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giovedì, Aprile 25, 2024

Palamaro, Scotti, Mazzella e Migliaccio: sorride l’isola delle stelle Michelin

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Pasquale Raicaldo | Un popolo di santi, poeti, navigatori? Macché, soprattutto chef. Di alto livello. Perché Ischia conferma il suo affollato firmamento, roba daguinness. E alla presentazione della sessantunesima edizione della mitica guida Michelin arrivano tutte le conferme che attendevamo. Più una gustosissima novità. In attesa, naturalmente, che la famiglia si allarghi e chi già vi fa parte – in particolare il predestinato Pasquale Palamaro – raddoppi. Questione di tempo, dicono gli addetti ai lavori: la seconda stella, all’Indaco, arriverà.
Ma andiamo con ordine. Sono quattro gli chef isolani stellati premiati a Milano ieri, una soltanto – tuttavia – la struttura sul nostro territorio che, dopo il crollo del “Mosaico” del Manzi, tiene alta la bandiera dell’isola: l’Indaco del Regina Isabella, con il giovane e lanciatissimo Pasquale, classe 1978, reduce da un tour in giro per il mondo, dal Brasile al Medio Oriente. Ambasciatore di Ischia, ama intrecciare tradizione e innovazione. E lo fa, complice il pieno appoggio dell’ingegnereGiancarlo Carriero, nel tempio del turismo di casa nostra, lì dove partì il progetto di Angelo Rizzoli. Segni particolari? E’ uno in grado di chiamare a raccolta, senza invidie, tutti i suoi colleghi quotati (compreso l’amico fraterno Nino Di Costanzo) per una serata “safari” da leccarsi i baffi.
Ma la vera novità è rappresentata da Emanuele Mazzella del Vespasia del Relais & Chateaux Palazzo Seneca di Norcia, che conquista la sua prima stella. Allievo di Nino Di Costanzo, lo chiamano – in Umbria – “lo chef venuto da Ischia”. Lui, che fin da piccolo si appassionò alla cucina, prima attratto dai profumi dell’orto del papà e poi tra i fornelli con la mamma, è un perfezionista. E la notizia del riconoscimento ha esaltato Norcia, piccolo comune a pochi chilometri da Perugia, e l’intera Umbria. La cucina del nostro Emanuele unisce tradizione ad innovazione, fondendo i migliori prodotti gastronomici e vinicoli del territorio con le eccellenze di altre regioni e facendo del ristorante una vera e propria vetrina multisensoriale, un luogo autentico, permeato dall’armonia “benedettina” tra cielo e terra, buon cibo, con interior design ricercato ma semplice e un’ospitalità professionale e familiare.
Ma parlano ischitano anche le stelle di Andrea Migliaccio, di stanza al ristorante “L’Olivo” di Anacapri e di Crescenzo Scotti, che conferma il riconoscimento attribuito alla cucina de “Il Cappero”, alle isole Eolie.
In attesa che il bistellato Nino Di Costanzo trovi una nuova collocazione (lontano da Ischia, pochi dubbi), l’isola conferma dunque il suo magic moment improntato all’altra qualità. Con un contingente di chef di prim’ordine, destinato a crescere nei prossimi anni: sono numerose, in effetti, le realtà che puntano con forza alla ristorazione gourmet e, secondo gli addetti ai lavori, avrebbero le carte in regola per aspirare presto all’agognata stella ( tra questi, anche “La Lampara” dell’hotel Miramare di Ischia, “Umberto a mare”, “Giardino Eden” ).
Intanto, il galà di ieri ha incoronato l’Italia (con 334 ristoranti si conferma come la seconda selezione più ricca al mondo: 288 con una stella, 38 con due stelle, 8 con tre stelle), ma soprattutto la Campania (che con tre new entry per un totale di 37 ristoranti stellati, si posiziona sul secondo gradino del podio tra le regioni, seconda solo alla Lombardia). Per tacere di Napoli, che conquista il podio di provincia italiana più stellata con 20 ristoranti.
Ischia recita un ruolo di primo piano, benché alcuni dei suoi talenti siano in fuga. Per scelta o costrizione. Dietro l’angolo, Andrea Migliaccio, nell’isola cugina eppure così distante. Uno che ha iniziato cucinando, piccolo, con la nonna materna. «I suoi pranzi della domenica, già. Pasqua, Natale, profumi e odori». Nasce tutto per gioco e per curiosità. «Sì, quella è stata la molla che mi ha spinto verso il mondo della cucina già verso i 10 anni, ed essendo di Ischia cominciare nelle strutture alberghiere nei mesi estivi è stato facile. Ho respirato da subito il mondo della gastronomia e dell’hotellerie». Un maestro d’eccezione, poi: «Beh, ho avuto la fortuna di cominciare con Nino di Costanzo, a 17 anni, al Miramare. Lui era poco più grande di me ed era molto innovativo, giovane e coraggioso. Facevamo tanti matrimoni ma senza buffet mastodontici, siamo stati fra i primi hotel a proporre un servizio personale. A vent’anni ho lavorato a Roma all’Eden, poi da Antonio Guida in Toscana, tecnica francese applicata alla cucina toscana, nel 2005 ero a Capri dove ho affiancato Oliver Glowig per quattro anni in estate, mentre in inverno lavoravo fra la Spagna e la Francia». Il resto è cronaca. Dicono sia un Re Mida della ristorazione: a L’Olivo, ristorante gourmet del Capri Palace Hotel, ha raccolto l’eredità di Oliver Glowig, confermando le due stelle. Ma poi ha guidato sin dall’apertura (2009) anche il “Riccio”, di proprietà dello stesso gruppo, due passi dalla Grotta Azzurra, gettando le basi per il raggiungimento della sua prima stella Michelin nel 2013. E dal 2011 il cuoco è executive chef del ristorante  “Capri” di Zermatt, in Svizzera, un’altra stella. Serve altro?
Più lontano, Crescenzo, che neanche a farlo apposta proprio stasera impreziosirà lo show coking in programma alle Alchemie per “Alchemie in circle”.
Lui, Crescenzo Scotti, voleva fare il muratore, come papà Domenico. Perché i primogeniti, si sa, crescono con un chiaro modello di riferimento. «Non c’è futuro nell’edilizia, devi fare il cuoco» lo ammoniva il padre, allontanandolo severo dalla betoniera. «E ha avuto ragione», racconta. Perché dallo scorso anno c’è posto anche per lui nell’Olimpo degli chef di tutta Italia. Lui che, tanto per gradire, non pare avere troppi peli sulla lingua. «Ischia? C’è un’isola che pensa troppo alla logica del profitto. C’è un panorama che è figlio degli errori del passato, degli anni della prosperità, in cui non pianificavamo il nostro futuro turistico. Oggi, le strutture pensano troppo alla quantità e poco alla qualità. E così i giovani vengono inquadrati in strutture che il più delle volte non forniscono loro la possibilità di esprimersi. Sarebbe così bello, se una realtà come la nostra isola desse fiducia ai suoi talenti». E le stelle si poserebbero tutte qui.

1 COMMENT

  1. Una gioia leggere di miei compaesani e colleghi premiati dalla stella Michelin e spero che Palamaro ad Ischia riesca a raddoppiarla. Per gli Ischitani al di fuori dell’isola il discorso è molto più facile e di sicuro prosieguo in quanto avranno molti più clienti che girano con la guida Michelin in tasca e non devono prendere il traghetto ma parcheggiare la loro auto.

    Ma parliamo di ciò che ci interessa direttamente Ristorante Indago con lo chef Pasquale Palamaro di cui ancora non sono riuscito a provare le sue creazioni e lo farò ben presto, o meglio parliamo delle stelle Michelin ad Ischia che non ci sono più. Il Ristorante il Mosaico dei Fratelli Polito all’Hotel Manzi con lo straordinario amico e chef Nino Di Costanzo, di cui si indica come disfatta, aggiunto alla prima stella Michelin ad Ischia di Libera e Giovanni Iovine del Ristorante Il Melograno. Parliamo di loro che vengono indicati come una battaglia persa per aver chiuso i propri ristoranti stellati. IL Melograno ha chiuso anche perchè la bravissima Libera Iovine aveva un problema al braccio ed era sofferente nel continuare questo duro lavoro da Chef. Ma il motivo principale che nessuno cita ed io conosco bene per poter continuare con una stella Michelin e peggio ancora con 2 stelle Michelin e molto semplice, “Ischia non è più un riferimento turistico esclusivo ” e non essendo su terraferma, non c’è la classica deviazione del viaggio per gustare un Ristorante stellato sarebbe troppo complicato essendo un’isola. Se siete logici sapete che significa, e la risposta è in queste poche righe. Non siamo più esclusivi e ricercati come 20 anni fa a causa della becera clientela che gira in strada. Chi usa la Michelin è abituato a città e paesi dove ci son piazze e strade con gente elegante e non chiassosa o volgare come noi abbiamo portato in questi ultimi dieci anni….. si! mi ci metto anche io proprietario del Ristorante Alberto dal 1940 la terza generazione, che non ho colpe non avendo case da fittare o camere da fittare. Dove ho lavorato duro per avvicinarmi alla stella Michelin nel 2006 premiato tra i 15 migliori in Campania sulla guida dell’Espresso, e dove gia nel 2007 vidi i primi crolli di qualità dei turisti privati ad Ischia di un certo rango e qualità. Poi come tutti sappiamo la bolla americana in borsa a fatto il resto creando una crisi mondiali ormai storica , unita al nostro personale fallimento Ischitano di avere praticamente cacciato gli ultimi clienti di Lusso. Cari Signori se ad Ischia non torna il lusso le stelle non brillano. Io so bene quanto costa al proprietario del Ristorante stellato tenerlo in vita, costa moltissimo e il prezzo minimo qui ad Ischia non scende sotto gli € 100 a persona per non fallire. Ricordi lontani per me il 2007 ultime medie da €100 senza stella ed ero pieno. Da 4 anni la Michelin mi ha premiato con 2 monetine il simbolo di qualità a prezzi vantaggiosi ecco la nostra nuova stella Ischitana. Se dovessero darmi la promessa di stelle non l’accetterò. Dovrò rifiutare con le lacrime visto che la nuova ristorazione quella creativa ad Ischia è stata lanciata dal 1992 da noi tre ” Ristorante Alberto, Ristornate Melograno, Ristorante Umberto a mare” dietro c’era il vuoto, e tutti e tre abbiamo attuato la Michelin style come riferimento lavorativo. Cantine sui 400 vini, servizio in sala di alto livello, materie prime di primo ordine ( io non ho il congelatore da sempre ), affiancato a giri perenni nei migliori ristoranti europei e italiano molte volte lo facevamo insieme. Degustazioni in cantine, corsi somelier etc. ed eravamo molto uniti. Un periodo bellissimo di complicità tra ristoratori dove abbiamo alzato il livello Ischitano in maniera notevole. In particolare Il melograno con la prima stella Michelin ad Ischia e sulle isole campane. Io addirittura nel 1996 sono stato un dei primi a replicare la cucina destrutturata di Ferran Adrià ( il miglior Chef al mondo per decenni ) con le spume ( eliminate dopo 2 mesi, visto che un Nonnina mi disse buone ma non mi sembra di stare ad Ischia ) presi i sifoni e li chiusi in cantina. Rispetto della storia di mio Nonno e della tradizione storica dei 76 anni di ristorazione del Ristorante Alberto. Che vi voglio dire ???? che fin quando i turisti di lusso quando sentono il nome Ischia e danno cenno di storcere il naso le stelle sono offuscate, e non per colpa dei Ristoratori o degli Chef, ma per colpa della politica autodistruttiva della non qualità ad Ischia e per favore non dite il contrario fate un giro no a Sharm el Sheikh, ma a Montecarlo, Parigi, Londra, Sant Pietorburgo e periferie di Francoforte, per favore solo li capirete cos’è il sevizio di lusso in Hotel e Ristoranti e negozi e bar. Creare un’atmosfera elegante in quartieri e cittadine.
    Allora ??? perche Hotel Manzi doveva sacrificarsi da solo ?? per tenere le 2 stele Michelin ?? anzi è stato criticato da tutti, come anche il Ristorante il melograno non veniva visto di buon occhio, addirittura frenato burocraticamente . ALLORA ??? IAMM IAAAA
    Ischitani usiamo la logica, anche io come ho fatto nel mio piccolo mi sono dovuto adeguare alla mediocrità turistica Ischitana ma non ho mai lasciato l’alta qualità rimango senza congelatore ho 100 vini e non 400, da 10 dipendenti a 6 dipendenti etc. abbassando i prezzi che potevo. Ho fatto questo con molta rabbia dato il duro lavoro iniziato dal 1992, se avevo la stella la perdevo , ci sono parametri che non puoi abbassare per avere la stella Michelin, ma se non lo fai, fallisci. Siamo mediocri ! con punte di eccellenza che ancora combattono per non morire. La password del successo?? è qualità e complicità come facemmo noi 3 Ristoratori negli anni 90. Dobbiamo essere uniti con tutte le associazioni e collaborare. ” Mors tua vita mea ” appartiene al medioevo, il mondo è un sistema…. ma Ischia no!

    Giovanni Mattera Ristorante Alberto Ischia
    Chef e fotografo

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