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giovedì, Aprile 25, 2024

Soggiorni & Corruzione. Per le vacanze gratis del giudice Capuano, coinvolti anche Michele De Siano e Maurizio Orlacchio

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L’accusa è di corruzione in atti giudiziari per aver emesso una sentenza che secondo il sostituto romano Gennaro Varone è legata alla decisione di mandare assolti lo stesso Michele, il fratello Domenico De Siano e la madre di questi ultimi Lucia Castagna. In quella stessa sentenza, però, fu emessa una condanna alla pena dell’ammenda per 30.000 euro. A seguito di scarichi nella pubblica fognatura di acque reflue. Decisione poi annullata dalla Cassazione, che ritenne che la sanzione fosse troppo elevata

PAOLO MOSE’ | Un’altra tegola si abbatte sulla passata gestione della sezione distaccata di Ischia con l’avviso di chiusura delle indagini preliminari della procura della Repubblica di Roma. Per una sentenza penale in particolare che è stata passata al setaccio dal sostituto Gennaro Varone con l’imprimatur dell’aggiunto romano Paolo Ielo. Entrambi hanno firmato l’avviso con contestuale informazione di garanzia recapitato all’allora giudice penale Alberto Capuano e coinvolge uno dei massimi rappresentanti della imprenditoria isolana (nel gestire insieme ai suoi familiari diverse strutture alberghiere e soprattutto numerosi supermercati), Michele De Siano, e il direttore dell’Hotel San Montano, sempre della famiglia De Siano, Maurizio Orlacchio. Le ipotesi che sono contestate sono particolarmente rilevanti.

La vicenda si inquadra su alcuni pernottamenti del giudice con al seguito dei familiari in questo noto hotel di Lacco Ameno per periodi diversi e stando a quanto accertato dalla Squadra Mobile della Questura di Roma e dalla stessa magistratura sono avvenuti dopo che era stata emessa una sentenza penale dal Capuano, che vedeva sul banco degli imputati, oltre a Michele, anche il sen. Domenico De Siano e la madre dei due. A seguito di un’indagine del Nucleo operativo ecologico dell’Arma dei Carabinieri che ravvisò una serie di violazioni in ordine alla gestione degli scarichi delle acque reflue, termali e delle piscine. Con un danno ambientale. In questo processo si dimostrò particolarmente attenta la Procura, che assegnò per questo singolo procedimento un magistrato togato che seguì ogni fase del dibattimento e concluse con la condanna di tutti gli imputati, comprese le società che detenevano il controllo delle varie strutture alberghiere , per la maggior parte presenti sul territorio di Lacco Ameno. Il giudice Capuano nell’occasione assolse gli imputati, ma al tempo stesso condannò le società ad una pena pecuniaria elevata a fronte della quale i legali presentarono ricorso in Cassazione ottenendo un significativo risultato. I giudici di legittimità, infatti, dichiararono che la sentenza di condanna per complessivi 30.000 euro del giudice del tribunale fosse troppo “salata” e non conforme alle linee guida della legge in materia che disciplina le sanzioni inerenti alla salvaguardia dell’ambiente e del sottosuolo.

LE INTERCETTAZIONI
Come si vede, da un lato i magistrati inquirenti si soffermano principalmente sull’aspetto assolutorio per l’assoluzione delle persone fisiche, tralasciando l’altro aspetto, che è sanzionatorio per le società che fanno capo alla famiglia De Siano. E ritengono che l’assoluzione del duo De Siano e della madre sia stata “apprezzata” dalla parte che ne è uscita indenne dal processo, dimostrandosi disponibili ad accogliere il giudice Capuano in tre week-end senza che pagasse il dovuto per il soggiorno.
A scoprire questo particolare caso sono state le intercettazioni che vennero captate, tramite il trojan, dagli ufficiali di polizia giudiziaria che ascoltavano ininterrottamente il giudice. E questo particolare, anche legato ai tempi, si appalesava a posteriori alla richiesta e alla firma dell’ordinanza di custodia cautelare da parte del giudice per le indagini preliminari di Roma. A dimostrazione che gli inquirenti, dopo aver chiuso una fase delicata di indagini ed aver acquisito i necessari gravi indizi di colpevolezza, hanno continuato all’epoca a monitorare. Tant’è vero che tra la fine del giugno del 2019 e l’inizio di luglio dello stesso anno sono accaduti diversi episodi. Il primo è che tra il 25 e il 27 giugno il giudice, dopo aver firmato l’ordinanza, richiamò il suo provvedimento in quanto nel confezionarlo aveva commesso degli errori in ordine alla esatta identificazione del Capuano. Rendendo quindi necessaria un’ordinanza allegata per specificare in modo chiaro e certo il cognome, il nome, il luogo e la data di nascita, nonché il luogo di residenza. E come vedremo più avanti, nel contestare l’ipotesi di reato al giudicante si richiamano queste date che sono importanti, secondo l’accusa.

ACCUSATO ANCHE IL DIRETTORE
Entrando nel merito delle contestazioni, per il solo Capuano il sostituto procuratore Gennaro Varone ritiene che si sia consumato il reato di corruzione in atti giudiziari. Proprio prendendo spunto da questa sentenza di cui abbiamo fatto ampio cenno e dal quale dovrà difendersi all’atto in cui la stessa Procura formalizzerà la richiesta di rinvio a giudizio: «Perché, in qualità di giudice monocratico del tribunale di Napoli, sezione distaccata di Ischia, avendo esercitato le sue funzioni giurisdizionali nel procedimento penale a carico di De Siano Domenico, De Siano Michele e Castagna Lucia, avente ad oggetto lo smaltimento dei fanghi dell’Hotel San Montano Resort spa di Lacco Ameno in Ischia, conclusosi con sentenza di assoluzione il 1 dicembre 2017 per il primo e con la condanna alla sola pena dell’ammenda per gli altri due imputati (scarico in pubblica fognatura di acque reflue) riceveva: 1) l’utilità per sé, i propri familiari e i propri ospiti, dell’alloggio, ristorazione e servizi gratuiti presso il medesimo hotel (nelle date: 9-11 giugno 2018; 20-23 giugno 2019 e 28-30 giugno 2019), concessigli da De Siano Michele (amministratore unico della Dear srl – socio unico della San Montano srl, nonché gestore dell’hotel) e da Orlacchio Maurizio (direttore dell’hotel); tanto in corrispettivo della suddetta pronuncia in favore e, quanto all’Orlacchio, in corrispettivo della mancata trasmissione degli atti dell’ufficio del pubblico ministero, benché nel corso dell’udienza del 2 dicembre 2016 avesse il giudice Capuano ravvisato indizi di reità nella deposizione del teste Orlacchio; 2) promessa di assunzione (da esso Capuano sollecitata) del proprio cognato Salvati Raffaele nella predetta struttura alberghiera».

Esiste un secondo capo d’imputazione che questa volta non vede la presenza del magistrato. Ma dei soli Michele De Siano e Maurizio Orlacchio. Per una duplice ipotesi: corruzione in atti giudiziari e istigazione alla corruzione: «Perché, in concorso tra di loro e nelle loro su esposte qualità, rispettivamente di proprietario-gestore e di direttore dell’Hotel San Montano, offrivano gratuitamente le suddette utilità quale corrispettivo della favorevole sentenza ottenuta».

LE OBIEZIONI DELLA DIFESA
Su quest’ultimo punto non c’è affatto “accordo” su come è stato prospettato il mosaico accusatorio. La difesa ha già a suo tempo evidenziato che non vi è correlazione diretta e avente un nesso tra la sentenza e la successiva presenza gratuita in hotel. E sono le date che lo dimostrerebbero. Infatti la sentenza di assoluzione e in parte di condanna è stata emessa nel dicembre del 2017. Il primo periodo in qualità di ospite al San Montano del giudice avviene nella prima decade del giugno del 2018. Le successive fanno riferimento all’anno 2019. I difensori, che hanno cognizione complessiva delle attività di indagini e ciò che hanno “scoperto”, osservano che vi sono elementi di estraneità, in particolar modo per quanto inerente la posizione del giudice Capuano (il quale in questi ultimi tempi è un magistrato che molti avvocati rimpiangono per la sua capacità di gestire il dibattimento, di individuare i veri responsabili dei reati contestati e per le condanne emesse, che sono da sempre state ritenute eque e le sistematiche assoluzioni per chi non ha commesso alcunché) per un particolare non insignificativo. Come abbiamo riferito poc’anzi, tutto ciò che ha detto e ha fatto il Capuano in questo periodo è stato monitorato ed ascoltato tramite trojan.

Gli inquirenti ascoltano la conversazione avvenuta tra il magistrato e gli addetti alla gestione dell’hotel. Una discussione legata alla volontà e determinazione del giudice a voler pagare il conto dei suoi pernottamenti. E lo avrebbe fatto ogni qualvolta ha varcato la soglia della hall del San Montano. Trovandosi di fronte a un vero e proprio “sbarramento” del direttore dell’hotel e a questo punto anche del proprietario e amministratore della società Michele De Siano a non voler essere pagato per il servizio offerto. E il trojan avrebbe, quindi, registrato questi scambi di richieste e controrichieste a dimostrazione che non vi era affatto la volontà dell’indagato di ottenere o di strappare un vantaggio economico. Ed è quello che si consegue non versando alcuna banconota.
E’ tutto registrato, vedremo quali saranno gli sviluppi in futuro. Iniziando dall’udienza preliminare che prima o poi si svolgerà e dinanzi ad un’indagine del genere con il rito ordinario è assai difficile che un gup si accolli l’onere di emettere una sentenza di non luogo a procedere non ritenendo che vi sia connessione tra la sentenza del 2017 e i pernottamenti nell’hotel del mese di giugno del 2018 e 2019. Un compito che lo vedrebbe obbligato nel caso in cui vi fosse da parte di tutti e tre o uno di essi la scelta del rito abbreviato. In quel caso verrebbe emessa una sentenza di colpevolezza o innocenza sulla base della documentazione già depositata dalla pubblica accusa e da ciò che sosterranno i difensori. Ma questo è un discorso prematuro, che va al di là di questa fase di conclusione delle indagini preliminari.

LA PRIMA TRANCHE
Di questa ennesima indagine giudiziaria ne abbiamo parlato ampiamente proprio dal luglio del 2019, quando venne eseguita l’ordinanza di custodia cautelare e sulle varie contestazioni che vennero riportate nel provvedimento del gip. Quella tranche investigativa è già da tempo dinanzi al tribunale di Roma e le diverse ipotesi che vengono contestate al Capuano hanno avuto una dettagliata verifica con l’esame dei testimoni. Molte di quelle accuse, soprattutto di corruzione in atti giudiziari, sono traballate sotto i colpi del collegio difensivo che rappresenta il giudice, che si è affidato agli avvocati Alfonso Furgiuele e Alfredo Sorge. Un probabile ridimensionamento delle responsabilità, che dovrà essere sancito in sentenza dal collegio. Molto attento e che dovrà fare le sue valutazioni in camera di consiglio. Un episodio in particolare riguarda un presunto aggiustamento di una decisione della Corte di Appello, i cui componenti sono stati già escussi ed hanno dichiarato di non aver avuto mai contatti con il Capuano, di non aver mai ricevuto pressioni di alcun genere e di aver deciso collegialmente. Tant’è vero che dopo le deposizioni c’è stata una ulteriore verifica della Procura per scoprire se avessero avuto contatti, risultando che nulla è mai avvenuto. Un episodio, quest’ultimo, che è uno dei fondamenti del provvedimento cautelare che condusse in carcere tutti gli indagati ad eccezione di un avvocato che ottenne gli arresti domiciliari, la cui posizione è poi man mano scemata.

Il processo che si sta celebrando è tutto da scrivere e da giudicare. Il resto è demandato agli ulteriori accertamenti che dovranno essere espletati dinanzi ad un giudice ed in particolare per i soggiorni a Lacco Ameno che è l’ultimo in ordine di tempo sfornato dal pubblico ministero Gennaro Varone con l’avallo del procuratore aggiunto Paolo Ielo.

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