Venerdì 4 luglio al Tribunale di Napoli, dinanzi al gip Giovanni De Angelis, si è svolta l’udienza camerale per l’audizione dei periti chiamati a fare luce sulla morte di Sara Castigliola. E sono emersi aspetti nuovi e altri già noti.
Siamo ormai a quasi quattro anni da quel 30 ottobre 2021, quando la giovane mamma perse la vita dopo il taglio cesareo per dare alla luce una bimba, a causa di una massiccia emorragia.
Gli indagati sono i sei medici dell’ospedale “Rizzoli” Francesco Rando, Domenico Loffredo, Mariantonia Galano, Silvia Galletti, Marcella Marino e Roberto Buonanno, difesi rispettivamente dagli avvocati Fabrizio Rondino e Massimo Stilla, Nicola Albano, Antonio e Maria Antonietta De Girolamo, Gianluca Mari e Luigi Tuccillo. Le persone offese, ovvero i familiari della donna, sono rappresentati dagli avvocati Francesco Pero, Giuliano Di Meglio e Giuseppe Poli. Come è noto, dopo l’opposizione di questi ultimi, la richiesta di archiviazione del pm Ciro Capasso era stata rigettata dal gip De Angelis. Le consulenze di parte avevano infatti rilevato gli errori del primo collegio di periti che aveva escluso responsabilità a carico dei sanitari.
Il nuovo collegio peritale nominato dal giudice è composto dal prof. Gaetano Buonocore, e dai dottori Giuseppe Botta, Oscar Nappi e Michele Chiariello. Successivamente era stato conferito anche l’incarico di ctu al dott. Fortunato Lonardo. All’atto del rigetto della richiesta di archiviazione, il gip aveva indicato i quesiti a cui devono rispondere i periti. Interrogativi che iniziano a trovare risposte.
Scadute le proroghe richieste e concesse dal dott. De Angelis per le operazioni peritali, venerdì sono stati ascoltati gli esperti.
Ebbene, dalla nuova perizia è emerso un distacco di placenta non diagnosticato né al momento stesso in cui si è verificato, né dall’esame autoptico eseguito dai primi consulenti. Eppure risulta trattarsi di una diagnosi semplice, vista la gravità della patologia, ma finora nessuno, né l’equipe chirurgica, né i precedenti ctu e nemmeno i consulenti di parte presenti all’autopsia avevano riscontrato un distacco così evidente. Un aspetto importantissimo sfuggito a tutti gli esperti che si erano occupati in precedenza del caso.
Laddove i nuovi periti si sono dichiarati d’accordo con le conclusioni a cui era giunta la prima perizia, sono le innegabili carenze ospedaliere evidenziatesi. Si è posto ancora una volta l’accento su come in un presidio che accoglie un vasto bacino di utenza, manchino dei presidi di emergenza essenziali e soprattutto è emerso che non ci sia stata una pronta risposta nel momento in cui sono stati richiesti questi presidi. L’elicottero sembra aver impiegato due ore per portare le sacche di sangue e plasma richieste e l’indagine interna non ne ha accertato il motivo.
Il collegio peritale ha poi focalizzato l’attenzione sulla seconda fase dell’emergenza, quando sono emersi tutta una serie di errori legati a ritardate richieste di esami della coagulazione, mancata esecuzione di emogasanalisi e mancato ripristino volemico della paziente: sono state somministrate e richieste tardivamente solo due sacche di plasma a fronte di 20/40 sacche necessarie per sostituire tutti i fattori coagulativi e non è stato mai richiesto né somministrato fibrinogeno.
Ancora, dall’audizione è emerso che dalle 8.30 alle 9.30 la paziente era sveglia e cosciente e che quindi una repentina diagnosi e somministrazione massiva di plasma e fattori della coagulazione avrebbero forse potuto compensare la perdita che si era verificata.
A fronte degli errori diagnostici e terapeutici indicati dai nuovi periti, il dato sicuramente allarmante per quanto riguarda la sanità isolana è che sia i primi che i secondi consulenti hanno concordato sulla conclusione che la mancanza di presidi di emergenza abbia limitato le possibilità di salvezza di Sara.