fbpx
giovedì, Aprile 18, 2024

Revenge porn all’ischitana. Il professionista attacca la minorenne. Due indagati

Gli ultimi articoli

Invaghito e geloso, reagisce dopo che il rapporto si è interrotto per volere della ragazza. Indagato un professionista ischitano che era riuscito a circuire la giovane, con la quale ha avuto rapporti sessuali. Per poi costringerla a non uscire di casa, a troncare il fidanzamento, a non incontrare gli amici. Le era possibile solo recarsi a scuola. Impedendole di potersi trasferire in un’altra città per proseguire gli studi. Con il professionista, per favoreggiamento, è stato indagato anche il gestore di non negozio TIM di Barano

Paolo Mosè | Possessivo, geloso, mettendo in atto una serie di persecuzioni e a volte ricattatore. E’ ciò che emerge nel racconto della sua giovane compagna minorenne, con la quale aveva allacciato un rapporto sentimentale. E questo aveva creato un cambio totale di vita della ragazza, che ad un certo punto si era ribellata tentando di troncare ogni rapporto. Ottenendo la reazione dura. Fino a che alcune foto che la ritraevano nuda o in intimità con l’indagato (il quale ovviamente si era ben guardato dallo scoprire il proprio viso), che l’indagato aveva poi fatto girare in rete, mandandole ad alcuni amici. Un rapporto troncato dopo che si erano già consumati degli incontri ravvicinati completi. Sempre più in un certo modo spinto, come lei stessa racconta. Dandosi appuntamento in alcune abitazioni a Forio e in altri comuni dell’isola, che man mano gli amici dell’indagato mettevano a disposizione. La ragazza, in sostanza, non riuscendo più a respingerlo definitivamente per continuare la sua vita anche con il fidanzato, aveva deciso di contattare la moglie in un colloquio nel quale non esplicitamente raccontava i particolari più scabrosi. Ma solo delle mezze verità che potessero innescare nella consorte dell’indagato una reazione che potesse quantomeno essere utile a concludere questa storia che era diventata insostenibile. Proprio per il comportamento dell’uomo.

La sua denuncia sottoscritta alla Polizia di Stato ha ovviamente innescato un procedimento penale che si è concluso con l’avviso di chiusura delle indagini preliminari, che sono state coordinate dal sostituto procuratore Luigi Santulli. Sono due gli indagati che rispondono di contestazioni diverse e che spiegheremo nel dettaglio nell’elencare le contestazioni.

GRAVI ACCUSE

L’amante “focoso” è quello maggiormente gravato, iniziando dalla ipotesi di divulgazione di immagini pedopornografiche. Il reato più grave che viene contestato al professionista: «Perché, con più azioni esecutive del medesimo disegno criminoso e in tempi diversi, utilizzando (omissis), all’epoca dei fatti minore di anni 18, produceva materiale fotografico che poi inviava, a scopo intimidatorio al fine di commettere il delitto di cui alla violenza privata alla stessa (omissis) e al fidanzato all’epoca della predetta minore».

Lo stesso indagato risponde di violenza privata e tentata violenza privata, così come descritta nella seconda contestazione: «Perché, mediante minaccia di male ingiusto o di morte, nonché di diffondere le immagini di (omissis), nuda o intenta in atti sessuali, in particolare sesso orale con il prevenuto, accuratamente reso irriconoscibile nelle foto, costringeva la predetta (omissis) a rimanere con lui, a non frequentare altre persone, a lasciare (omissis), suo fidanzato dell’epoca, in più occasioni; nonché mediante la condotta descritta al capo precedente (cioè inviando sette foto della suddetta (omissis) nuda e nell’atto di espliciti comportamenti sessuali, prima al citato (omissis) e, poi, alla stessa minore), compiva atti idonei diretti in modo non equivoco a costringere (omissis) a interrompere la sua nuova relazione sentimentale con il predetto (omissis). Non riuscendo nell’intento per cause indipendenti dalla sua volontà, quali la reazione delle vittime che proseguivano la loro relazione; con ulteriore circostanza aggravante di aver commesso il fatto profittando di condizioni soggettive (vittima minore degli anni 18), tali da ostacolare la pubblica o privata difesa».

L’indagato maggiormente gravato infine risponde del reato di sostituzione di persona: «Perché, al fine di commettere i delitti descritti ai capi precedenti, con abuso di prestazione d’opera, avendo ricevuto copia dei documenti di (omissis) nell’ambito della sua professione di geometra, precisamente dal collega di studio (omissis), in concorso con altro soggetto non identificato, recandosi presso l’esercizio commerciale sito in Barano e gestito da due fratelli, al fine di procurare a sé un vantaggio induceva in errore i predetti titolari e la compagnia telefonica Tim operando con falsa sottoscrizione del contratto di attivazione della sim card e allegazione al contratto della fotocopia di documento d’identità di (omissis) sostituzione della persona di quest’ultima alla quale è stata così intestata a sua insaputa la predetta utenza telefonica».

FAVOREGGIAMENTO

Uno dei titolari di questo negozio di Barano risulta anch’egli indagato per favoreggiamento, per essere stato mendace durante le sommarie informazioni dinanzi alla Polizia: «Perché, dopo la commissione dei fatti descritti al capo precedente, mediante dichiarazioni rese all’ispettore della Polizia di Stato Grassi Massimiliano presso il commissariato di Ischia, nelle quali diceva di avere dato una sim card ivi descritta al coindagato e di averla attivata solo in serata quando è andata da lui la signora (omissis) che quel giorno era in provincia di Siena, aiutava il coindagato ad eludere le investigazioni dell’autorità».

Un piccolo aiutino che costerà, probabilmente, il processo. Con la consequenziale richiesta del rinvio a giudizio che il pubblico ministero si affretterà a depositare nelle prossime settimane. Nel frattempo i due indagati con i rispettivi difensori hanno la possibilità di tentare di chiarire le posizioni. Anche sottoponendosi ad interrogatorio per descrivere come i fatti si sarebbero susseguiti rispetto al racconto della giovane, che è molto particolare e che va a incidere sostanzialmente sulle fondamenta dell’accusa. Presentando memorie scritte, sollecitando il pubblico ministero a sentire eventualmente altri testimoni che sono a conoscenza dei fatti o documenti.

L’INIZIO DEL RAPPORTO

Tutto inizia dal racconto di questa giovane, che ha cominciato la sua avventura quando ella aveva 14 anni. Appassionata di un hobby che si è dimostrato poi nel tempo la causa che portò all’incontro con l’indagato. Un rapporto con la musica che la affascinava molto, tanto che questo personaggio che conobbe proprio in questa occasione si offrì di impartirle delle lezioni per migliorare l’utilizzo dello strumento. Iniziando da subito a mostrare particolare interesse per la giovane, dicendo: «Se solo fossi più grande lascerei mia moglie e mi metterei con te». Classica frase di chi vuole fare colpo sull’altro sesso. E questa sua attenzione l’indagato la esternò anche ad un suo parente con dei messaggi anche espliciti. Tutto comunque però iniziò quando presero il via le prime lezioni una volta a settimana e ciò avveniva nello studio privato dell’indagato. Più passava il tempo – ha raccontato la giovane – e più lui mostrava tutte le sue intenzioni: accarezzare i capelli e le spalle. Il primo approccio significativo avvenne durante una festa di compleanno, quando lui stesso invitò la ragazza a consumare un aperitivo nel suo studio e in quell’occasione si consumò il primo bacio. Gli incontri aumentarono durante la settimana, fino a quando non la condusse in un’abitazione di un suo amico a Forio. Ognuno utilizzava veicoli diversi per raggiungere il luogo dell’appuntamento. Ed è a questo punto (che emerge nel racconto della ragazza) che l’indagato ebbe un cambiamento di approccio, da dolce a un po’ oppressivo.

In sostanza in quel momento preciso si manifestò la gelosia, la volontà di averla tutta per lui e come racconta la denunciante, ne limitava gli spostamenti, non voleva che uscisse da sola, non amava vederla in compagnia dei coetanei per divertirsi, come era giusto che fosse vista la giovane età. Fino ad imporre la rottura del fidanzamento con un coetaneo. Non voleva finanche che uscisse dall’abitazione in compagnia della madre e quando lo faceva veniva subissata di messaggi tramite Telegram con velate minacce di scenate. Tanto da dover cambiare definitivamente stile di vita e non frequentare nessuno. Le era consentito uscire per recarsi a scuola e quando era in strada o in compagnia, lui doveva essere presente. Un vero e proprio assillo da creare anche uno stato d’ansia. La ragazza ha confessato ai poliziotti di aver cercato di opporsi, di dare una svolta radicale a questa vita ormai diventata incolore e i litigi sono diventati frequenti.

I RAPPORTI SESSUALI

Sarà stato l’amore, questo rapporto molto stretto che si era cementato nel tempo, tanto che alla fine lei si è concessa, in un rapporto completo. Come ella stessa dice, perdendo la verginità, che avrebbe voluto difendere fino al giorno delle nozze. E’ stata una storia che non ha avuto per così dire momenti di pausa, più passava il tempo e più l’indagato pretendeva qualcosa di diverso. E come accade molto spesso in questi rapporti, la presenza di questi telefonini sono diventati strumenti per poter immortalare momenti di felicità, di amore sentito e perché no di perversione. E di foto ne ha fatte diverse e sono state elencate dal pubblico ministero nelle contestazioni, avendo la ragazza consegnato il suo telefonino ai poliziotti per acquisire elementi di prova. Come avesse quelle foto? E’ stato lo stesso indagato ad inviarle ad un certo punto della storia, per dimostrare che le minacce di divulgarle non erano promesse, ma una volontà concreta. Come poi ha fatto successivamente.

Dopo questo rapporto significativo, altri ne sono seguiti e anche in questo caso (dal racconto della ragazza) lui non si sarebbe fermato ad un rapporto classico, ma andando ben oltre. Cambiando ovviamente location per paura che potesse essere vista da qualche persona conosciuta che le avrebbe creato seri problemi. Più passava il tempo e più l’ossessione dell’indagato aumentava dicendo ad un certo punto che se lei non avesse eseguito pedissequamente i suoi voleri, quelle foto scattate nei momenti intimi sarebbero finite sui cellulari dei compagni di classe. Credendo che fossero soltanto minacce e che lì sarebbero rimaste. Una minaccia bella e buona e basta.

Il tempo trascorso in una situazione difficile la indusse ad intuire che era finita in un vicolo cieco. Che fare? Come uscirne? Lo strappo definitivo avvenne allorquando lei comunicò che si sarebbe trasferita in un’altra città per studiare in una università più prestigiosa. Lontana centinaia e centinaia di chilometri. A questa notizia l’indagato reagì in modo inconsulto. Anzi chiedendo che lei dovesse immediatamente interrompere gli studi e rimanere al suo fianco. Durante le feste natalizie lei decise che era il giunto il momento di dire basta. Inviando un messaggio esplicito in cui riferiva che il rapporto si era interrotto. Apriti cielo. Una valanga di messaggi, di telefonate in tutte le ore della giornata, da indurre la ragazza a telefonare alla moglie dell’indagato. Durante questo colloqui breve la parte offesa cercò in qualche modo di lanciare un messaggio affinché la donna reagisse in modo da imporre al marito di avere una condotta diversa. E a quanto pare anche dinanzi a questo avvertimento la situazione non cambiò di molto. E la ragazza, per cercare una sponda, una soluzione continuamente telefonava alla moglie dell’indagato interrompendo la comunicazione dopo alcuni squilli. Confidandosi anche con parenti e amiche e scoprendo che quest’uomo precedentemente aveva avuto una storia o quantomeno un approccio con un’altra minore.

Per il magistrato inquirente gli elementi sono più che sufficienti per procedere speditamente verso un processo, salvo che all’udienza preliminare la difesa dei futuri imputati non scelga riti alternativi.

LEAVE A REPLY

Please enter your comment!
Please enter your name here

Gli ultimi articoli

Stock images by Depositphotos