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Daily 4ward di Davide Conte del 18 ottobre 2020

E’ di qualche giorno fa la notizia dell’acquisizione del cosiddetto “teleposto” di Monte Vico, a Lacco Ameno, da parte della famiglia De Siano, per una spesa di circa cinquecentomila euro.

Inutile sottolineare ulteriormente che tale ex proprietà demaniale militare è di facilissima quanto naturale annessione al comprensorio del San Montano Resort & Spa, di proprietà dei noti imprenditori lacchesi.

Ho anche avuto modo di leggere un articolo sul nostro Quotidiano in cui una serie di persone incitavano il riconfermato Sindaco di Lacco Ameno, Giacomo Pascale, a intervenire nella possibile compravendita, avocando all’Ente pubblico la prelazione d’acquisto del bene in sede di definizione, in modo da poterlo destinare ad una sorta di osservatorio ecologico-culturale.

Che nessuno confonda questa mia riflessione per un semplice endorsement a Domenico e alle sue aziende, sia ben chiaro! Tuttavia, non mi risparmierò nel dire che quel cespite, finora abbandonato a sé stesso, rappresentava il più classico degli schiaffi alla miseria, rispetto alla cui bonifica e riutilizzo nessuno pare aver mai rappresentato un concreto interesse e, più d’ogni altra cosa, una progettualità pronta a competere con la legittima ambizione del privato che oggi sta per diventarne proprietario, limitandosi al massimo alla sollecitazione di un’interrogazione parlamentare finita nel solito dimenticatoio. A questo aggiungerei tutti i cattivi, pessimi esempi di gestione di beni pubblici dalle nostre parti, seppur di rilievo socio-culturale non indifferente: per affinità, ricordo l’Osservatorio Geofisico di Casamicciola Terme, di cui nessuno ha meglio precisata notizia aggiornata ai tempi. Segue la Colombaia di Luchino Visconti, teatro di rarissime trascorse manifestazioni degne di nota e di immancabili prebende elargite dal Comune di Forio con la Regione compiacente agli amici degli amici di turno. Ma citerei anche l’Eremo di San Nicola, solo negli ultimi anni ristrutturato e riaperto dall’Amministrazione di Serrara Fontana dopo oltre un ventennio di totale abbandono. E giusto per non lasciar fuori il “capoluogo”, ricordiamo anche la Casa del Fanalista sul Castello Aragonese, di proprietà del Comune di Ischia dopo l’acquisizione dal demanio da parte dell’Amministrazione Telese alla fine del secolo scorso, tuttora abbandonata a sé stessa nonostante sia da tempo nell’elenco dei beni da alienare.

Ecco, se tanto mi dà tanto, lasciate che il privato investa i propri soldi laddove il pubblico (e non solo) ha dimostrato disinteresse e incapacità, senza che quest’ultimo se ne ricordi soltanto adesso per far dispetto all’avversario di turno. Buona domenica!

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