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venerdì, Marzo 29, 2024

Sicurezza sul lavoro: quando ricorrere ai dispositivi di protezione per il rumore 

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Negli ultimi anni sono diminuite le ipoacusie da rumore, una tipologia di sordità, parziale o totale, che può colpire i lavoratori esposti al rumore senza delle protezioni adeguate.  

Secondo uno studio dell’INAIL del 2022, questa malattia professionale è passata da 5.371 nel 2011 a 2.918 denunce nel 2020, tuttavia i circa 3 mila casi l’anno costituiscono ancora numeri abbastanza elevati. 

Un intervento aziendale limitato all’utilizzo di DPI uditivi (otoprotettori), ossia dispositivi di protezione individuale volti a proteggere i lavoratori dal rischio rumore, è sicuramente importante come passo iniziale ma va diffuso un approccio più efficace orientato alla prevenzione, che oltre all’impiego dei DPI preveda anche un’attenta valutazione dei rischi extra uditivi e, ove necessario, delle bonifiche acustiche. 

 

Il ruolo dei dispositivi nella protezione dell’udito 

In base all’articolo 193 del Testo Unico sulla sicurezza e la salute nei luoghi di lavoro (D.Lgs. 81/2008), i dpi di protezione al rumore devono essere utilizzati quando non è possibile evitare i rischi attraverso delle misure di prevenzione e protezione.  
L’impiego dei DPI uditivi, come per tutti i DPI, è da prevedersi dopo aver attuato tutti i possibili interventi strutturali e ambientali per la riduzione del rischio associato al rumore.

Nel primo caso, ovvero quando l’esposizione al rumore da parte dei lavoratori supera i valori inferiori di azione e non possa essere ridotta con altre misure, il datore di lavoro deve mettere a disposizione dei dipendenti i dispositivi di protezione individuale dell’udito.  

Nel secondo caso, con l’esposizione al rumore che raggiunge o supera i valori superiori di azione, l’uso di tali dispositivi diventa invece obbligatorio, dunque il datore di lavoro deve assicurarsi che i DPI uditivi vengano utilizzati correttamente da parte dei lavoratori, dopo averli messi a disposizione e aver formato le persone su come devono essere usati. 

Inoltre, il datore di lavoro deve controllare l’efficacia dei dispositivi di protezione individuale dell’udito, poiché ha l’onere di verificare l’idoneità e l’adeguatezza del dispositivo. L’azienda deve anche scegliere i DPI uditivi giusti in base al rischio rumore rilevato nell’ambiente di lavoro, affinché questi dispositivi siano capaci di eliminare del tutto o ridurre al minimo i rischi per l’udito: una decisione che richiede il coinvolgimento diretto dei lavoratori o delle loro rappresentanze. 

 

Come si scelgono i DPI uditivi  

La scelta degli otoprotettori idonei non è semplice, ma richiede un’accurata valutazione di una serie di aspetti tecnici. Un DPI è infatti considerato tale solo se è conforme alle norme e ai regolamenti a cui fa riferimento, proprio per questa ragione è fondamentale assicurarsi che il dispositivo selezionato sia corredato da tutta la documentazione attestante la conformità dello stesso che quindi la relativa marcatura CE.

È necessario verificare anche i dati di attenuazione sonora riportati dal fabbricante. Si tratta di parametri tecnici come APVf, HML e SNR che esprimono con valori in dB l’attenuazione sonora del DPI uditivo rispettivamente per lo spettro delle frequenze che possono essere alte, medie e basse, oppure l’attenuazione sonora semplificata (i valori sono ricavati in banda d’ottava).  

La protezione deve essere conforme al rischio rumore, quindi non deve risultare né insufficiente né superiore, generando un’iper-protezione potenzialmente pericolosa per la sicurezza. 

Un altro aspetto da considerare è il comfort dell’otoprotettore, analizzando con attenzione caratteristiche come i materiali costruttivi, la presenza della regolazione delle cuffie, la comodità degli inserti e la pressione esercitata dall’archetto sulla testa.  

Alcuni DPI uditivi sono in grado di attenuare il rumore esterno in modo controllato, ossia proteggendo l’udito da alcuni spettri di frequenze e potenziando invece quelle del parlato per garantire una corretta comunicazione negli ambienti di lavoro

In generale, quando i lavoratori sono esposti a rumori permanenti con un livello di rumorosità basso è possibile ricorrere a tappi o inserti auricolari, modelli più confortevoli e tollerati dagli utilizzatori, purché rispettino i requisiti di protezione richiesti dalle condizioni di lavoro.  

In altre circostanze, invece, in caso di esposizione continuativa ad ambienti sonori severi, le cuffie antirumore possono rappresentare un’opzione più adeguata in quanto avvolgono completamente l’orecchio. 

 

L’importanza della prevenzione contro il rischio rumore 

La legge prevede l’utilizzo degli otoprotettori soltanto quando i rischi derivanti dal rumore non possono essere evitati.  

Come stabilito dall’articolo 192 del D.Lgs. 81/2008, tra le misure di prevenzione e protezione c’è l’adozione di metodi di lavoro che comportano minore esposizione al rumore, la scelta di attrezzature più silenziose, il ricorso a programmi di manutenzione opportuni per gli strumenti di lavoro, un’adeguata formazione e informazione dei lavoratori sull’impiego delle attrezzature, una migliore progettazione dei luoghi di lavoro e organizzazione dell’attività lavorativa. 

Questi interventi sono fondamentali per ridurre il rischio rumore negli ambienti di lavoro, tuttavia quando il livello di rumorosità supera comunque i valori inferiori di azione deve essere misurato attraverso metodi e strumentazioni idonee.  

Nonostante i progressi registrati dall’INAIL negli ultimi anni, il numero di malattie professionali legate al rischio rumore è ancora elevato, per questo è indispensabile adottare tutte le misure adeguate per prevenire e proteggere la capacità uditiva dei lavoratori. 

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