sentimento comprensibile ma che può costare vite umane. Se iniziamo a vergognarci di chiedere il tampone, allora ci troveremo con tanti altri positivi e qualche morto tra le nostre case senza che nessuno sappia o passa fare nulla per aiutare noi ed il resto dell’isola.Ma torniamo ai fatti.

La prima denuncia è un atto di accusa pubblico, divulgato attraverso i social da Martina, una giovane ragazza ischitana che scrive, tra l’altro, in un lungo post: “tu pensi vabbè verranno di nuovo qui, sopra a casa …. invece no, ti dicono che devi scendere giù in mezzo alla strada perché “ signora, è meglio evitare”. Avete capito bene, il famoso tampone viene effettuato obbligando senza mezzi termini il potenziale paziente contagiato (e perciò probabilmente già debilitato dalla febbre) ai uscire da casa e farsi praticare l’esame in strada ! Ovvio che questo scateni poi la diffidenza verso la persona esaminata e la sua famiglia, senza voler immaginare altri sentimenti poco edificanti.

Martina infatti scrive ancora sconsolata che “poi subentra la malattia più diffusa al mondo e non parlo del Covid-19…. l’ignoranza della gente che da secoli regna sovrana che non avrà mai un vaccino per essere sconfitta”, autorizzando a immaginare le terribili conseguenze sociali che un episodio del genere può scatenare in un momento come quello che stiamo vivendo, dove l’ignoranza di cui parla la nostra giovane concittadina forma un mix pericolosissimo con la psicosi indotta dall’isolamento e dalle ansie per gli effetti della pandemia.Abbiamo conferme del tampone show anche attraverso un’altra testimonianza, arrivataci indirettamente e che terremo perciò del tutto anonima; il protagonista stavolta è un giovane lavoratore da giorni precauzionalmente in quarantena.

Ieri mattina è stato chiamato dall’ASL poco dopo le otto ed è stato avvisato che sarebbero arrivati al suo domicilio per il tampone. Dopo due ore di attesa la sgradita sorpresa: arriva l’ambulanza a sirene spiegate da cui scende l’equipe attrezzata con maschere, tuta e guanti e pure stavolta obbliga la persona in attesa degli esami a farsi analizzare in strada, all’interno dell’ambulanza.

Abitando anch’egli in una zona popolosa le sirene hanno richiamato tantissime persone sui balconi e dalle finestre, con tanti saluti alla privacy ed alla tranquillità di una famiglia già provata psicologicamente dal vivere per giorni con un congiunto potenzialmente infetto.Per questo diciamo senza mezzi termini: questa storia dei tamponi fatti per strada non può essere tollerata.Anche perché, in una comunità come la nostra dove tutti conoscono tutto e tutti, questi “spettacoli” producono effetti a valanga tutti intorno, coinvolgendo i parenti, gli amici, le aziende per cui si lavora, i posti che si frequentano facendo esplodere voci che corrono sulle chat ed agitano, indispettiscono, esasperano.

Non sappiamo se questa procedura sia stata disposta ad hoc dal Ministero della Salute per questa pandemia ma certo non possiamo considerare plausibile l’utilizzo delle sirene così come non si comprende la necessità di effettuare l’esame all’interno della ambulanza: se i dispositivi di protezione individuale sono efficaci perché non fare il tampone in casa ? I nostri sindaci devono fare chiarezza su questo punto, devono intervenire per tutelare gli ischitani e le loro famiglie, devono chiedere con forza a D’Amore procedure nuove che salvaguardino non solo la privacy di chi già vive un dramma nell’attesa di conoscere se è infetto ma pure l’incolumità sua e dei suoi congiunti.

In tempi in cui la razionalità di tanti viene messa a dura prova dagli eventi, dobbiamo stroncare subito qualsiasi tentazione di caccia all’untore, spegnendo il tampone show.

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