venerdì, Giugno 20, 2025

«Referendum dell’8 e 9 giugno? Vado ma non ritiro la scheda».

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In vista dei cinque referendum abrogativi previsti per l'8 ed il 9 giugno 2025, il dibattito politico ha preso fuoco, specie dopo le dichiarazioni della Presidente del Consiglio, Giorgia Meloni. Quella della Premier  è una delle opzioni possibili, (recarsi al seggio senza ritirare la scheda referendaria) per confermare la presenza, tuttavia senza votare e senza incidere sul quorum.

ATTORI E SPETTATORI di Anna Fermo | L’inno di Mameli suonato dalla fanfara del quarto reggimento a cavallo ha accompagnato le conclusioni della cerimonia per il 79° anniversario del 2 giugno. Una festa della Repubblica che anche quest’anno ha visto tanti romani e turisti affollati in via dei Fori Imperiali dopo la deposizione di una corona d’alloro all’Altare della Patria da parte delcapo dello Stato, Sergio Mattarella, accolto dal ministro della Difesa Guido Crosetto. In Piazza Venezia, presenti la premier Giorgia Meloni, i presidenti di Senato e Camera, Ignazio La Russa e Lorenzo Fontana, il sindaco di Roma Roberto Gualtieri ed i vertici militari e delle forze di polizia. Sul Vittoriano, il consueto sorvolo della Pattuglia acrobatica nazionale che ha disegnato un enorme Tricolore sul cielo della Capitale.

“Settantanove anni or sono, il popolo italiano decretava, con il suo voto, la nascita della Repubblica, al culmine di un lungo percorso iniziato con la guerra di Liberazione. Con il referendum del 2 giugno 1946, gli italiani scelsero di proseguire in un cammino verso la affermazione di valori di libertà, democrazia e pace, trasfusi nella Costituzione che di lì a poco avrebbe visto la luce. Valori sui quali si fonda la nostra comunità civile e ai quali si rivolgono tutte le istituzioni chiamate ad operare in favore della collettività”, scrive il presidente della Repubblica in un messaggio al Capo di Stato Maggiore della Difesa, Luciano Portolano.

“Il 2 giugno celebriamo la nascita della nostra Repubblica. Un giorno che ci ricorda chi siamo: un popolo fiero, capace di rialzarsi dopo le prove più dure, tenendo saldi i valori della libertà, dell’unità e dell’identità nazionale. Celebrare l’Italia oggi significa onorare chi ha dato la vita per difenderla, e chi ogni giorno la serve con coraggio, dedizione e silenzioso orgoglio. Essere italiani vuol dire appartenere a qualcosa di grande, che va difeso, amato, trasmesso. Buon 2 giugno a tutti. Viva l’Italia!”. Scrive poi sui social la presidente del Consiglio Giorgia Meloni.

“Oggi 2 giugno, rendiamo omaggio alla scelta del popolo italiano, che nel 1946, con il voto libero e universale, pose le basi della nostra Repubblica. Celebriamo la sovranità popolare, la centralità della Costituzione, l’unità della Nazione e l’orgoglio di essere italiani”, scrive anche il presidente del Senato Ignazio La Russa.

Ma nen oltre le dichiarazione per la pace e contro tutte le guerre, innumerevoli in una giornata celebrativa come quella svoltasi ieri, non poteva però passare in secondo piano un’altra dichiarazione, ancora della Premier, rilasciata proprio durante la Festa della Repubblica, tuttavia, di tutt’altro tono e materia.

In vista dei cinque referendum abrogativi previsti per l’8 e 9 giugno 2025,  il dibattito politico ecco  riaccendersi, anzi, prendere fuoco e tutto per questa affermazione di Giorgia Meloni: “Vado a votare, non ritiro la scheda. È una delle opzioni”, riferendosi alla possibilità di recarsi al seggio senza ritirare la scheda referendaria. Le critiche da parte dell’opposizione, dimentica delle celebrazioni in corso, sono apparse immediate ed incendiare come emesse da lanciafiamme.  

«Indigna ma non stupisce che Meloni non ritirerà la scheda e quindi non voterà al referendum dell’8 e 9 giugno in cui si sceglie se aumentare i diritti e le tutele dei lavoratori contro precarietà, incidenti sul lavoro, licenziamenti. In fondo in quasi 30 anni di politica non ha fatto nulla per tutelare chi lavora e si spacca la schiena ogni giorno, i ragazzi precari che non hanno la fortuna di aver fatto carriera in politica. È vergognoso che questo messaggio di astensione rispetto a una scelta importante arrivi da un presidente del Consiglio il 2 giugno, giorno simbolo di un Paese che sceglie la Repubblica, della prima volta per le donne ammesse a un voto nazionale». Ha detto Giuseppe Conte, presidente del Movimento 5 stelle.

«Meloni – dice la segretaria del Pd Elly Schlein – prende in giro gli italiani dicendo “vado a votare ma non voto”. Anziché dire se è favorevole o contraria ai 5 quesiti su lavoro e cittadinanza, conferma che vuole affossare i referendum e che teme il raggiungimento del quorum perché non ritirare le schede equivale a non votare. Meloni ha paura della partecipazione e di dire la verità che è sotto gli occhi di tutti: è contraria a contrastare la precarietà e migliorare la legge sulla cittadinanza. Invece di invitare all’astensione, e di farlo nel giorno della festa della Repubblica, avesse almeno il coraggio di andare a votare no. Noi invece voteremo convintamente 5 sì, e saremo tanti!».

“Mancava solo la presidente del Consiglio, e la lista dei sabotatori del referendum è completa: prima il presidente del Senato, poi i ministri, ora anche la premier”. Così in una nota Angelo Bonelli, parlamentare di Avs e co-portavoce di Europa verde, a una settimana dal voto sui 5 referendum dell’8 e 9 giugno. “Non votano perché sanno di essere minoranza nel Paese – aggiunge -, e usano l’astensionismo che a parole dicono di voler combattere a ogni elezione. Ma oggi, di fronte alla possibilità di migliorare concretamente la qualità della vita di lavoratori e lavoratrici, e di riconoscere diritti e doveri a chi vive e lavora in Italia, la destra organizza il sabotaggio della democrazia”.

Ma perché tutto questo clamore? Che la maggioranza non intendesse partecipare al voto era chiaro, e che la premier intenda parteciparvi senza voto che terribile scelta è? E’ solo una opzione!

L’elettore che “rifiuta di ritirare tutte le schede”, come ha annunciato che farà la presidente del Consiglio Giorgia Meloni, “non può essere considerato come votante e non deve quindi essere conteggiato tra i votanti della sezione”. È quanto si legge nelle “Istruzioni per le operazioni degli uffici di sezione” redatte dal Ministero dell’Interno in vista dei Referendum 2025 e visionate da LaPresse. “Pertanto, per un corretto computo del numero effettivo dei votanti per ciascun referendum, qualora il seggio abbia già ‘registrato’ l’elettore nella lista sezionale e/o nel registro per l’annotazione del numero di tessera, occorre provvedere, nei relativi riquadri e colonne di tali documenti, a una ulteriore annotazione (ad es., con la dicitura: ‘NON VOTANTE’)”, si legge ancora, e nello stesso paragrafao si precisa che “sulla tessera elettorale, il bollo della sezione non deve essere apposto (a meno che, ovviamente, non lo sia già stato)”. Il vademecum del Viminale equipara all’astensione anche il caso in cui, “in caso di svolgimento contemporaneo di più referendum”, l’elettore “può astenersi dalla partecipazione al voto per uno o più di essi e quindi può legittimamente ritirare la scheda per alcuni referendum e rifiutarla per altri. Gli scrutatori prendono pertanto nota, sia nei riquadri stampati nel retro della pagina di copertina del registro, sia nella lista sezionale a fianco del nome dell’elettore, dei referendum cui il predetto non partecipa e per i quali non può quindi essere considerato come votante”. Ma quali sono le opzioni che si presentano a ciascun elettore? Ecco tutti gli scenari possibili.

L’elettore non si reca al seggio: in questo caso, si astiene totalmente e non contribuisce al quorum. La sua assenza non viene registrata ufficialmente nel verbale, ma incide matematicamente nel tenere basso il numero dei partecipanti al voto. Si tratta della forma classica di astensione, utilizzata per far mancare il quorum richiesto.

L’elettore si reca al seggio, ritira tutte le schede: vota in modo regolare, scheda bianca o nulla: in tal caso, se esprime un voto valido – per il “sì” o per il “no” – contribuisce al quorum e il suo voto sarà conteggiato nel risultato. Anche se decide di lasciare la scheda bianca o di annullarla, il solo fatto di averla ritirata fa sì che la partecipazione venga considerata valida ai fini del quorum.

L’elettore si reca al seggio e ritira solo alcune schede: vota in modo regolare, scheda bianca o nulla: in questo caso, contribuisce al quorum solo per i quesiti relativi alle schede ritirate (ogni quesito ha un quorum a se stante). Anche se poi esprime un voto nullo o lascia in bianco una delle schede ricevute, conta comunque come partecipazione per quei quesiti. Le schede non ritirate, invece, non generano alcun effetto sul quorum dei quesiti corrispondenti.

L’elettore si reca al seggio ma rifiuta la/le scheda/schede: significa scegliere di non votare, ma in questo caso, il regolamento distribuito al personale dei seggi distingue due situazioni ben precise, con effetti diversi sul quorum:

1.Se non ritira la/e scheda/schede: l’elettore non è considerato votante e quindi non concorre al quorum. Anche se è stato già registrato nella lista sezionale o nel registro per l’annotazione della tessera elettorale, deve essere aggiunta la dicitura “Non votante” nei documenti ufficiali. Inoltre, non va apposto il bollo sulla tessera elettorale, salvo che non sia già stato apposto per errore. Questo comportamento, formalizzato con una dichiarazione e annotato nel verbale, consente all’elettore di manifestare simbolicamente la propria presenza senza però partecipare al voto.

2. Se ritira la/e scheda/schede: l’elettore ritira le schede, masenza entrare in cabina, le restituisce al presidente. In questo caso, le schede vengono annullate e l’elettore è conteggiato come votante, quindi contribuisce al quorum. Si tratta a tutti gli effetti di un voto “annullato volontariamente”, ma rilevante ai fini della validità del referendum. È una modalità che, pur non esprimendo una preferenza, indica la volontà di partecipare formalmente alla consultazione.

Infine, ultima opzione, l’elettore si reca al seggio e chiede di verbalizzare una dichiarazione scritta, che può esprimere motivi di protesta, astensione o dissenso politico. Questa dichiarazione viene allegata al verbale. Tuttavia, ciò che rileva ai fini del quorum è il comportamento pratico: se non ritira la scheda, non partecipa al voto e non contribuisce al quorum; se invece ritira anche una sola scheda – a prescindere da ciò che dichiara – viene considerato presente ai fini del quorum per quel quesito.

8 e 9 giugno, abbiamo già spiegato, i motivi del SI e del NO/Astensione, quesito per quesito settimana scorsa. In questa settimana ahimè, i quesiti non potranno cambiare, ma le urne, potranno decidere se questo Referendum sia utile davvero o meno. Personalmente seguirò il consiglio meteo: tanto sole e caldo ottimi per il mare. 

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  • Articolo realizzato dalla Redazione Web de Il Dispari Quotidiano. La redazione si occupa dell'analisi e della pubblicazione fedele degli atti e dei documenti ufficiali, garantendo un'informazione precisa, imparziale e trasparente. Ogni contenuto viene riportato senza interpretazioni o valutazioni personali, nel rispetto dell’integrità delle fonti e della veridicità dei fatti.

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