lunedì, Novembre 10, 2025

Parracine di Ischia, via libera ai fondi per il recupero: un patrimonio UNESCO tra tutela e sicurezza

Previsti interventi finanziati con procedure semplificate per il recupero di uno degli elementi identitari più forti del paesaggio isolano. Il Fondo straordinario punta a un doppio obiettivo: garantire la sicurezza idrogeologica e salvaguardare un bene riconosciuto patrimonio immateriale UNESCO. Come funzionano i fondi per le parracine

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Il volto dell’isola d’Ischia non è fatto solo di case e strade, ma anche di quelle linee di pietra che da secoli disegnano i pendii e reggono i terrazzamenti coltivati: le parracine. Simboli di un sapere contadino tramandato di generazione in generazione, i muri a secco tornano oggi al centro delle politiche di ricostruzione post-sisma e di tutela ambientale.

Con il protocollo firmato dal Commissario straordinario per la ricostruzione, datato 29 settembre 2025, è stato infatti approvato un nuovo capitolo di spesa che destina fondi specifici al recupero delle parracine crollate o seriamente lesionate.

Le risorse provengono dal Fondo straordinario da 23 milioni di euro, istituito per sostenere gli interventi di riqualificazione energetica e strutturale degli edifici danneggiati dal sisma del 2017, ma rimodulato con una parte destinata a opere di messa in sicurezza del territorio. Le parracine, fondamentali per la tenuta idrogeologica delle colline ischitane, sono state inserite a pieno titolo tra le priorità di intervento, in quanto presidio naturale contro il dissesto e parte integrante del paesaggio agricolo tradizionale.

Gli uffici tecnici comunali saranno il punto di riferimento per la presentazione delle pratiche, con procedure semplificate simili a quelle già sperimentate con il Superbonus: sarà sufficiente una CILAS o una SCIA edilizia per dare avvio ai lavori. In questo modo, i piccoli proprietari terrieri e le famiglie che ancora coltivano vigne e orti avranno la possibilità di ripristinare i muri franati senza dover affrontare trafile burocratiche infinite.

L’intervento assume anche un valore simbolico. Le parracine non sono semplici manufatti in pietra: rappresentano un elemento identitario riconosciuto dall’UNESCO come patrimonio culturale immateriale dell’umanità, in quanto testimonianza di una tecnica costruttiva capace di coniugare funzionalità e armonia con l’ambiente. Ogni blocco posato a secco racconta una storia di fatica e resistenza, un sapere antico che ancora oggi garantisce stabilità ai versanti e fertilità ai terreni.

Secondo le prime stime, i fondi disponibili potranno coprire centinaia di interventi diffusi sull’intero territorio isolano, dalle colline del Cretaio fino ai versanti di Forio, passando per le aree rurali di Serrara e Barano, dove il rischio idrogeologico è più marcato. I contributi saranno erogati sia in forma aggiuntiva a quelli commissariali, per sostenere i cittadini nei costi non coperti, sia in forma sostitutiva, con la possibilità di superare del 50% i limiti di spesa previsti dalla normativa ordinaria.

Il Commissariato ha voluto sottolineare che il recupero delle parracine non rappresenta solo un’opera di manutenzione, ma un investimento nella sicurezza collettiva e nella qualità del paesaggio. L’esperienza drammatica delle alluvioni del novembre 2022, quando la rottura di muri a secco contribuì al cedimento dei versanti, resta ancora viva nella memoria degli isolani. Garantire la stabilità dei terrazzamenti significa prevenire nuove tragedie, proteggere le case a valle e preservare la vocazione agricola dell’isola.

In conclusione, i fondi appena stanziati offrono un’opportunità concreta per restituire dignità e forza a uno degli elementi più autentici dell’identità ischitana. Un’occasione che richiede rapidità d’azione e collaborazione tra istituzioni e cittadini, perché le parracine possano continuare a resistere al tempo e alle intemperie, rimanendo non solo muri di pietra, ma vere e proprie colonne portanti della memoria e del futuro dell’isola.

Patrimonio dell’UNESCO. Le parracine, i muri che raccontano l’anima di Ischia

Le parracine sono i tradizionali muri a secco che caratterizzano il paesaggio agricolo ischitano. Costruiti con pietre di tufo o di lava, incastrate senza alcun legante, hanno svolto per secoli una duplice funzione: contenere i terreni agricoli sui pendii e, allo stesso tempo, disegnare il profilo dell’isola con linee armoniose.

La tecnica è antichissima. Gli storici la fanno risalire almeno all’epoca greca e romana, quando la coltivazione delle vigne e degli orti richiedeva sistemi ingegnosi di terrazzamento per sfruttare i versanti collinari. Da allora, il sapere è stato tramandato oralmente e con l’esempio pratico: i contadini imparavano a posare le pietre osservando i più anziani, in un rituale che univa lavoro e comunità. Oggi le parracine non sono soltanto un retaggio del passato, ma un bene riconosciuto a livello internazionale. L’UNESCO, nel 2018, ha inserito l’arte dei muretti a secco tra i patrimoni culturali immateriali dell’umanità, sottolineandone il valore universale in termini di sostenibilità, equilibrio con l’ambiente e resilienza.

La loro importanza va oltre l’estetica: le parracine trattengono i terreni, impediscono frane e smottamenti, regolano il deflusso delle acque piovane e preservano i microclimi indispensabili per la viticoltura e l’agricoltura isolana. In altre parole, non sono solo muri, ma infrastrutture naturali costruite dalla pazienza e dall’ingegno contadino.
Nella memoria collettiva degli ischitani, ogni parracina custodisce anche un frammento di vita: le giornate passate nei campi, le stagioni della vendemmia, i racconti dei nonni. Sono parte integrante del paesaggio dell’anima dell’isola, tanto quanto il mare o il castello Aragonese.

Come funzionano i fondi per le parracine

Il Fondo straordinario da 23 milioni di euro, istituito dal Governo e gestito dal Commissariato straordinario per la ricostruzione, prevede due linee di intervento che riguardano direttamente il ripristino delle parracine danneggiate:
La prima modalità è quella del contributo aggiuntivo, pensato per coprire le spese residue a carico dei cittadini dopo l’erogazione dei contributi commissariali ordinari. In questo caso, il fondo interviene a sostegno delle famiglie che non riuscirebbero da sole a completare i lavori di ricostruzione dei muri a secco.
La seconda modalità è il contributo sostitutivo, che offre un’alternativa ai contributi commissariali classici. Qui l’agevolazione è più ampia: i limiti di spesa vengono aumentati del 50% rispetto alla norma, permettendo così di affrontare interventi più complessi e costosi.
Un elemento importante è la semplificazione delle procedure: per accedere ai fondi basterà presentare una CILAS o una SCIA edilizia presso il Comune competente, evitando lunghe trafile burocratiche. La filosofia è quella di agire rapidamente, considerata la delicatezza del territorio isolano e la necessità di rafforzare i versanti in vista delle stagioni autunnali e invernali, spesso segnate da piogge intense.
Sul piano pratico, questo significa che proprietari di terreni agricoli, piccoli viticoltori o famiglie che hanno appezzamenti sostenuti dalle parracine potranno chiedere l’accesso ai contributi senza essere scoraggiati da tempi infiniti o da eccessivi oneri economici.
In sintesi, il meccanismo è costruito per garantire sia la tutela del paesaggio rurale sia la sicurezza idrogeologica, trasformando un sapere antico come la costruzione dei muri a secco in una risposta moderna ai rischi del dissesto.

  • Articolo realizzato dalla Redazione Web de Il Dispari Quotidiano. La redazione si occupa dell'analisi e della pubblicazione fedele degli atti e dei documenti ufficiali, garantendo un'informazione precisa, imparziale e trasparente. Ogni contenuto viene riportato senza interpretazioni o valutazioni personali, nel rispetto dell’integrità delle fonti e della veridicità dei fatti.

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1 COMMENT

  1. una cosa non si riesce a capire—chi dovrebbe “fare le parracine”?????? le imprese edile forse?ma i maestri muratori-bravi al massimo-sono all ‘altezza di lavorare le pietre verde loro che sono abituati alla malta e al cemento ?per mettere in opera le “parracine”si ha bisogno del…” masto parracinaro ” o del contadino che ha sempre riparato o rifatte le vecchie parracine “” questi personaggi hanno i titoli e la partita iva per poter effettuare fatture che necessitano per i contributi da poter riscuotere ????datevi una calmata —se volete davvero sistemare le parracine andatevi a guardare sui comuni le opere svolte e come si svolgevano le operazioni dei contributi negli anni sessanta—vi posso assicurare che in quei tempi anche i boschi sulla montagna diventarono vitigni e tutto terrazzato davvero …

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