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venerdì, Aprile 19, 2024

OGGI SPOSI (omaggio ad Anna e Franco)

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Peppe Brandi |  “Abbiamo ricevuto tanto dalla vita, ora è giusto che qualcosa restituiamo”. Questa è stata la riflessione di Franco ai miei complimenti per il 50° del loro matrimonio, e all’iniziativa di evitare i soliti regali e di devolvere alla ‘Casa di Tonia’ le offerte che, in forma anonima, sarebbero pervenute agli sposi. Franco, quando vuole, sa come entrare nei cuori, e sa fare la cosa più giusta nel momento più indicato. Colto e sensibile ha ripudiato l’abbrutimento che la pratica politica reca in se come un germe cattivo, potendo contare su una compagna di vita che, proprio come una ‘umile ancella’, gli è stata accanto nei momenti solenni ma anche nelle inevitabili tribolazioni che la vita dissemina lungo il suo cammino. ‘Ubi Gaius, ibi Gaia’, è una formula matrimoniale latina, pronunciata dalla sposa allo sposo e significa ‘Ovunque tu sia lì io sarò’ e le cose che ti rendono felice, rendono felice anche me. Così Anna, sempre presente, dolce e combattiva, serena e generosa ha completato il suo uomo, inverando l’antica massima ‘Accanto a un grande uomo vi è sempre una grande donna’. E poi i figli: tanti, belli e intelligenti. Preannunciati dal telegramma, che fu recapitato a casa Iacono alla vigilia del rientro dal viaggio di nozze  alla ‘Villa al mare’ (non vi svelo la località per quel tanto di misteriosità) che così laconicamente informava:  ‘Siamo di  ritorno io, Anna e Vitucciello’.

Ma Francesca bruciò tutti sul tempo presentandosi prima al traguardo. E venne in soccorso a Franco sempre l’antica massima: ‘Chi bbona razza vuo’ fa’, ca’ femmena add’accumnzà’. E così è stato ed è tutt’ora visto che la figliolanza cresce e cresce bene. Michelino Longobardo, maschilista inveterato e collega bancario alla notizia della nascita della primogenita si limitò a dire: ’Poca festa’. E quando Anna diede alla luce una sfilza di ‘masculoni’, Michelino prudentemente si scansò dal fare regali perché, di questo passo, si sarebbe ridotto sul lastrico. E gli amici, i colleghi bancari, le frequentazioni politiche e poi l’impegno tra i socialisti, lui nenniano di ferro, sempre per gli altri, lo sport praticato e poi diretto, tanti i momenti felici e da ricordare, non ultimo un’immersione culturale nel mondo del melodramma. Anna e Franco pronti a organizzare puntate al Teatro di San Carlo o alla Scala, generosi pedagoghi, capaci di intessere e mantenere sempre vivi i rapporti con gli altri, felici di rendere felici. La casa sempre aperta, ora come allora, per festeggiare una qualsiasi ricorrenza. Incontri in montagna o al mare, in rumorosi ristoranti o nell’intimità della pace domestica, tutti piegati verso un unico obiettivo: stare insieme. In fondo Franco ha un unico difetto: un bisogno smodato di sentirsi amato. E come si fa a non amarlo? E accomunare in questo sentimento cosmico l’altra metà del cielo? Si, lo confesso, vi amo. Amo la vostra rumorosa tribù, e, per autorità derivata, i vostri amici che fanno a gara a mostrare le patacche del tempo. Chi vanta frequentazioni ventennali, chi trentennali e chi quaranta e cinquanta ma sol io posso intonare l’aria di Gerard nell’Andrea Chenier, ma solo per l’incipit:

son sessant’anni, o vecchio, che tu servi!

C’incontrammo tra i banchi di scuola di quella quarta ginnasiale nel ’56. E d’allora ci unì e divise lo sport calcistico, la passione politica, ma rinsaldò la nostra amicizia il lavoro bancario, il melodramma, il gusto delle cose belle. Tu planavi col passo dell’aquila ed io arrancavo come un passerotto. Oggi ti facciamo corona, amico mio. Gli amici senza tempo, idealmente, accomunano te e Anna in un unico abbraccio e un solo evviva, e, come i calciatori e i dirigenti sportivi, sollevano, a più riprese, il coach vincente di un campionato di calcio, così noi, sempre idealmente, facciamo con voi due che avete vinto il campionato dell’amore. Ma non finisce qui. Chi pensa che questo scritto percorra sentieri crepuscolari. come chi della vita ha visto tutto, si sbaglia di grosso. Lungo tempo ci attende, dobbiamo impegnarci per i nipoti, e, perché no, anche per i pronipoti. Diamoci obiettivi di lunga distanza e fate come mia madre che, al Vescovo Pagano, confessò, lei settantenne, di pregare tutte le sere il buon Dio di allungarle la vita fino a vedere sposato il nipote prediletto Gioele che aveva visto la luce da pochi giorni. E, siccome la Grazia di Dio vi ha riempiti di doni lo stesso buon Dio vi darà la forza di proseguire il cammino e spargere lungo il percorso:

pace e gioia, gioia e pace per mill’anni.*

*Ho voluto chiudere questo breve omaggio ad Anna e Franco con un verso tratto dal Barbiere di Siviglia di Rossini, quando il Conte d’Almaviva, per poter incontrar la sua Rosina, ricorre a uno stratagemma facendosi passare per don Alonso maestro di musica allievo di don Basilio.

Questo perché la prima opera a cui ho assistito, grazie ad Anna e Franco, è stato l’Elisir d’amore di Donizetti. Un’opera buffa la prima come la seconda. Nelle opere buffe l’argomento dell’amore viene trattato con grazia, ironia e leggerezza, destinando a questo sentimento un finale vincente. Tanto a differenza di quei grandguignoleschi melodrammoni dove la morte la fa da padrona. Ma, siccome la vita di Anna e Franco è un susseguirsi si gesti d’amore ho pensato che loro due sono il prototipo dell’Inno alla vita (madre Teresa di Calcutta)

La vita è bellezza, ammirala: La vita è un’opportunità, coglila:
La vita è beatitudine, assaporala. La vita è un sogno, fanne una realtà.
La vita è una sfida, affrontala. La vita è un dovere compilo.
La vita è un gioco, giocalo. La vita è preziosa, abbine cura.
La vita è una ricchezza, conservala. La vita è amore, donala.
La vita è un mistero, scoprilo. La vita è promessa, adempila.
La vita è tristezza, superala. La vita è un inno, cantalo.
La vita è una lotta, accettala. La vita è un’avventura, rischiala.
La vita è felicità, meritala. La vita è la vita, difendila.

 

 

1 COMMENT

  1. L’espressione “umile ancella” non mi è piaciuta, ma devo convenire che quando mette penna in carta Peppe Brandi è un trascinatore:cultura, storia, aneddoti e reminiscenze del tempo che fu, sono una vera goduria. Aspetto ancora con tanta speranza che si decida a pubblicare un volume con tutti i suoi scritti.

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