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venerdì, Marzo 29, 2024

Per la morte di Carmela Gloria, quatto medici del “Rizzoli” accusati di omicidio colposo

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Sono tre i consulenti nominati dal pubblico ministero e che hanno eseguito l’autopsia: Pietro Tarsitano, medico legale; Guido Sciaudone, chirurgo; Antonio Perna, anatomopatologo. I quattro sanitari sono Salvatore Arcamone, Gaetano Castagliuolo, Nicola Causa e Saro Sepe. La causa della morte della ottantenne sarà resa pubblica con il deposito della consulenza, che avverrà tra la fine di giugno e gli inizi di luglio

Paolo Mosè | Nel registro degli indagati per ordine del sostituto procuratore della Repubblica di Napoli Stella Castaldo sono stati iscritti quattro medici dell’ospedale “Anna Rizzoli” di Lacco Ameno. Ritenuti dalle primissime indagini che si sono occupati delle cure all’ottantenne Carmela Gloria, deceduta diverse ore dopo essere entrata prima al pronto soccorso e successivamente trasferita in reparto. L’accusa è ovviamente di omicidio colposo con la “postilla” di aver svolto tale attività nell’esercizio della professione sanitaria e rimarcando che nel caso in cui l’evento «si sia verificato a causa di imperizia, la punibilità è esclusa quando sono rispettate le raccomandazioni previste dalle linee guida e pubblicate ai sensi di legge ovvero, in mancanza di queste, le buone pratiche clinico-assistenziali, sempre che le raccomandazioni previste dalle predette linee guida risultano adeguate alle specificità del caso concreto».

In soldoni, l’iscrizione dei quattro sanitari è un atto dovuto in considerazione di un accertamento irripetibile quale è stato l’esame autoptico sulla salma di Carmela Gloria. E per dare la possibilità ai potenziali responsabili di potersi attrezzare nominando contestualmente al pubblico ministero dei propri esperti affinché potessero assistere all’esame autoptico sulla salma.

Sono attualmente iscritti nel registro della procura della Repubblica i sanitari Salvatore Arcamone, Gaetano Castagliuolo, Nicola Causa e Saro Sepe.

L’ANALISI DELLA CARTELLA CLINICA.
L’esame autoptico è stato eseguito, ma prima di questo il pubblico ministero ha nominato i propri consulenti invitandoli nel proprio ufficio per il giuramento di routine e per sottoporre loro i quesiti ai quali dovranno rispondere entro sessanta giorni dall’incarico ufficialmente disposto. E sono: Pietro Tarsitano, medico legale; Guido Sciaudone, chirurgo; Antonio Perna, anatomopatologo. Tutti e tre i professionisti hanno eseguito l’autopsia. Sono stati presenti a questo importante accertamento irripetibile anche i consulenti nominati dagli indagati. I medici, all’atto della notifica del verbale di dichiarazione ed elezione di domicilio, hanno nominato i propri difensori che li rappresenteranno in tutta la fase delle indagini preliminari, che non sarà affatto breve.

In verità i tre sanitari nominati dalla Procura hanno chiesto ed ottenuto che la relazione conclusiva possa essere depositata dopo sessanta giorni dalla nomina. Salvo qualche proroga, che non è un fatto casuale. In quanto tutti e tre dovranno giungere ad un’unica conclusione che sottoscriveranno. Un compito delicato, che va a valutare le azioni di propri colleghi che operano nell’ospedale pubblico e che hanno avuto in cura direttamente o indirettamente la Gloria. Tutto ciò che è accaduto prima al pronto soccorso e poi nel breve lasso di tempo nel reparto, è riportato nella cartella clinica ove alla fine viene riportato il decesso della paziente e quale è stata possibilmente la causa. Sta tutto qui il processo: la causa. I consulenti vaglieranno l’intera cartella clinica, che è composta dalla data e l’orario di ingresso al pronto soccorso, a cosa è giunto il primo medico che l’ha visitata e quali sono state le scelte per scoprire quale fosse la malattia che provocava forti dolori all’addome. Quale indagini diagnostiche e strumentali sono state eseguite per ordine del medico curante presente al pronto soccorso. Il perché ad un certo punto si è deciso di non far rientrare la donna a casa, ma di disporre l’immediato ricovero nella struttura. Si badi che la signora è giunta al pronto soccorso nel primo pomeriggio del 20 febbraio scorso ed è rimasta, secondo quanto accertato anche in relazione alla denuncia orale, che i sanitari informavano che la donna sarebbe stata trasferita all’una di notte in reparto. Spiegando altresì che era necessario trattenere la paziente per tenerla sotto stretta osservazione. Seguire l’evolversi della malattia e soprattutto predisporre ulteriori accertamenti affinché avvenisse la individuazione certa della causa del malessere.

PRIME INDISCREZIONI.
La sorte o qualcos’altro ha voluto che tutto ciò non avvenisse. Da dopo l’una di notte alle tre e mezza circa qualcosa è accaduto in corsia. Si è arrivati ad una situazione in evoluzione che i medici non sono riusciti ad arginare: la morte della Gloria. Informando i familiari dell’avvenuto decesso nella immediatezza. Una notizia sconvolgente, che i più stretti familiari non si aspettavano. Nulla faceva presagire che l’anziana signora morisse all’improvviso, non avendo fino a quel momento manifestato grosse problematiche cliniche. I soliti acciacchi che venivano agevolmente curati rendendo una vita normale. E’ stato esclusa già da subito la presenza del famigerato Covid-19, il virus che allarma non poco la popolazione di ogni angolo del pianeta. E l’attenzione dei medici scelti dal pubblico ministero si è incentrata nell’andare ad individuare la causa. Del perché si è verificato il decesso. La causa della morte. E’ il quesito principale che è stato posto agli esperti. Insieme a loro altrettanti esperti di lunga data, per aver eseguito centinaia e centinaia di autopsie, che hanno collaborato nell’andare a verificare ciò che è accaduto.

Ufficialmente non si sa ancora a cosa sono giunti il medico legale, il chirurgo e l’anatomopatologo. Ma le prime indiscrezioni comunque sono trapelate. C’è invece il convincimento dei consulenti degli indagati, che sottolineano che la situazione che si era venuta a creare nel paziente non fosse minimamente prevedibile. Tutto si è verificato in rapida successione e con gli strumenti a disposizione del “Rizzoli” difficilmente i medici indagati sarebbero riusciti ad avere un quadro clinico preciso e dettagliato al fine di poter intervenire con gli strumenti tecnici e strumentali a loro disposizione. Dall’altro c’è una versione non ufficiale che precisa che i consulenti del pubblico ministero avrebbero “intercettato” una sofferenza al basso ventre che ne avrebbe complicato il quadro clinico con possibile infarto intestinale. Una situazione imprevedibile, che avrebbe portato rapidamente al decesso della ricoverata. Questo è il quadro clinico su cui dovrebbero lavorare i consulenti. Per dare innanzitutto informazioni chiare al pubblico ministero che è titolare dell’azione penale. Altro compito che ricade sulle spalle dei consulenti è specificare quando e come i singoli indagati si sono occupati della Gloria. Chi ha avuto più responsabilità nel predisporre tutta una serie di accertamenti, chi dei quatto ha “sancito” la causa del malessere e quindi la malattia di cui soffriva. Si dovrà quindi scrivere in questa relazione quali sono stati i compiti ed eventuali errori commessi da ogni singolo indagato. Un passaggio chiave, determinante, perché su quello che diranno i tre consulenti si deciderà sulla sorte di tutti e quattro o di ognuno di essi.

I POSSIBILI SCENARI.
Si capirà leggendo con attenzione la relazione, che verrà depositata presumibilmente entro la fine di giugno prossimo o mal che vada a luglio inoltrato, se si procederà o meno nei confronti di tutti e quattro o alcuni di essi per la ipotesi di reato di omicidio colposo. Come potrebbe verificarsi che di fronte ad assenze di responsabilità non sussistendo negligenza, imperizia ed imprudenza, la procura della Repubblica sottoscriva una richiesta di archiviazione. Che in questo caso deve passare necessariamente per il vaglio del giudice per le indagini preliminari. E nel caso in cui le parti offese (i più stretti familiari che hanno chiesto l’intervento dell’autorità giudiziaria) impugnino questa decisione, si andrà necessariamente alla camera di consiglio. Convocata dal gip con la presenza di tutte le parti interessate per affrontare più compiutamente l’intera vicenda con una verifica delle varie consulenze che nel frattempo saranno state sottoscritte dai vari sanitari e con l’azione conclusiva con l’intervento del pubblico ministero, delle parti offese e dei difensori. E solo allora il gip si pronuncerà e la sua decisione sarà ultimativa, con la definitiva archiviazione, se emergessero profili di innocenza dei medici. Come a volte accade, il giudice per le indagini preliminari può anche disporre di rimettere gli atti al pubblico ministero affinché proceda ad ulteriori accertamenti che vengono elencati in questo caso nell’ordinanza. Come potrebbe lo stesso gip ordinare al pubblico ministero di predisporre la ipotesi di reato nei confronti di tutti o in parte gli indagati, che in  termine tecnico è definita imputazione coatta.

L’ultima chiosa sull’ospedale “Rizzoli”, che immancabilmente troppe volte si ritrova a dover fare i conti con la giustizia e non solo. E’ una struttura, sostanzialmente, non troppo organizzata. In alcuni casi si appalesa una evidente “strafottenza” da parte di quella struttura paramedica che ha maggiori contatti con gli ammalati in modo quotidiano e a ritmo frequente. E’ una struttura che ha appalesate in questi ultimi anni soprattutto una mancanza di rapporto con l’ammalato. Dobbiamo dire uno scarsissimo rapporto umano con chi soffre. In particolare per le persone più anziane, che “impotenti” non riescono a richiamare l’attenzione dei paramedici. Meglio conosciuti come infermieri o simili, che hanno il compito di vigilare nei reparti e che sono retribuiti puntualmente dallo Stato e quindi dagli stessi cittadini. Molte volte quei pazienti più indifesi non riescono a comunicare i propri disagi, i propri malesseri. Figuriamoci per chi ha una certa età e muore silenziosamente in un letto di ospedale, senza nessuno accanto. Come molto probabilmente è avvenuto anche per Carmela Gloria, il cui decesso, come abbiamo scritto all’inizio del servizio, è avvenuto intorno alle 3.30. Senza assistenza proprio per il perdurare dell’epidemia da virus, che di fatto ha impedito ad alcun familiare di poter assistere l’ammalata, come avveniva prima della pandemia. E tutto questo non ha fatto altro che accelerare la solitudine, la sofferenza e lo sconforto di chi è in un letto di ospedale e in età avanzata.

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