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venerdì, Aprile 19, 2024

Platano di Lamartine, parte l’operazione salvataggio

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Non è detta l’ultima parola. Non ancora almeno. Potrebbe sopravvivere ancora a lungo il celeberrimo platano di Lamartine, che domina il porto d’Ischia dalla fine del diciottesimo secolo e che – per usare un sottile eufemismo – non se la passa benissimo. Ma dopo il primo giustificatissimo allarme, legato alle iniziali risultanze degli accertamenti dell’agronomo Franco Mattera, incaricato dal Comune di Ischia in seguito alle preoccupate segnalazioni di alcuni cittadini sulla stabilità dell’albero ultrasecolare, sembrano in rialzo le chance di un intervento che salvi il platano, che in molti definiscono erroneamente quercia, restituendogli nuova vitalità e – soprattutto – un nuovo equilibrio.
Nell’approfondito report che il professionista, dopo il martellamento, l’accurata ispezione della cavità e del colletto e una serie di ulteriori approfondimenti, ha consegnato qualche giorno fa al Comune di Ischia per la verità si sottolinea in maniera rigorosa come la pianta sia fortemente a rischio: soffocato dal cemento e dal traffico, costituisce ad oggi un pericolo per pedoni e automobilisti. Quindi, bisogna intervenire. Al più presto. Ma insieme con la soluzione più temuta, quella di un abbattimento, che priverebbe Ischia di uno dei suoi simboli ritenuti immortali (con buona pace della memoria di Alphonse de Lamartine, lo scrittore francese che secondo le “Leggende ischitane” di Onofrio Buonocore incontrava, proprio sotto la fluente chioma dell’albero, le damigelle della Corte di Napoli, quando i regnanti soggiornavano nell’isola), pare profilarsi il piano B, quello di un ragionato e consistente alleggerimento della chioma, il cui peso grava da tempo sul tronco indebolito, che manifesta preoccupanti segni di cedimento.
Un intervento per il quale il Comune di Ischia si sta attivando in queste ore, su diretto interessamento del vice sindaco Enzo Ferrandino e del dirigente dell’ufficio tecnico, Silvano Arcamone, che – secondo gli auspici di via Iasolino, in parte suffragati dal parere del perito – potrebbe restituire equilibrio all’imponente albero, magari con l’ausilio iniziale di tiranti e – chissà – con qualche attenzione in più nell’area immediatamente a ridosso della pianta, invasa costantemente da pullman e camion.
L’intervento, per il quale non è competente IschiAmbiente, sarà affidato a una ditta esterna, sotto il monitoraggio di un esperto. Non è detto che basti. E, soprattutto, si tratterebbe di un primo esperimento, che il Comune immaginerebbe più soft rispetto ai dettami dell’agronomo. Insomma, bisogna attendere per comprendere se sarà a tutti gli effetti scongiurata l’ipotesi dell’abbattimento di un albero piantato negli anni della Rivoluzione Francese, al punto da divenire il simbolo della libertà della Repubblica Partenopea del 1799. Il platano faceva infatti parte di un ricco filare di alberi che dalla Reggia estiva dei Borbone (edificata dal protomedico ischitano Francesco Buonocore nel 1735) arrivava fino alla collina di Sant’Alessandr. E di questa antica alberatura – ha spiegato lo studioso Sollino in un interessante saggio pubblicato dalla “Rassegna di Ischia – “non rimane che il gigante buono che con la sua chioma regala sprazzi d’ombra e giochi di luce nelle assolate giornate ischitane”. Rimane già. Ma per quanto ancora?
Basterà l’intervento conservativo in via di pianificazione in questi giorni o la pericolosa agonia dell’albero costringerà a decisioni più drastiche? Certo è che dopo la recente tragedia di Roma, dove due persone sono morte in seguito al crollo di un pino, nulla va sottovalutato. E persino il possente platano, che non ha tuttavia vacillato durante l’ultima imponente sciroccata, sembra dare segni di cedimento.
Certo è che qualora l’intervento del Comune di Ischia dovesse rivelarsi insufficiente, l’ipotesi della scelta estrema darebbe – quello sì – nuova linfa agli ambientalisti e a chi, come Luciano Venia, aveva già affilato le proverbiali armi per accertarsi che ogni misura volta alla conservazione della pianta venisse adottata: «Rivolgo un appello fermo sostenuto da migliaia di cittadini che a tal riguardo si sono espressi anche attraverso i social media – aveva scritto Venia – affinchè il Comune di Ischia si attivi “ad horas” per mettere in atto ogni e qualsivoglia intervento supportato scientificamente e previo concorso degli enti interessati per la tutela e la conservazione dell’esemplare di platano pluricentenario sito sul Porto e noto a livello mondiale anche per le sue implicazioni di carattere letterario e culturale che lo legano al nome e all’opera di Lamartine». Preoccupata anche la reazione di Antonino Italiano del Centro Studi Isola d’Ischia: «Spesso – aveva spiegato – appelli come quelli di Venia sortiscono l’effetto contrario. Emblematico resta l’ingiustificato taglio del pino a viale dei Bambini avvenuto meno di un anno fa. Come pure la vicenda di misteriosi tagli di lucigni nel parco pubblico in pieno giorno. La tamerice ultracentenaria recisa immotivatamente all’ingresso di Ischia Ponte è anche ricordevole. Fermiamoci qui, per carità patria. Il torto del platano di Lamartine è di non offendere la Chiesa di Portosalvo come fa l’intero piano abusivo, posto sopra le ex biglietterie. Che l’ignoranza trionfi». Ma non è detta l’ultima parola, a quanto pare.

 

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