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venerdì, Marzo 29, 2024

PER RIPARARE I DANNI DELLA PANDEMIA E DECENNI DI GUAI | Attori & Spettatori di Anna Fermo

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Il post crisi da covid-19: il PNRR tra riforme, investimenti, progetti e finanziamenti segnerà la svolta? L’hanno definita tutti una “svolta epocale”, eppure Draghi invita tutti a “faticare e sacrificarsi per il bene comune”, altrimenti? L’opera di rinnovamento fallirà!

Anna Fermo | Ha citato De Gasperi il nostro premier nel corso dell’intervento tenuto ieri pomeriggio alla Camera per presentare non un elenco di meri progetti, di misure e di obiettivi seppur concreti, ma un Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza (PNRR) che contempera in se riforme, investimenti, finanziamenti e che grazie a 248 miliardi di euro a disposizione intende far crescere il Pil di non meno di 16 punti in sei anni. Non sarà facile, come è giusto che sia, ed è per questo che occorre quell’unità nazionale, quel lavoro collettivo che, come avvenne all’indomani del secondo conflitto mondiale, De Gasperi invocò, ed oggi Draghi, ripropone consapevole che «L’opera di rinnovamento fallirà, se in tutte le categorie, in tutti i centri, non sorgeranno degli uomini disinteressati pronti, a faticare e a sacrificarsi per il bene comune», ne va “delle vite degli italiani, del destino del paese, della sua credibilità”.

300 pagine che vanno oltre ogni campanilismo spicciolo e che per Draghi si potranno davvero tramutare in azioni. “Sono certo che l’onestà, l’intelligenza, il gusto del futuro prevarranno sulla corruzione, la stupidità, gli interessi costituiti. Questa certezza non è sconsiderato ottimismo, ma fiducia negli Italiani, nel mio popolo, nella nostra capacità di lavorare insieme quando l’emergenza ci chiama alla solidarietà, alla responsabilità”. Non solo ferrovie dunque, od alta velocità e digitalizzazione, o trasformazione ambientale e sostenibile della nostra economia come della nostra sanità. C’è il futuro che ci aspetta così come prospettato, seppur con i suoi tecnicismi, dall’uomo chiamato a salvarci, da un premier che ci invidia il mondo intero.

La politica ieri si è chinata alla capacità di sintesi che una programmazione di tale portata non poteva non richiedere. In questo Pnrr, ha sottolineato lo stesso presidente del Consiglio, c’è “la misura di quello che sarà il suo ruolo dell’Italia nella comunità internazionale, la sua credibilità e reputazione come fondatore Ue e protagonista del mondo occidentale. È questione non solo di reddito e benessere, ma di valori civili e sentimenti che nessun numero e nessuna tabella potrà mai rappresentare”. Ed è anche una questione di ultimo appello, perché «ritardi e inefficienze» del Piano «peseranno sulle nostre vite e forse non ci sarà la possibilità di rimediare». Una lectio magistralis ad una platea di inebetiti, politici figli dell’epoca più buia della nostra Repubblica, in termini di qualità, autorevolezza e capacità oltre che di senso civico. Una lezione davvero l’intervento di Draghi al di là della presentazione del Piano che, com’è apparso chiaro alle prime battute, non servirà solo a riparare i danni della pandemia, ma “decenni di debolezze”: “Il Recovery ha 3 obiettivi”, ha confermato Draghi, “il primo con un orizzonte ravvicinato è riparare i danni della pandemia, che ci ha colpito più dei nostri vicini europei. Abbiamo raggiunto il numero di quasi 120.000 morti per il Covid-19, a cui si aggiungono i tanti mai registrati.

Nel 2020 il Pil è caduto dell’8,9 per cento, l’occupazione è scesa del 2,8 per cento, ma il crollo delle ore lavorate è stato dell’11 per cento, il che dà la misura della gravità della crisi». «Nel complesso potremmo disporre di circa 248 miliardi». Oltre al Pnrr da 191,5 miliardi e al Piano complementare da 30,6 miliardi infatti «sono stati stanziati, inoltre, entro il 2032, ulteriori 26 miliardi da destinare alla realizzazione di opere specifiche». «È poi previsto il reintegro delle risorse del Fondo Sviluppo e Coesione per 15,5 miliardi». Il primo delle «missioni» del Pnrr «riguarda digitalizzazione, innovazione, competitività e cultura : a questi temi sono destinati quasi 50 miliardi, pari al 27% delle risorse totali del Pnrr. Il Piano destina poi «82 miliardi al Mezzogiorno su 206 miliardi ripartibili secondo il criterio del territorio, per una quota dunque del 40 per cento».
Sarà davvero un piano epocale? Dobbiamo augurarci tutti di si.
Dopo le comunicazioni di ieri alla Camera, in vista della trasmissione del Piano nazionale di ripresa e resilienza alla Commissione Europea con la replica e le dichiarazioni di voto finale previste per oggi, credo che non dovrebbero esserci più ritardi negli step successivi e che dunque ci si avvicina sempre di più all’avvia di una nuova era.

Il corposo pacchetto di riforme contenuto nel Piano appena presentato indubbiamente ha delle altissime aspirazioni: tocca la pubblica amministrazione, la giustizia, la semplificazione normativa e la concorrenza. Non puù assolutamente dirsi diversamente: si tratta davvero di un intervento epocale, che, per l’appunto, intende riparare i danni economici e sociali della crisi pandemica, contribuire a risolvere le debolezze strutturali dell’economia italiana, e accompagnare il Paese su un percorso di transizione ecologica e ambientale. Come principali beneficiari ci sono le donne, i giovani ed il Mezzogiorno. Si propone di contribuire significativamente a favorire l’inclusione sociale ed a ridurre i divari territoriali. Il 27 per cento del Piano è poi dedicato alla digitalizzazione, il 40 per cento agli investimenti per il contrasto al cambiamento climatico, e più del 10 per cento alla coesione sociale.

Sei missioni di cui la prima sarà proprio “digitalizzazione, innovazione, competitività e cultura” per complessivi 49,2 miliardi. La trasformazione digitale del Paese è obbligatoria come e quanto l’innovazione del sistema produttivo e gli investimenti in due settori chiave quali il turismo e la cultura. Banda ultra-larga e connessioni veloci in tutto il Paese, connettività a 1 Gbps in rete fissa a circa 8,5 milioni di famiglie e a 9mila edifici scolastici che ancora ne sono privi ed ai 12mila punti di erogazione del Servizio Sanitario Nazionale. Piano Italia 5G per il potenziamento della connettività mobile in aree a fallimento di mercato. Incentivi per l’adozione di tecnologie innovative e competenze digitali nel settore privato e rafforzamento delle infrastrutture digitali della pubblica amministrazione, ad esempio facilitando la migrazione al cloud. Per turismo e cultura, sono previsti interventi di valorizzazione dei siti storici e di miglioramento delle strutture turistico-ricettive.

La seconda missione? Rivoluzione verde e transazione green per la quale sono previsti complessivamente 68,6 miliardi, il tutto per migliorare la sostenibilità e la resilienza del sistema economico e assicurare una transizione ambientale equa ed inclusiva. Investimenti e riforme per l’economia circolare dunque e per la gestione dei rifiuti, per raggiungere target ambiziosi come il 65 per cento di riciclo dei rifiuti plastici e il 100 per cento di recupero nel settore tessile. Risorse per il rinnovo del trasporto pubblico locale, con l’acquisto di bus a bassa emissione, e per il rinnovo di parte della flotta di treni per il trasporto regionale con mezzi a propulsione alternativa. Corposi incentivi fiscali per incrementare l’efficienza energetica di edifici privati e pubblici. Misure che consentono la ristrutturazione di circa 50mila edifici l’anno. Investimenti nelle fonti di energia rinnovabile e semplificazione nelle procedure di autorizzazione nel settore. Sostegno per la filiera dell’idrogeno, e in particolare la ricerca di frontiera, la sua produzione e l’uso locale nell’industria e nel trasporto. Investimenti nelle infrastrutture idriche, con l’obiettivo di ridurre le perdite nelle reti per l’acqua potabile del 15 per cento, e nella riduzione del dissesto idrogeologico.

La terza missione dal canto suo punta alle infrastrutture per una mobilità green con uno stanziamento complessivo di 31,4 miliardi. Lo sviluppo razionale di un’infrastruttura di trasporto moderna, sostenibile e estesa a tutte le aree del Paese è l’obiettoro preordinato, di qui, un importante investimento nei trasporti ferroviari ad alta velocità, miglioramenti nei tempi di percorrenza, soprattutto nel centro-sud, modernizzazione e potenziamento delle linee ferroviarie regionali, sul sistema portuale e nella digitalizzazione della catena logistica.

La quarta missione, “Istruzione e Ricerca”, stanzia complessivamente 31,9 miliardi di euro per rafforzare il sistema educativo, le competenze digitali e tecnico-scientifiche, la ricerca e il trasferimento tecnologico. Agli asili nido, scuole materne, servizi di educazione e cura per l’infanzia saranno rivlti gli interventi più interessanti con la creazione di 152.000 posti per i bambini fino a 3 anni e 76.000 per i bambini tra i 3 e i 6 anni. Il risanamento strutturale degli edifici scolastici, con l’obiettivo di ristrutturare una superficie complessiva di 2.400.000 metri quadri è un ulteriore punto indifferibile. Verranno riformati l’orientamento, i programmi di dottorato ed i corsi di laurea, ad esempio con l’aggiornamento della disciplina dei dottorati e un loro aumento di circa 3.000 unità. Si svilupperà l’istruzione professionalizzante e si rafforzerà la filiera della ricerca e del trasferimento tecnologico.

La quinta missione, “Inclusione e Coesione”, con 22,4 miliardi disponibili, intende facilitare la partecipazione al mercato del lavoro, anche attraverso la formazione, il rafforzamento delle politiche attive del lavoro. Investimenti dunque nello sviluppo dei centri per l’impiego e nell’imprenditorialità femminile, con la creazione di un nuovo Fondo Impresa Donna. Rafforzamento dei servizi sociali ed interventi per le vulnerabilità, ad esempio con interventi dei Comuni per favorire una vita autonoma alle persone con disabilità. Investimenti infrastrutturali per le Zone Economiche Speciali ed interventi di rigenerazione urbana per le periferie delle città metropolitane.

La sesta missione, “Salute”, vedrà la disponibilità di 18,5 miliardi, per rafforzare la prevenzione ed i servizi sanitari sul territorio, modernizzare e digitalizzare il sistema sanitario e garantire equità di accesso alle cure. Si investirà nell’assistenza di prossimità diffusa sul territorio ed intende attivare 1.288 Case di comunità e 381 Ospedali di comunità. Si potenzierà l’assistenza domiciliare per raggiungere il 10 per cento della popolazione con più di 65 anni, la telemedicina e l’assistenza remota, con l’attivazione di 602 Centrali Operative Territoriali. Si dovrà aggiornare il parco tecnologico e delle attrezzature per diagnosi e cura, con l’acquisto di 3.133 nuove grandi attrezzature, e nelle infrastrutture ospedaliere, ad esempio con interventi di adeguamento antisismico. Il Piano rafforza duqnue l’infrastruttura tecnologica per la raccolta, l’elaborazione e l’analisi dei dati, inclusa la diffusione del Fascicolo Sanitario Elettronico.
Ieri, 26 aprile 2021, Piazza affari ha chiuso la giornata di scambi in rialzo. L’indice FTSE Mib ha registrato una variazione di +0,52% a 24.513,84 punti. L’indice FTSE All Share è in aumento dello 0,58% a 26.838,77 punti….

Ne siamo certi: il Pnrr avrà un impatto significativo sulla crescita economica e sulla produttività.
«Nel Recovery plan c’è il destino dell’Italia», lo ha detto Draghi e noi ne siamo convinti, ma adesso diamoci da fare affinchè si possa riuscire finalmente ad “Evitare che i fondi vadano solo a monopolisti”, riscoprendo invece “il gusto di un futuro che prevarrà su corruzione, stupidità ed interessi costituiti”.

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