domenica, Aprile 20, 2025

Rosa Iacono: “Il Tribunale non si tocca. Chiuderlo vuol dire colpire i più fragili”

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Rosa Iacono ricorda le battaglie del passato e rilancia per il presente. Dall’incontro con il Ministero della Giustizia alle manifestazioni di piazza, Rosa Iacono ripercorre anni di lotta per salvare il Tribunale di Ischia, fondamentale per l’accesso alla giustizia delle fasce più deboli. La sua voce, ferma e appassionata, denuncia l’isolamento dell’isola e le gravi difficoltà di chi è costretto a raggiungere Napoli per i propri diritti. “Servono fatti, non passerelle”

Alessandra Mosè | In un momento in cui l’isola d’Ischia rischia di perdere uno dei suoi presidi più importanti in attesa della stabilizzazione della Sezione Distaccata del Tribunale di Ischia, la voce di Rosa Iacono torna a farsi sentire forte e chiara.

Presidente dell’Associazione Disabili Ischia e della Croce Rosa, storica attivista, Rosa ha dedicato gran parte della sua vita alla difesa dei diritti delle persone fragili. In questa intervista, racconta con passione il lungo percorso di battaglie civili per impedire la chiusura del Tribunale isolano: tra viaggi a Roma, proteste in piazza, e denunce dirette a chi – secondo lei – ha dimenticato cosa significa vivere su un’isola. Ma non c’è solo giustizia: Rosa parla anche di sanità, inclusione e del bisogno urgente di unire le forze per non lasciare indietro nessuno.

Partiamo subito, ha dimostrato negli anni una grande forza e determinazione, soprattutto nelle battaglie a difesa dei più deboli. Una di queste battaglie è proprio quella per il Tribunale di Ischia. Ci racconta perché ha deciso di impegnarsi così tanto in questa causa?
“Io mi sento viva solo quando mi impegno per gli altri. Se non faccio niente, mi sento inutile, mi annoio. Ho sempre qualcosa da fare, anche adesso che mia figlia sta preparando la Prima Comunione dei miei nipotini. La questione del Tribunale mi ha sempre toccata profondamente. Non ho mai ritenuto giusto che una struttura realizzata tanti anni fa dai nostri antenati, con grandi sacrifici, venisse chiusa. È stato questo a spingermi ad agire. Ho fatto varie richieste al Ministero della Giustizia per parlare di questa situazione. Alla fine, mi diedero un appuntamento il 7 novembre 2013 alle 15:00. Non ci pensai due volte, mi organizzai e andai a Roma”.

Ha fatto questo viaggio con una persona molto speciale, vero?
“Sì, con Luigi Di Meglio, un amico paraplegico. Aveva la sacca dell’urina attaccata alla gamba. Nessuno gli aveva detto chiaramente che sarebbe dovuto venire con me, ma io ci tenevo a portarlo, anche per mostrare dal vivo le difficoltà reali che vivono le persone con disabilità. Partimmo con un’ambulanza e ci fermammo in autogrill. Era tutto molto semplice, sembrava quasi una gita… Luigi era felice, scherzava: “Ma dove ci sta portando Rosa?” Arrivati al Ministero, ci fecero entrare direttamente col mezzo. Mentre ero in portineria, ricevetti una chiamata dal sindaco di Lacco Ameno. Mi disse: “Fai presto, ti stiamo aspettando”. Così capii che altri rappresentanti dell’isola erano già lì. Entrai nella stanza e dietro la porta c’erano tutti: Gianpaolo Buono, altri funzionari e due rappresentanti del Ministero. Appena mi videro, uno dei funzionari mi disse: “Signora, stavamo aspettando lei. Degli altri non voglio sentire nulla. Voglio ascoltare lei.” E io parlai, a lungo. Dissi che togliere il Tribunale da Ischia era un’ingiustizia, soprattutto per le fasce più deboli”.

Cosa intendeva dire esattamente?
“Volevano chiudere il Tribunale per risparmiare, ma in realtà spostarlo a Napoli aumentava le spese: sei comuni, sei comandi di vigili urbani, la Guardia di Finanza, due Capitanerie, la Polizia, diverse caserme dei Carabinieri… tutte queste forze dovevano spostarsi fino a Napoli per testimoniare. E poi c’è la questione delle persone con disabilità: come si fa a mandare un disabile a Napoli? Il funzionario mi chiese se avevo messo tutto per scritto. Per fortuna sì. Gli consegnai il documento con tutte le osservazioni. Poi tornai a Ischia con l’ambulanza, mentre gli altri presero il treno”.

Come andò a finire quella giornata?
“La funzionaria del Ministero mi disse che era rimasta molto colpita. Anche turbata, a dire il vero, perché le avevo portato Luigi in sedia a rotelle e le avevo mostrato quanto fosse difficile, persino sulle navi, per chi ha disabilità. Gli dissi: “Vede quella signora? È la moglie di Luigi. Anche lei è malata, ha un tumore. Ma volevamo che vedeste tutto con i vostri occhi.” Qualche giorno dopo, Gianpaolo Buono mi chiamò e mi disse: “Rosa, sono contento dell’intervento che hai fatto. Spero che grazie a te non ci tolgano il Tribunale.” Da allora, però, si è continuato a prorogare, rinviare… non se n’è parlato più per un po’”.

Ha seguito ancora la questione?
“Sì, sempre. Ultimamente ho visto in TV un ministro che diceva che il Tribunale non sarebbe stato chiuso. Ma poi ho saputo che era solo una passerella politica, come tante altre fatte dopo il terremoto o la frana. Vengono, si fanno vedere, mangiano bene… e poi nulla cambia. Nel frattempo mi stavo occupando anche degli abbattimenti delle case di necessità. Ma appena possibile voglio tornare a insistere sulla questione del Tribunale.

Il problema vero è che non vogliono più venire a lavorare a Ischia. Non è più una questione di spese. Allora devono prendere dei provvedimenti. Io ho sempre detto che Ischia dovrebbe essere riconosciuta come isola disagiata, e chi viene da Napoli a lavorare qui dovrebbe ricevere un incentivo. Questa cosa è stata fatta, ma non funziona come dovrebbe. Se i soldi sono pochi, che lo dicano chiaramente. Ma non possono rifiutarsi di venire. Altrimenti bisogna fare una nuova legge: una legge che obblighi chi partecipa a un concorso per Ischia a venire davvero, con penalità per chi si rifiuta”.

La battaglia per il Tribunale e i diritti delle persone fragili sull’isola

Rosa, ha sempre espresso una posizione molto netta sulla questione del Tribunale di Ischia. Cosa pensa della situazione attuale?
“Penso che sia inaccettabile quello che stanno facendo. Un giorno sopprimono il penale, un altro giorno bloccano un altro settore… manca questo, manca quell’altro. Così non va bene. Lo dico e lo ripeto sempre: non possiamo permetterci di restare in silenzio. Noi non siamo un paesino con 50 o 100 abitanti… qui si arriva a 70, anche 80.000 persone, specialmente nei periodi di punta. Non è uno scherzo. Per questo dico che dobbiamo organizzarci e fare qualcosa di serio, forte, unito. Non solo per il Tribunale, ma anche per altri problemi gravi che viviamo: l’ospedale, la carenza di medici, soprattutto quelli di base. Non bastano per coprire tutto il territorio”.

Quindi pensa a una nuova manifestazione?
“Sì, come quelle che abbiamo già fatto in passato, ma ancora più concreta. Niente chiacchiere, servono i fatti. Serve un’azione forte, decisa. Bloccare il porto, parlare con chi conta, far sentire la nostra voce. Io sono pronta, completamente a disposizione. Non voglio che il Tribunale venga chiuso per una scusa qualsiasi. È una struttura costruita con sacrifici, deve rimanere sull’isola e garantire tutti i servizi previsti”.

Un altro aspetto molto delicato è quello della volontaria giurisdizione, che riguarda proprio le fasce più fragili della popolazione. Lei ha sempre difeso i diritti dei disabili: cosa comporterebbe, per loro, la soppressione del Tribunale?
“Un danno enorme. Chi ha un problema e deve andare in pretura, oggi lo fa qui. Se domani deve andare a Napoli, è un altro discorso. Non siamo più nei tempi migliori: tra aliscafo, nave, spese varie… andare a Napoli è un lusso per molti. Non possiamo permettercelo. Bisogna insistere affinché il Tribunale resti operativo”.

Il Governo da una parte dice che vuole stabilizzare il Tribunale, ma il Presidente della sezione di Napoli, che è anche responsabile di quella di Ischia, pare pensarla diversamente. Che ne pensa?
“Credo che questo giudice, che pure è presidente della sezione distaccata di Ischia, non abbia la minima idea di cosa significhi dover andare a Napoli. Col cattivo tempo, con i problemi di salute, con la fatica di spostarsi… Non fanno questi conti. Pensano solo che si debba andare e basta. Ma non è così che funziona. Il Tribunale deve restare, punto”.

Ha parlato di una nuova manifestazione, anche per dare visibilità fuori dall’isola. Come immagina dovrebbe essere organizzata?
“L’ultima volta che l’abbiamo fatta c’è stata una partecipazione enorme. Le forze dell’ordine ci hanno dato le autorizzazioni, tutto si è svolto nel rispetto delle regole: nessuna violenza, solo determinazione. L’unica cosa è che si bloccò il porto, e qualcuno si lamentò. Ma chi ha criticato non ha capito l’importanza di quello che stavamo facendo. Se l’avesse capita, sarebbe rimasto in silenzio. Invece si è lamentato. Io mi ricordo bene, ero lì sul porto di Casamicciola. Siamo stati anche minacciati, ci dissero che la nave doveva attraccare a tutti i costi… Ma non ci fermammo. La prossima volta dobbiamo avere ancora più autorizzazioni e farla meglio. Ma farla”.

Allora, Rosa, come hai già detto, continuerai a impegnarti in prima persona per la difesa del Tribunale di Ischia. Il tuo coinvolgimento resta totale, anche per tutelare le fasce più deboli. E voglio aggiungere una cosa: da quello che ricordo, tu hai aiutato tantissime persone anche nei percorsi di riabilitazione, grazie al servizio che avevi creato, la tua sala prova.
“Sì, la sala prova ormai non c’è più, ma io continuo. Abbiamo fatto fascicoli dalla A alla Z… ne abbiamo riempiti sei o sette. Uno di questi, per esempio, riguarda una persona in particolare, una persona davvero brava, che però ha vissuto dei grandi dispiaceri. E purtroppo oggi è in grande difficoltà”.
Quindi possiamo dire che l’avvocatura isolana può contare sul tuo sostegno?
“Sì, sì, assolutamente sì. Ma ci tengo a dire anche un’altra cosa. Serve anche un controllo interno. In tutte le cose ci deve essere qualcuno che supervisiona, che vigila. Anche nei servizi offerti in pretura, ci deve essere una figura che controlla che tutto venga fatto come si deve”.

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  • Articolo realizzato dalla Redazione Web de Il Dispari Quotidiano. La redazione si occupa dell'analisi e della pubblicazione fedele degli atti e dei documenti ufficiali, garantendo un'informazione precisa, imparziale e trasparente. Ogni contenuto viene riportato senza interpretazioni o valutazioni personali, nel rispetto dell’integrità delle fonti e della veridicità dei fatti.

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