lunedì, Novembre 10, 2025

“Principe di Piemonte”, piove in aula e un padiglione senza elettricità

Una mamma accusa Pascale per il “blackout” durato un’intera mattinata: «Non lo sapevi? Era già stato segnalato il giorno prima». Il sindaco rivendica le garanzie dei tecnici ma per l’interruzione di corrente ammette: «Informato solo alle 13.15. Era solo un interruttore abbassato». Una versione che desta dubbi per l’edificio riaperto dopo anni e finanziato con i fondi della ricostruzione

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Il plesso “Principe di Piemonte” di Lacco Ameno era stato inaugurato in “pompa magna” a novembre scorso dopo gli interminabili lavori di ricostruzione e adeguamento sismico per porre riparo alle conseguenze del terremoto del 21 agosto 2017. Ma l’attesa infinita per la riapertura della sede “storica” della Scuola primaria non è stata premiata a quanto pare dalla piena funzionalità.

E il nubifragio del 23 settembre ha messo in luce più di una “pecca”, ad iniziare dalle infiltrazioni di acqua piovana almeno in un’aula, ma soprattutto l’assenza di controlli i cui esiti vengano documentati ufficialmente.

A scatenare una polemica sui social tra una mamma e il sindaco Giacomo Pascale è stata soprattutto l’interruzione di energia elettrica in un padiglione per l’intera mattinata.

Un vivace scambio di “opinioni” che inizia così: «Lo sai che un padiglione della scuola il giorno dopo è stato senza elettricità? Lo sai che la scuola lo aveva già segnalato il giorno prima ed inoltre sollecitato lo stesso giorno? Lo sai che senza elettricità i ragazzi non possono andare a scuola?». È con questa raffica di domande che mamma Marianna apre sui social lo scontro sulla riapertura del plesso dopo il nubifragio di martedì scorso. Non è uno sfogo senza bersaglio: la contestazione riguarda il metodo e la sequenza delle decisioni.

LA RICHIESTA DI VERBALI: «CARTA CANTA»
Nella ricostruzione della signora l’ordine degli eventi è cruciale: via libera comunicato ai genitori “senza alcuna carta ufficiale” a valle dei sopralluoghi, quindi il giorno dopo un padiglione al buio, con una segnalazione che – sostiene – era già partita il giorno precedente e ribadita in mattinata. Da qui la richiesta di trasparenza: verbali, firme, orari, check sugli impianti essenziali resi disponibili prima di far suonare la campanella. “Carta canta”, scrive, a segnare il perimetro della fiducia possibile.

La risposta dell’amministrazione arriva direttamente dal sindaco Giacomo Pascale, che difende la scelta di riaprire: «Ho dato l’ok semplicemente perché i tecnici, i professionisti e le ditte intervenute prontamente, mi hanno garantito che le criticità emerse in due punti specifici erano state superate». I problemi, precisa, erano localizzati «in un ambiente del plesso prospiciente la pubblica strada» e «in una sola aula del plesso retrostante, entrambe al piano primo». Questo per le eventuali criticità strutturali emerse a seguito della pioggia intensa.

Il nodo dell’elettricità, però, porta alla luce una falla nella catena informativa. Pascale scrive: «No, non sapevo della faccenda elettricità. Ieri, solo alle 13.15, sono stato informato, ho provveduto a contattare la preside e alla fine ci siamo resi conto che si trattava di un interruttore abbassato». Quindi le scuse e la chiosa che racconta l’urgenza di quelle ore: «Sarei potuto intervenire anche personalmente per alzare l’interruttore se solo fossi informato da qualcuno».

GARANZIE “CERTIFICATE” PER LA SICUREZZA
La cronaca è lineare e, proprio per questo, problematica. L’okay arriva sulla base di garanzie tecniche; il giorno dopo un padiglione resta senza corrente; il sindaco non è avvisato e corre ai ripari solo dopo, quando viene informato alle 13.15 e individua la causa nell’interruttore. È qui che la vicenda si fa politica e amministrativa. Affidarsi a comunicazioni informali o a rassicurazioni orali sposta l’onere della fiducia dalle carte alle parole e lascia scoperte esattamente le ore in cui serve maggiore certezza.

Resta, inoltre, una questione di credibilità materiale. Parliamo di un plesso “nuovo”, riaperto dopo anni di attesa e finanziato con centinaia di migliaia di euro della ricostruzione post sisma. È poco convincente che un semplice interruttore, non intercettato in fase di verifica, possa lasciare al buio un padiglione senza che nessuno se ne accorga prima dell’ingresso degli studenti. Se davvero fosse stato solo un interruttore, il disagio non avrebbe dovuto esplodere né prolungarsi. Il fatto che sia successo racconta di una filiera dei controlli che, almeno in quel passaggio, non ha funzionato. La rabbia di mamma Marianna parla infatti di ben altro: non solo la luce mancante, ma la mancanza di protocolli visibili e tempestivi.

Il sindaco indica la strada istituzionale, ricordando che «gli atti sono pubblici e che basta andare sul sito del Comune» o presentarsi in Municipio «anche senza appuntamento», con la disponibilità della consigliera delegata e degli uffici. La madre annuncia che lo farà, chiedendo in particolare i documenti del giorno del nubifragio che attestino nero su bianco l’assenza o la risoluzione dei danni «firmata da chi di competenza». È un banco di prova per tutti: per i cittadini che hanno diritto a sapere, per gli uffici che devono esibire, per la politica che deve garantire.

In un’isola che convive con fragilità strutturali e piogge sempre più intense, la sicurezza scolastica non può dipendere da un interruttore dimenticato né da un post su Facebook. Dipende da verbali chiari, check-list completate e pubblicate prima della campanella, tracciabilità delle segnalazioni e tempi certi di intervento. È la differenza tra chiedere fiducia e meritarsela, tra spegnere una polemica e accendere tutte le luci – nelle aule e nell’amministrazione.

  • Articolo realizzato dalla Redazione Web de Il Dispari Quotidiano. La redazione si occupa dell'analisi e della pubblicazione fedele degli atti e dei documenti ufficiali, garantendo un'informazione precisa, imparziale e trasparente. Ogni contenuto viene riportato senza interpretazioni o valutazioni personali, nel rispetto dell’integrità delle fonti e della veridicità dei fatti.

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