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Se è la stessa Zingara, allora… |#4WD

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Daily 4ward di Davide Conte del 14 gennaio 2022

Dopo la segnalazione di un mio collaboratore, scandalizzato da una sorta di “appropriazione indebita” dei natali della “Zingara” (il nostro famosissimo panino ischitano) da parte di pubblici esercenti procidani, ho voluto approfondire la questione per commentarla a ragion veduta.
Il marchio “La Zingara” risulta depositato il 5 gennaio scorso. Tuttavia, anche per i più scettici e disinformati, è facilissimo trovare questo gustoso panino farcito nei menu del fast food di casa nostra (sono decine i locali ad Ischia che lo propongono) ed eseguendo una semplice ricerca su internet emergono molte pagine su “la zingara ischitana” e la sua storia risalente al 1977 in quel de “La Virgola” ad Ischia Ponte, quindi ben quindici anni prima della genesi rivendicata dai registranti nell’isola nostra dirimpettaia. Sono, pertanto, più di quarant’anni che esiste questo panino e la sua denominazione assume, nel caso specifico, quella che tecnicamente viene definita una mera “valenza descrittiva”. Anche per questo motivo, credo non vi siano le condizioni per rivendicare un “preuso”, trattandosi nei fatti di un marchio cosiddetto “debole” che assume nella fattispecie una connotazione precisa in virtù della grafica utilizzata, ma che neppure nell’istanza di registrazione (perché parliamo di un’istanza, non di una registrazione già approvata) ne definisce la composizione, limitandosi a parlare di “panini” con espresso riferimento alla classe merceologica 30 (caffè, tè, cacao e succedanei del caffè; riso; tapioca e sago; farine e preparati fatti di cereali, pane, pasticceria e confetteria; gelati; zucchero, miele, sciroppo di melassa; lievito, polvere per fare lievitare; sale; senape; aceto, salse -condimenti-; spezie; ghiaccio) e senza far menzione se si tratti di un semplice prodotto da forno o di un panino farcito con…

Ora, tenuto anche conto che la “zingara” non rientra al momento nell’elenco dei prodotti agroalimentari tradizionali tenuto dal MIPAAF, sussistono esclusivamente due possibilità: quella ufficiale, cioè un doveroso risveglio dei veri autori di questa ricetta (e perché no, di tutti i pubblici esercizi che da sempre la propongono ai propri clienti) con un’azione volta a contrastare la registrazione di tale marchio, risultante pregiudizievole o ingannevole per la volontà del consumatore; questo, non con un’opposizione (che può essere promossa solo dal proprietario o soggetto legittimato di un diritto anteriore), bensì attraverso la tempestiva presentazione all’UIBM di osservazioni scritte (art. 175 c.p.i.), specificando i motivi per i quali un marchio deve essere escluso dalla registrazione o in essa ridimensionato. Qualora l’UIBM ritenga le osservazioni pertinenti e rilevanti, dà comunicazione delle stesse al richiedente che può presentare le proprie deduzioni entro trenta giorni dalla data di comunicazione, scaturendo -ad esempio- una limitazione alla registrazione costringendolo ad escluderne alcune caratteristiche, in quanto nell’immaginario collettivo tale marchio richiama un prodotto diffuso ininterrottamente da decenni e quindi non “monopolizzabile”. Non raggiungendo lo scopo, non resta che l’azione giudiziale. Ma in entrambi i casi, i risultati sono tutt’altro che garantiti.

L’altra possibilità è, invece, squisitamente stilistica: i signori Lauro ed Esposito de “Il Gazebo” di Procida, visto il polverone e la gaffe mediatica in cui sono incorsi una volta constatato che la composizione della loro “zingara” è effettivamente la stessa di quella indiscutibilmente inventata qui ad Ischia negli anni ’70 (cosa di cui io non sono al corrente e che non emerge affatto dagli atti), preso atto che tantissime testate di settore e non stanno narrando in modo anche piuttosto critico la loro posizione, ammettessero l’errore con lo stesso candore con cui lo hanno sbandierato “ai quattro social”, convenendo un onorevole compromesso e, magari, invitando ad assaggiarla l’amico Ivan Di Talia, autore di un post di geniale, sottilissima ed efficace ironia e creatività per sdrammatizzare la polemica: “Il Postino l’hanno girato abbasce ‘a Mandra. Ssshhh!”.

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