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venerdì, Aprile 19, 2024

Punta Imperatore, futuro green per il Faro

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Potrebbe essere un futuro verde ed ecosostenibile quello del Faro di Punta Imperatore, il bene per il quale l’Agenzia del Demanio ha avviato le consultazioni perché sia dato in concessione. E rilanciato. Già, ma come? In attesa del 30 settembre, la data in cui – dalle 10:30 alle 13:30 – gli interessati potranno esplorare il fascinoso immobile, che racconta una storia e delle storie non prive di pagine dolorose (verso la fine degli anni Trenta, il guardiano vi morì fulminato), ma anche di capitoli esaltanti (come quelli scritti dalla mitica Lucia Capuano, la vedova, donna emancipata), ecco prendere forma le idee per la sua valorizzazione.
Si è infatti chiusa da qualche ora la consultazione pubblica online promossa dall’Agenzia del Demanio, sul proprio sito web, per raccogliere proposte e suggerimenti riguardanti gli scenari di valorizzazione futura di 11 fari di proprietà dello Stato, di cui 4 proposti dal Ministero della Difesa. E tra i quali figura il nostro faro foriano, addirittura quarto nella classifica di “gradimento”.
E a quanto pare, su 1.140 email complessivamente raccolte, attraverso la piattaforma web, suddivise tra manifestazioni di interesse (587), richieste di informazioni (327), proposte (116) e email generiche (110), la quasi totalità dei partecipanti si è espressa a favore di una valorizzazione dei fari secondo un modello di cosiddetta “lighthouse accomodation” ed una valorizzazione delle strutture esistenti grazie ad un restauro conservativo ed eco-sostenibile.
Insomma, nessuno stravolgimento dei luoghi e della natura, tanto meno in quel piccolo angolo di Paradiso che è Punta Imperatore.
E allora quali le idee più gettonate? C’è naturalmente chi pensa di ricavare “luxury rooms” dal comfort elevato con premium price (ah, l’inglese omnipervasivo nel report dell’Agenzia!) rispetto alla accoglienza alberghiera. Insomma, un resort in un faro. Ma non manca chi pensa all’ospitalità familiare e low cost per dare a tutti l’opportunità di trascorrere un’esperienza insolita (bed and breakfast, rifugio, guesthouse, casa vacanze), con vista privilegiata sul tramonto di Forio.
E le peculiarità della struttura paiono suggerire anche soluzioni particolari, indicate ad esempio per il turismo religioso, meditativo e sensoriale. Insomma, Punta Imperatore come luogo per ritiri meditativi e olistici. E ancora: boutique hotel, bike hotel, resort di vino, agriturismo, ittiturismo, cicloturismo, slow and religious trave. Tutte le tipologie turistico-alberghiere purché eco-sostenibili, come del resto previsto dai vincoli della Soprintendenza.
Tra le idee, anche alcune particolarmente virtuose: una struttura per giovani, per persone down, per fruitori sportivi o, come si legge nel report dell’Agenzia del Demanio “per chi si sa adeguare a luoghi spartani e con comfort limitati, per chi ha bisogno di raccoglimento e di stare a contatto diretto con la natura, per una clientela attenta ai valori ambientali e paesaggistici, in generale per un turismo non di massa”. Ed è questa la formula vincente, dunque: turismo non di massa. Snaturare Punta Imperatore e il suo faro, anche in virtù delle complesse modalità d’accesso, sarebbe del resto imperdonabile. Non manca chi – tra gli imprenditori e le realtà associative che hanno manifestato interesse, ancorché embrionale – pensa a un luogo per esposizioni, mostre, museo, biblioteca, didattica e formazione (musica, arte, letteratura, teatro etc.), educazione ambientale, attività legate all’arte marinara, visite guidate.
E più complessivamente – rende noto l’Agenzia del Demanio – l’87% dei partecipanti suggerisce infatti che quella dell’accoglienza turistica, ricettiva, ristorativa o promozionale, appare la formula migliore per consentire il recupero ed il mantenimento del faro e la salvaguardia e lo sviluppo del contesto ambientale in cui è inserito. E in ogni caso si è evidenziata la necessità che l’attività sviluppata all’interno del faro possa essere occasione di lancio anche di un’impresa sociale, altamente innovativa e sostenibile a livello economico, culturale e ambientale, green al 100%, ad impatto e km 0.
“La bellezza dei luoghi – spiega l’Agenzia – in cui i fari sono inseriti appare oggi poco fruibile al pubblico e un loro recupero consentirebbe di scoprire, vivere e animare questi siti. Si ribadisce, però, che una soluzione di accoglienza turistica debba essere complementare ad altre attività e servizi di tipo ricreativo, sociale, culturale, per lo sport, per la promozione dei prodotti tipici e la scoperta del territorio, da definire e declinare in funzione del contesto sociale. Il recupero ed il riuso del faro deve per questo essere fortemente innestato su un progetto di valorizzazione culturale, sociale e ambientale, rendendo il faro un luogo da vivere a 360 gradi, garantendo una connessione costante tra struttura e contesto”.
Sarà dunque il 30 settembre, con l’evento organizzato dall’Agenzia del Demanio con la collaborazione del WWF e del Touring Club Italiano (#OpenLighthouseDays) che – mediante il pre-accredito attraverso la sezione dedicata sul sito www.agenziademanio.it – gli interessati alla concessione potranno vedere da vicino il Faro. Assottigliando, chissà, la sottile linea di demarcazione tra utopia e realtà.

1 COMMENT

  1. Grazie. Ho condiviso in bacheca… Fare un restauro e renderlo accessibile a tutti come lo è oggi… No, eh! Un Resort per categorie: sport, velisti, wwf o handicapp, expo inaccessibili con mezzi pubblici hotel-boutique x ricchi! Mi viene solo tanta rabbia!!!

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