gli editoriali del direttore

Non si possono tenere due morti sulla coscienza: L ’incubo che torna per Claudia Sasso

By Redazione Web

August 04, 2019

Gaetano Di Meglio | La tragedia di Xhemal non può e non deve passare sotto silenzio. Come tutte le altre. Il 9 maggio, pochi giorni fa, abbiamo pianto, con dolore, la morte di Francesco Taliercio. Uno di noi, un tifoso, un ragazzo di Lacco Ameno, un figlio di tutti noi. Allo stesso modo, oggi, 4 agosto, dobbiamo sentire lo stesso dolore per Xhemal, figlio di Ischia. Allo stesso modo.

Ma senza fare troppi paragoni, questa storia, ha un peso maggiore. Un senso di rabbia che va controllato. Ad uccidere Xhemal, secondo una prima ricostruzione è stata l’auto guidata, in pieno giorno (erano più o meno le 17.30) da Claudia Sasso. Una donna di Ischia che vive, immagino, il peso del suo passato. E che ora ha bisogno di aiuto.

L’auto di Claudia andava in direzione “semafori”. Xhemal anche, ma camminava sulla sua destra, sull’altra corsia. A piedi, vicino al muretto, sotto al muro, lì dove ci sarebbe bisogno di un marcia piede. Claudia perde il comando della propria Peugeot e colpisce, da dietro, il giovanissimo Xhemal. Per lui una morte immediata. L’auto viene sequestrata con la quarta ingranata.

Ma se Xhemal può essere Francesco, Claudia non è Davide. Lui, di notte ubriaco; lei di giorno, forse, distratta. Ma la verità che dobbiamo imparare oggi è che oltre a non fare paragoni su quelli che sono i singoli casi, dobbiamo iniziare a fare qualcosa di serio per evitare di piangere ancora.

Negli ultimi mesi, spesso, ho letto e sentito le solite scemità locali (anche e soprattutto quelle dei convegni) che ripercorrono i luoghi comuni di sempre: bus, strisce pedonali, traffico, velocità, disattenzione. Eppure questa ulteriore tragedia non ha nulla a che fare con le solite amenità che i finti addetti ai lavori locali usano per rendere roboanti i loro interventi.

100 metri prima del luogo della morte di Xhemal, spesso, ci sono dei fiori che ci ricordano il posto di un altro incidente mortale. Una donna e un anziano signore. Sempre di giorno, nessun alcol, nessuna droga, nessuna folle velocità. Due mesi fa, proprio la, dove è morto Xhemal, una distinta Signora di Ischia sbaglia manovra, urta un auto in sosta e si capovolge. Nessun ferito, tanta paura. E ieri? Ieri si correva, forse. Ieri nessuno aveva fatto uso di sostanze stupefacenti. Xhemal camminava a piedi mentre Claudia guidava per la sua strada. Andavano entrambi nella stessa direzione per vivere una tragedia che ora diventa enorme. Perché se Claudia dovrà affrontare, oltre al processo per omicidio stradale aggravato, anche il ritorno dell’incubo di Raffaele Mira. L’altro pedone investito. L’altra vita stroncata con l’auto di Claudia. Nel 2012 era una Smart, ieri una Peugeot 208.

Così, mentre Claudia si trova a fare i conti con il presente e con il passato, noi dobbiamo capire dobbiamo iniziare a fare i conti con il futuro. Il futuro delle nostre strade. Conti che deve fare la nostra comunità. Soprattutto quella della pubblica amministrazione che assume le decisioni e che, oggi più che mai, dovrebbe capire che è arrivata l’ora di fare sul serio con la nostra viabilità. Invocare tavoli permanenti, conferenze di servizi o riunioni in prefettura serve a poco. Serve, invece, una riflessione generale sui pericoli delle nostre strade. E questa riflessione non la possiamo far fare a chi, fino ad oggi, non ha saputo dare risposte. E non è una questione del singolo amministratore, del singolo comandante della polizia municipale, ma deve essere del singolo automobilista.

L’incidente di oggi è frutto di circostanze che non avremmo mai considerato in un piano per garantire sicurezza stradale. E, come beffa, smentisce tutti i luoghi comuni che portiamo avanti. Maggiori controlli, tutor, autovelox e quant’altro vengono resi inutili dalla crudeltà delle immagini della morte di Xhemal. Una morte tragica che, però, non deve passare sotto silenzio. Come tutte le altre. Perché ogni morte ha bisogno di essere ricordata. Ogni vittima della scia di sangue che riga le nostre strade ha lo stesso valore. Il problema strade è di tutti ed è la prima emergenza che dobbiamo affrontare. Senza attendere oltre.