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giovedì, Aprile 18, 2024

“Signor Giudice”, Ilaria Chiocca è Magistrato!

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Solare e determinata, ma anche molto emozionata e felice per aver raggiunto quel traguardo che si era prefissata fin da giovanissima e che ha rincorso con tutte le sue forze, impegnandosi, programmando, compiendo sacrifici e dedicando tutta se stessa: superare il concorso in Magistratura.

Abbiamo raggiunto telefonicamente Ilaria Chiocca a pochissimi giorni dalla prova orale che ha sancito il suo ottimo successo e che le ha permesso di diventare, a soli 29 anni, un Magistrato. Esatto, avete letto bene. Con caparbietà e decisione, la nostra Ilaria ha portato a termine l’intero percorso di studi e di esami fino a giungere al traguardo che si era prefissata.

Una strada non facile, potremmo dire per lo più in salita e con tantissimi ostacoli da superare; una strada che Ilaria ha affrontato con la convinzione e la forza d’animo giusta, con concentrazione e dedizione. Tutte qualità che le hanno dato, davvero, quella spinta in più per superare ogni difficoltà, superare tutte le tappe, rialzarsi dopo eventuali cadute e vivere il suo sogno.

Con Ilaria abbiamo parlato di come è nata la sua passione per il Diritto e per il grande mondo della Giustizia, oltre che delle sue sensazioni ed emozioni a margine di questo suo personalissimo successo.

“L’obiettivo di diventare Magistrato è nato più o meno all’età di 10 e gli 11 anni – ci racconta – già quando avevo finito le scuole elementari, dicevo che avrei voluto frequentare la facoltà di Giurisprudenza, chiaramente all’epoca non avevo ancora la consapevolezza di tutte le difficoltà cui sarei andata incontro. L’idea era nata già a quell’età, anche perché la scuola mi è sempre piaciuta e nello studio andavo bene. Ero attratta dal mondo della Giustizia, ma a 10 anni non si ha ancora una consapevolezza piena.”

Poi?

“Ho frequentato le scuole medie e dopo ho scelto il Liceo Classico. Qui iniziavo a maturare sempre più la convinzione che mi piaceva la Giustizia. Ad esempio, a 15 o 16 anni se dovevo dare un parere, analizzavo obiettivamente la situazione, anche se magari quella persona non mi piaceva,e davo un giudizio quanto più obiettivo possibile. Ecco, direi quasi un senso della Giustizia innato che ho sempre cercato di applicare.”

Guardando indietro, ora che hai brillantemente superato l’esame di Stato e sei un Magistrato a tutti gli effetti, ti sei fatta una idea di cosa di abbia spinto a intraprendere questa strada? Quale sia stata la scintilla che ha fatto nascere in te questa determinazione e questa voglia di diventare Magistrato?

“Credo sia stata la mia inclinazione a voler difendere sempre i più deboli e coloro che non riescono a difendersi da soli e che magari ricevevano soprusi. Le ingiustizie non mi sono mai piaciute. Da lì ho maturato l’idea che, visto che le ingiustizie non mi piacciono, volevo fare qualcosa nel mio piccolo per applicare la Giustizia in modo equo. E un po’ mi deriva anche dallo sport, io all’età di 16 anni sono diventata cintura nera di arti marziali che ho sempre inteso come difesa personale o di individui in difficoltà e mai come offesa. Poi il Diritto, alla base, mi è sempre piaciuto.”

Terminato il Liceo Classico, quindi, intraprendere gli studi in Giurisprudenza è stato un passo quasi naturale da compiere…

“Esatto. Terminati gli studi classici, mi sono iscritta alla facoltà di Giurisprudenza consapevole dei tempi che questo tipo di studio ha, della lunghezza del percorso e della sua difficoltà. Ma ho affrontato tutto con forza e determinazione, decidendo di non perdere nemmeno un attimo di tempo, soprattutto per rispetto ai miei familiari che, con sacrificio, mi hanno permesso di poter intraprendere questo percorso di studi. Io penso che l’Università non sia un passaggio obbligatorio per tutti, non tutti la devono fare perché ci sono tante altre alternative, tante altre soddisfazioni. Non è che se una persona non si iscrive all’università, non è una persona in grado di fare qualcosa. Anzi. Ma il percorso di studi universitario è una alternativa valida a tanti altri progetti. Infatti, dico sempre che chi fa l’Università la deve fare bene, o è meglio non farla, soprattutto per un rispetto per i sacrifici dei genitori.

Io, quindi, già al momento dell’iscrizione decisi che il mio percorso doveva dirigersi verso la Magistratura. Ho terminato il mio percorso di studi in anticipo, proprio perché avevo fretta di finire. Mi sono laureata con il massimo dei voti, in quattro anni e una sessione, quasi un anno prima, e con una tesi in diritto amministrativo con risvolti nel civile, una tesi interdisciplinare. Dopodiché mi sono iscritta al corso di specializzazione nelle professioni legali che dura due anni. Quindi dopo una laurea di 5 anni, ho conseguito dopo ulteriori due anni il diploma di specializzazione in professioni legali. Dopo ho fatto la pratica forense e ho superato l’esame di abilitazione alla professione di avvocato, che non ho mai esercitato.”

Come mai?

“E’ stata una mia scelta personale. Diciamo che l’avvocato deve difendere tutti, giustamente, nel bene e nel male. E’un diritto costituzionale difendere tutti, chi ha torto o ragione. Ed è giusto così. Però io mi rendevo conto che non era il mio ruolo. Per me se uno sbaglia, va difeso ma nei limiti perché deve rispondere di quello che è stato un comportamento. Poi pensavo, poiché mi piace molto il settore penale, se dovessi svolgere la professione di avvocato, mi ritroverei a difendere anche un colpevole e ciò non era per me.”

Dopo l’abilitazione, quindi, quali sono stati i tuoi passi?

“Ho frequentato un corso di preparazione per l’esame di Magistratura, l’ho frequentato per tre anni e mi è servito molto. Diciamo che l’Università non ti da quella capacità di ragionamento giuridico che serve per poter poi affrontare un concorso del tenore di quello di Magistratura Ordinaria. Io mi ero resa conto che appena uscita dall’Università, trovandomi a scrivere temi giuridici non ero all’altezza della prova. Prendendo consapevolezza di questo, ho deciso di seguire il corso.”

Quando ti sei iscritta al concorso per Magistratura Ordinaria?

“Mi sono iscritta al concorso indetto nel 2018 e le prove sono iniziate nel giugno 2019. Ed è stata la mia prima consegna (in questa tipologia di concorso sono concesse tre consegne, quindi in caso di esito negativo si può ritentare per tre volte, ndr) e le tracce erano molto complesse. Soprattutto quella di Diritto Civile riguardava un argomento che non era stato trattato dal Giudice durante il corso. Là, mi sono resa conto della validità del corso e degli strumenti che erano stati dati, anche perché il corso non serve per indovinare al traccia che esce, ma per interpretare tutte le tracce. Ho ragionato con il supporto del Codice e ho consegnato le tre prove a inizio giugno del 2019. Ero contenta, ma comunque il numero di candidati che avevano partecipato era alto, circa 7000. Alla fine circa 4500 avevano consegnato le prove e i posti liberi erano 330. Una percentuale molto bassa di riuscita, ma ero consapevole di aver fatto dei temi non particolarmente complessi ma ragionati. Quindi io esco dalla FieraRoma, dalla tre giorni di concorso molto soddisfatta perché sapevo che erano compiti ragionati e scritti bene. Consapevole che i risultati, poi, si hanno dopo quasi un anno ho deciso di continuare a studiare. Perché nell’incertezza di aver passato o meno, ho studiato ancora per essere preparata aduna eventuale nuova sessione di esami perché il mio obiettivo era quello di diventare Magistrato. Questa volta però senza frequentare il corso, a casa in autonomia.”

Quando hai avuto il risultato dell’idoneità allo scritto?

“Lo scorso 25 giugno ho avuto la notizia del superamento delle prove scritte e che dopo tre mesi avrei dovuto sostenere l’orale. Questo è stato ancora più difficile perché ho dovuto preparare 17 materie per la prova orale, in poco tempo.”

Quando studiavi?

“Notte e giorno, salvo 6 ore per dormire e la mezz’ora del pranzo e della cena. L’estate giocata, ma ero contentissima del risultato, anzi, io speravo in una sorta di lockdown per chiudermi in casa e studiare senza distrazioni. Quindi tre mesi di studio pazzo e disperato in cui non sono mancati i momenti di conforto. Soprattutto perché l’orale in questo concorso non è un automatismo, non è come per l’abilitazione per Avvocato in cui spesso superati gli scritti, poi l’orale va anch’esso bene. Anzi, proprio poco fa ho avuto la notizia che due miei amici non hanno superato la prova orale. Quindi anche l’ansia c’era, vi era la paura e la tensione di vedere il traguardo e poterlo perdere a un passo dalla fine. Entrano in gioco tante sensazioni, tantissime emozioni anche riguardo alla famiglia che mi ha supportato e che non volevo deludere ad un metro dalla fine.”

Quando hai sostenuto la prova orale?

“Lo scorso 14 ottobre a Roma, al Ministero della Giustizia. Ero la terza candidata e il mio orale è iniziato alle ore 14.30 ed è durato circa 2 ore. Sono stata interrogata da 15 giudici su 17 materie, l’emozione era tantissima. Partendo da domande di carattere generale, sono arrivati a fare domande anche nei dettagli e su vari argomenti.”

Dopo quanto tempo hai avuto l’esito finale?

“Dopo che ho terminato l’orale sono stata invitata ad uscire dalla stanza e i giudici si sono confrontati per le decisioni finali della commissione esaminatrice. Io avevo la sensazione di essere andata bene, avevo risposto a tutte le domande e avevo questa serenità limitata perché alla fine non si sa mai. Poi dopo 15 minuti mi hanno richiamata e mi hanno comunicato di aver superato l’esame.”

Cosa hai provato?

“Gioia infinita, un senso di libertà per essermi tolta un macigno che mi portavo da anni dietro. Io dopo la carriera universitaria ho intrapreso subito la strada che mi avrebbe portata al concorso in Magistratura, ho studiato sempre e mi sono dedicata completamente, ma vi è sempre una parte di sé che pensa “se non ce la faccio?” nel frattempo l’età passava e io, facendo una scelta di precludermi altri percorsi, subentra uno stato di paura per l’incertezza del futuro. Ma io ero decisa a voler fare quello, altre strade non mi avrebbero soddisfatta. Ho puntato tutto su me stessa e su questo obiettivo. Mi sono detta che avevo tre tentativi e li volevo utilizzare tutti se è il caso. Fortunatamente è andata bene alla prima e ciò mi rende orgogliosa perché ciò non è semplice. Ad esempio, all’Università io sono stata esaminata da assistenti che ancora non erano riusciti a superare l’esame in Magistratura.”

Ilaria, molto determinata e “testarda” ha coronato il suo grande sogno in tempi record, con non pochi sacrifici…

“Io penso che la determinazione sia stata quell’elemento in più che mi ha permesso di andare avanti in questo percorso che è lungo e pieno di difficoltà, in cui è possibile cadere ma bisogna sempre rialzarsi. Io ogni giorno mi dicevo “devo migliorare”, e non mi sono mai sentita arrivata o soddisfatta, pur raccogliendo successi e consensi. Anche mia mamma notò che io non ero mai contenta del risultato che avevo raggiunto, ma mi impegnavo per migliorarmi sempre. Forse è stato anche questo quello che mi ha aiutato, ho sempre cercato di migliorarmi. Ad esempio per l’esame ho lavorato molto anche sulla grafia dato che volevo che il mio compito fosse il più leggibile possibile da parte di una così grande commissione, ma anche sulla terminologia in quanto nell’ambito giuridico vi è un linguaggio tecnico particolare. Vi è stata, da parte mia, una grande cura dei dettagli per un esame che è di per sé difficile anche per come è strutturato: scrivere tre temi di dieci pagine su argomenti non conosciuti, in circa 8 ore (da dividere tra bella e brutta) e in modo che possa essere attendibile e approvato dai giudici che compongono la commissione, non è semplice. Io ogni giorno ho sempre cercato di migliorare e secondo me la mia arma vincente è stata proprio la determinazione e la consapevolezza di dover migliorare giorno dopo giorno. Questo mi ha portato ad oggi e a farmi dire di aver raggiunto il mio traguardo.”

Riposerai un po’ dopo questo tour de force?

“Mia madre, che mi ha supportato sempre come tutta la mia famiglia e le persone a me care, mi ha posto la stessa domanda (ride, ndr). C’è da dire che io, non solo durante i tre mesi che mi separavano dall’orale, ma anche prima ho sempre studiato molto, intrecciando gli impegni con lo studio. Ad esempio ad inizio anno per un periodo mio nonno non è stato bene, e io studiavo di notte in vista non degli orali, ma dell’eventualità di dover rifare l’esame scritto. La prima cosa che mia madre mi ha detto, infatti, è stata di prendermi questi mesi di pausa e di riposo. Anche perché la sessione di esami non è terminata e sono ancora in corso. Napoli è stata la prima ad essere sorteggiata e questo è stato, se vogliamo, un bene perché ho subito concluso il mio percorso.”

Vuoi lanciare un messaggio ai tanti giovani si ritrovano a dover compiere, oggi, varie scelte riguardo gli studi e il proprio futuro?

“Credo che queste pianificazioni devono concretizzarsi entro una data età perché dopo diventa difficile affrontare un piano di studi così intenso e concentrato. Io, infatti, mi ero data un limite. Anche perché se si studia come ho studiato io, è difficile. Per me non esistevano né sabato e né domenica. Questo, magari, vuole essere il mio messaggio.

Spesso sento dire da ragazzi di circa 20 o 21 anni frasi tipo “il concorso per Magistrato o Notarile è per raccomandati”, ma forse ci saranno pure, però io sono la testimonianza che se si vuole e si studia, l’obiettivo si raggiunge. Pensare che vi siano raccomandati, non deve essere un alibi. Purtroppo la vita è anche questo, vi sono persone più fortunate o meno fortunate, ma questo non deve diventare un alibi che porta a non fare. Questo non va bene.

Bisogna studiare e fare sacrifici. Ma non soltanto per diventare Magistrato, ma per tutti gli obiettivi della vita. Ad esempio anche nello sport, è così. Io sono diventata cintura nera a 16 anni, ma io mi privavo di tutto. Tutt’ora non bevo e non fumo, ma anche all’ora io sapevo che per essere una sportiva a livello agonistico, bisognava fare dei sacrifici. Altrimenti non si fa quella determinata attività. Non è un obbligo praticare sport o laurearsi, ma se si compie una scelta bisogna farlo con cognizione di causa per se stessi e per le persone che ti supportano. Io credo che sia una forma massima di rispetto assumere dei comportamenti che possano essere compatibili con il percorso che uno ha di mira.

Ecco, voglio dire questo ai giovani: non vi create alibi perché poi fate del male soltanto a voi stessi. Ponetevi un obiettivo e raggiungetelo, o almeno provateci. Date tutto voi stessi per poter raggiungere questo obiettivo e non avere rimpianti. Io mi dicevo “può darsi che non ci riuscirò, ma sono sicura di non avere rimpianti perché ho fatto tutto ciò che potevo”. Anzi, vi è un modo di dire: fa ciò che devi, succeda ciò che può. L’importante è non avere rimpianti. Io la sera andavo a dormire consapevole di aver fatto tutto ciò che potevo fare per raggiungere il mio obiettivo.

Questo è un ragionamento applicabile a tutti i percorsi. La vita è una e non deve essere sciupata, si deve coltivare ora, nell’età giovanile, per raccogliere dopo. Se non si semina ora, dopo sarà quasi impossibile raccogliere qualcosa.

Ogni fascia di età, per me, ha una sua funzione. Ogni periodo ha una sua strumentalizzazione per la vita. Io dico che dai 16 anni, quando i ragazzi iniziano il Liceo, bisogna scegliere il percorso da compiere. E’ quella l’età giusta,invece spesso sento ragazzi che ancora non hanno le idee chiare sul proprio futuro. Faccio un esempio, se io a 28 anni, lo scorso anno, ho consegnato, non è perché all’improvviso mi è venuta l’ispirazione, ma è perché vi è un grande lavoro alle spalle. La fase del costruire è l’età giovanile, soprattutto dai 20 anni, quando si inizia lo studio universitario. Dopo i 30 anni se si riesce è “gloria”, altrimenti si deve essere consapevoli di essersi impegnati e aver fatto tutto quanto si poteva.

Gli ingredienti devono essere, quindi, porsi un obiettivo, avere determinazione ed essere costanti, senza farsi distrarre da tante altre cose, soprattutto in questa società ipertecnologica. Evitate di trascorrere troppo tempo sui sociale se non è necessario per lavoro, non perdete tempo perché il tempo non torna indietro. Più avanti si va e più è difficile perché le energie le abbiamo ora. Non perdete tempo, il tempo è denaro. Lo studio è sempre un investimento, siate rapidi, anche senza soffermarsi sul voto di ogni esame. Prendete gli esami in modo veloce e poi proseguite sul vostro percorso.”

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