Davide Conte | E’ stato bello leggere Nicola Mattera ieri mattina sull’edizione cartacea del nostro Quotidiano, a proposito dello stato di abbandono (degrado proprio non mi va giù) del Borgo d’Ischia Ponte.
Per cultura e modus vivendi, sono abituato a dire sempre e comunque ciò che penso. Ebbene, credo che non pochi Ischitani siano stati sorpresi dall’intervento di Nicola; uno scritto decisamente forte e fuori dagli schemi che val la pena considerare. Ma perché tutta questa sorpresa?
Molti Ischitani, pensando alla famiglia Mattera (proprietaria della quasi totalità del nostro simbolo per antonomasia), sono pervasi da un sentimento di invidiosa deferenza, giudicando la sua condizione quale indiscutibile privilegio nel possedere un bene del genere. E in effetti è proprio la proverbiale riservatezza dei Mattera che attraverso una visione tanto superficiale quanto ricorrente, dà a tutti l’impressione di un gruppo di eletti trincerati nella loro turris eburnea a viverne passivamente i vantaggi.
Orbene, premesso che per chi conosce bene i Mattera, sono ben noti i sacrifici che sostengono costantemente da anni per tenere in piedi in modo decoroso un monumento che, in mano ad un’amministrazione pubblica (specie come quella attuale) avrebbe fatto certamente una brutta fine, l’intervento di Nicola ha rappresentato la risposta migliore a questo genere di considerazioni. L’Architetto, seppure con qualche tecnicismo di troppo e con alcune menzioni che al suo posto mi sarei risparmiato (non perché inappropriate, ma per mantenermi equidistante da tutti gli attori del Borgo), ha decisamente centrato il punto: uscire allo scoperto, guardare oltre il proprio orticello, tendere alla qualità, sono gli appelli principali lanciati da Nicola. Appelli che –mi consentirà- non possono e non devono essere limitati ad Ischia Ponte, ma estesi su tutto il territorio isolano, che come ho più volte avuto modo di scrivere, ne ha indifferibile bisogno.
Un piano organico che veda magari proprio il Borgo come capofila, richiede di “fare sistema”; cancellare dalla nostra mente il concetto dell’ospitalità come mero “servizio a pagamento” necessita un approccio da destination management che vada oltre la volontà politica, ma richieda una condivisione assoluta da parte di tutti, ad ogni costo. Lo abbiamo detto e scritto più volte: non v’è benessere per il turista se prima non sia il residente a goderne. E se oggi Ischia non riesce a svoltare, questo è innanzitutto colpa di un processo di trasformazione socio-economica troppo repentina di cui tutti abbiamo beneficiato, ma che oggi potrebbe rivelarsi il classico boomerang, un’arma letale di cui ciascuno di noi ignorava –o non capiva- l’esistenza e la consistenza e che i sistemi di difesa (?) dell’attuale classe dirigente sembrano impossibilitati (o incapaci) a neutralizzare.
A Nicola Mattera, come a tutti gli Ischitani di buona volontà, sento di rivolgere l’invito a partecipare a 4WARD ISCHIA, sabato 25 ottobre (prenotazioni gratuite su www.eventbrite.it). Cominciare a parlarne s senza qualsiasi genere di lacciuolo ma con la consapevolezza dell’impellenza e il conforto competente di relatori d’indiscusso valore, potrebbe rappresentare un indiscutibile punto di partenza per il cambiamento che tutti auspichiamo. Un processo, questo, che per tutti, nessuno escluso, impone di metterci la faccia.
Nicola, Ischia, make a change! Together!
turris eburnea — un’arma letale di cui ciascuno di noi ignorava –o non capiva- l’esistenza e la consistenza e che i sistemi di difesa (?) dell’attuale classe dirigente sembrano impossibilitati (o incapaci) a neutralizzare.– 4WARD ISCHIA — make a change! Together! —
Ciao Davide si vede bene che hai studiato alla Harvard University, ma perchè non scrivi in italiano?
Per così poco? 🙂