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giovedì, Marzo 28, 2024

SOS dalle navi: abbiamo bisogno di ricambi di personale

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Leo Pugliese | La navigazione è vitale per il mantenimento delle catene di approvvigionamento globali, ma la situazione attuale non è sostenibile per la sicurezza e il benessere degli equipaggi delle navi e per il funzionamento sicuro del commercio marittimo.  Circa un mese fa,  l’ Ics (international Chamber Of Shipping) e la Iata (International Air Transport Association) chiedevano ai governi di adottare misure urgenti per facilitare il cambio di equipaggio a bordo delle navi. Infatti, a causa delle restrizioni Covid-19, molti marittimi hanno dovuto  estendere il loro servizio a bordo delle navi dopo molti mesi di lavoro in mare, non potendo essere sostituiti. Nonostante tutto ciò tutto è fero purtroppo al palo.  

In tale direzione va dunque la lettera che il direttore di Macchine Gennaro Cibelli ha inviato al Presidente del Consiglio dei Ministri Prof. Giuseppe Conte,  al Ministro degli Esteri On. Luigi di Maio,  al MInistro delle infrastrutture e trasporti On. Paola de Micheli e al Ministro della Salute On. Roberto Speranza:

“Egregi Signori, ad oggi siamo i marittimi italiani prigionieri delle navi in giro per gli oceani sono tantissimi. Lavoratori del mare che hanno completato il periodo di imbarco e che, per le restrizioni imposte dal Covid, non hanno mezzi di trasporto ne visti per tornare nel Paese di provenienza.

Una situazione assurda e, soprattutto pericolosa perché trattasi di gente stanca, spesso costretta a vivere in spazi angusti che, al contrario, invece ha bisogno sempre di essere in perfetta forma per governare navi e operazioni delicatissime.

Insomma qualora non ci si è ancora resi conto è in gioco anche la sicurezza della navigazione e non solo e, proprio per questo, nonostante sia scattata una mobilitazione internazionale che coinvolge armatori e sindacati che, attraverso la loro rappresentanza in Ics (International Chamber Of Shipping) ha contribuito alla redazione di un documento che detta le regole per i cambi di equipaggio, le procedure da seguire in maniera ferrea per chi deve sbarcare e per chi deve imbarcare, ad oggi nulla si è ancora mosso.

La preoccupazione primaria, naturalmente, resta la salute di queste persone e l’assoluta necessità di evitare contagi sulle navi. A tal proposito la pratica sia per chi imbarca, sia per chi sbarca, inizia venti giorni prima con un totale isolamento che, poi, va mantenuto con una serie di precauzioni anche durante gli spostamenti. Già, gli spostamenti. Aerei, treni ridotti all’ osso, non permettono i rimpatri, per tanto urge la necessita’ di corridoi internazionali aperti per i marittimi perché i cambi possano avvenire nei porti dove sono destinate le navi.

Servono azioni concrete per identificare le soluzioni più idonee a risolvere questa gravissima situazione di blocco degli equipaggi che mette a rischio il benessere della gente di mare, la sicurezza marittima e le catene di approvvigionamento fondamentali su cui il mondo fa affidamento.

Non ci stancheremo mai di ribadire l’urgenza di risolvere il problema globale dei tantissimi marittimi che hanno urgentemente bisogno di un cambio immediato e che si trovano loro malgrado a dover lavorare oltre il periodo contrattuale, lontani da casa e dai loro familiari. Va ricordato che i periodi di imbarco normale variano tra i quattro e i sei mesi.

Ci sono interi equipaggi che oramai sono a bordo da otto mesi sono esausti, anche perché al lavoro si somma la preoccupazione per la famiglia. Noi marittimi italiani all’estero siamo visti in questo momento come potenziali untori e, non abbiamo nemmeno la possibilità di scendere in franchigia per qualche ora per acquistare almeno generi di prima necessità per l’igiene e la pulizia personale, costringendoci a rivolgerci agli shipchadlers a costi esorbitanti.

L’ emergenza Coronavirus, a causa dello stop ai collegamenti internazionali per i passeggeri, sta obbligando i marittimi a periodi di imbarco più lunghi che li stanno mettendo a dura prova, sia fisica che mentale, considerando la lunga lontananza dalle proprie famiglie e dal loro paese e, voi che avete l’ onere e l’ onore di governare non potete ignorare questa situazione e avete l’ obbligo morale e materiale di agire immediatamente a difesa dei lavoratori del mare.

A questi marittimi è ovvio che si vanno a sommare tutti gli altri che, per gli stessi ed identici motivi sono costretti a casa senza la possibilità di poter lavorare, dimenticati da ogni qualsivoglia provvedimento a sostegno del redditto.

A tal proposito è doveroso che si includesse nel gestante decreto anche questa importante categoria di lavoratori da sempre esclusa da tutto con incentivi come ad esempio il classico sussidio di disoccupazione gia’ in vigore ovviamente al netto dei vari requisiti di accesso e termini temporali come ad oggi previsti dalle vigenti leggi in materia. Un contributo di 600/ 800 euro mensili per 12 mesi nulla più che, sicuramente non andrebbero a stravolgere le finanze dello Stato.

Un contributo che ovviamente non dovrà essere poi decurtato in termini temporali ed economici dal calcolo pensionistico come avviene ad oggi.”

1 COMMENT

  1. Sofferenze a bordo e sofferenze a terra,lo stato italiano (in corsivo minuscolo )se ne strafotte dei problemi di noi marittimi.Io,a 63 anni,che cosa devo fare morire?e assieme a me tantissimi colleghi.

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