Si chiude – almeno per ora – con un doppio colpo di scena la complessa vicenda giudiziaria che ha coinvolto il noto stabilimento “Rena” sulla spiaggia dei Maronti. Dopo la richiesta di archiviazione avanzata dal pubblico ministero Luigi Landolfi per i nove indagati coinvolti nella rissa avvenuta lo scorso 17 maggio, arriva anche la decisione del GIP del Tribunale di Napoli, dott. Fabio Provvisier, che non convalida il sequestro preventivo dell’immobile e dispone la restituzione del locale.
Una svolta significativa per l’esercizio commerciale – difeso dall’avvocato Cristiano Rossetti – il cui legale rappresentante, Gaetano Barbato, e la proprietaria, Patrizia Ferrandino, erano finiti al centro di un’indagine complessa, culminata con il sequestro delle strutture del locale da parte dei Carabinieri della stazione di Barano d’Ischia.
L’ordinanza del GIP: “Fatto tenue, non meritevole di giustizia penale”
L’ordinanza emessa dal giudice Provvisier è chiara e articolata. Pur riconoscendo la sussistenza del fumus del reato – ossia la presenza di elementi indiziari relativi a presunte violazioni edilizie e all’apertura abusiva di un luogo di pubblico spettacolo – il GIP sottolinea che il fatto risulta di particolare tenuità, inquadrabile in una prospettiva di irrilevanza penale, alla luce anche dell’articolo 131-bis del codice penale.
Secondo il giudice, le opere abusive contestate – pedane in legno, tavolini e lettini per circa 80 metri quadrati complessivi – sono modeste e facilmente rimovibili, e le attività musicali svolte, benché non autorizzate, si sono limitate a un evento estivo di intrattenimento, non tale da giustificare l’intervento del sistema penale. Di qui, la non convalida del sequestro urgente eseguito il 28 maggio dai Carabinieri, e la conseguente restituzione del locale al legittimo esercente.
La nota dei Carabinieri e le irregolarità riscontrate
Il provvedimento di sequestro era scattato dopo un controllo straordinario dei militari di Barano d’Ischia, che, recatisi al “Rena” la sera del 28 maggio, avevano riscontrato la presenza di circa 150 persone che ballavano al ritmo di un DJ set, nonostante il locale fosse autorizzato esclusivamente alla ristorazione.

L’intervento, supportato dai tecnici del Comune, aveva permesso di rilevare anche la realizzazione di opere edili su area demaniale marittima, in zona sottoposta a vincoli paesaggistici, sismici e ambientali. Le strutture – tra cui un deposito, pedane in legno e arredi – erano state considerate abusive, poiché prive di titoli edilizi. Da qui la denuncia del titolare per occupazione abusiva di suolo demaniale e per apertura illecita di luogo di pubblico spettacolo.
La rissa del 17 maggio: archiviazione per insufficienza di prove
Un altro fronte giudiziario si è invece chiuso definitivamente: quello relativo alla rissa scoppiata all’interno del locale lo scorso 17 maggio, episodio che aveva portato alla denuncia di nove persone. In quel caso, però, come evidenziato nella richiesta di archiviazione accolta dal Tribunale, gli elementi raccolti non sono stati sufficienti a ricostruire le responsabilità individuali.
Le immagini video acquisite dalle telecamere di sorveglianza, infatti, mostravano solo parzialmente la scena, e le dichiarazioni raccolte – sia dei titolari che di alcuni presenti – non permettevano di identificare con certezza i protagonisti né di attribuire ruoli chiari nella dinamica. Di conseguenza, il PM ha ritenuto non sostenibile l’accusa in sede dibattimentale, anche in relazione all’eventuale applicazione di misure di sicurezza. Una decisione condivisa anche dalla difesa, in particolare dall’avvocato Vincenzo Aperto, che rappresentava alcuni degli indagati.
Il futuro del Rena tra burocrazia e ripartenza
Se da un lato la giustizia penale sembra aver voltato pagina, dall’altro restano ancora in piedi i procedimenti amministrativi relativi alle presunte irregolarità edilizie. La restituzione del locale, infatti, non cancella i vincoli imposti dalle normative urbanistiche e paesaggistiche, e sarà ora compito dell’amministrazione comunale valutare eventuali sanzioni o provvedimenti di ripristino.
Per il “Rena”, però, il dissequestro rappresenta una prima, importante vittoria, che permette di guardare all’estate con maggiore serenità. Resta l’obbligo di regolarizzare le posizioni autorizzative, ma intanto la struttura potrà – salvo nuove complicazioni – riprendere la sua attività ristorativa in una delle aree balneari più suggestive dell’isola.
Una vicenda che testimonia, ancora una volta, quanto sia sottile il confine tra intrattenimento estivo e rispetto delle regole. E quanto, anche in località turistiche di richiamo, serva equilibrio tra sviluppo economico, legalità e tutela del territorio.