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Natale fin quando vuoi | #4WD

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Daily 4ward di Davide Conte del 24 gennaio 2020

Non sarà certo un argomento di fondamentale importanza per l’umanità. Forse, al momento, mi preme più che le gelaterie Grom pare verranno presto definitivamente chiuse dalla Unilever che le acquisì pochi anni fa e che mentre molti dipendenti perderanno il loro lavoro, io per fortuna sarò privato solo del piacere del mio gusto preferito (si chiama “Crema come una volta”). Tuttavia, vorrei mi spiegaste il senso di un albero di Natale pagato coi soldi pubblici che permane al centro di una piazza, per giunta regolarmente acceso nelle ore notturne, quando si è ormai giunti alle porte di febbraio.

Guardate, io non credo nella malafede ad ogni costo, ma nell’incapacità assoluta sì. E quel che noto è che qualsiasi modo di rapportarsi ai compiti del proprio ruolo da parte di una certa classe dirigente trabocca di pericolosa, oltraggiosa e contagiosa incapacità. Come se, da qualche anno a questa parte, una sorta di epidemia coinvolgesse chiunque sieda su quelle poltrone, al punto da apparire sistematicamente incapace, inefficiente e, spesso, anche di pessimo gusto, molto peggio della battuta poco elegante di Berlusconi con la Santelli, candidata di centrodestra alla presidenza della Calabria (“La conosco da ventisei anni, ma non me l’ha data”).

Non si può definire diversamente, se non di pessimo gusto e figlia di quell’incapacità, l’incuria del territorio che ti porta a non riuscire a smontare gli addobbi natalizi a tempo abbondantemente scaduto. Lo so, vale lo stesso e forse anche peggio per problemi più gravi. Ma proprio perché, in questo caso, stiamo parlando di un servizio già pagato (o no?) che prevede anche lo smontaggio al termine del noleggio, è proprio l’estrema facilità con cui pretendere il rispetto di un capitolato che ci porta ad esprimere un giudizio così severo, perché consci di quale disastro stiamo subendo per quegli aspetti delicati del Paese le cui criticità non solo restano irrisolte, ma non trovano nessuno che si sforzi, anche minimamente, di affrontarle.

E tra cento giorni esatti… è Pasqua!

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