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sabato, Aprile 20, 2024

Napoli, que sera sera. Ma…

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“Que Sera, Sera,
Whatever will be, will be
The future’s not ours, to see
Que Sera, Sera”

 

“Qualsiasi cosa accada,

non ci è possibile conoscere il futuro”

(Evans – Livingston)

 

4WARD di Davide Conte

3 a 1 contro il Real Madrid e si recrimina? Amici, Vi parla chi, ancora una volta, ha voluto seguire il Napoli anche in terra castigliana e Vi confesso di non sentirmi, calcisticamente parlando, con le ossa troppo rotte. I facili entusiasmi possono giocare pessimi scherzi e, a quanto pare, in tanti avevano pensato ad una facile replica di Lisbona 2016, quando fu proprio quella splendida vittoria ad avvicinarci al rischio di incontrare una “seconda” così illustre.

Con tutto il rispetto, solo un folle poteva accostare il Real Madrid al Benfica, augurandosi vita facile come accadde in Portogallo alla conquista della leadership del girone di Champions League. Anch’io avevo buoni presentimenti, lo confesso, ma di lì a lasciarsi andare in ingiustificati catastrofismi dopo il risultato di mercoledì sera, ne passa di strada…

Con grande obiettività, dobbiamo ammettere, ribadendolo, ciò che già sapevamo: abbiamo giocato contro una squadra nettamente più forte della nostra, che non a caso è attualmente la più forte al mondo; contro i Blancos abbiamo segnato per primi con una magia da fuoriclasse, ammutolendo uno stadio letteralmente gremito; abbiamo combattuto senza dubbio a testa alta, mostrando a tutti il nostro pregio principale nello schierare una squadra dalla bassissima età media e lasciandoci apprezzare senza troppi timori reverenziali. Così come per gli stessi motivi abbiamo dato modo ad un pubblico non solo italiano di conoscere i nostri piccoli difetti: un gioco talvolta troppo lezioso contro avversari di tale calibro, la mancanza di cattiveria e convinzione su certe conclusioni e, soprattutto, quell’inesperienza verso livelli agonistici che, al momento della prova di forza, fanno letteralmente scomparire dal campo alcuni dei nostri abituali “campioncini”, molti provati dal noviziato europeo e –cosa non da poco- dalla marcata inferiorità sul piano squisitamente fisico.

Io non mi aspettavo certo di vincere facile al Bernabeu e non mi lascio abbindolare dal gol del 3 a 2 divorato da Mertens nella ripresa o dal tiro di Hamsik scagliato con troppa irruenza nel primo tempo anziché controllare e poi provare una conclusione da par suo. Hanno sbagliato tanto anche quelli del Real, a volte trovando sulla loro strada un grande Reina, altre volte calciando con quella sufficienza che di certo non aiuta a trovare correttamente il bersaglio. Ciò che mi appassiona, invece, è la considerazione della forza reale della rosa del Napoli, che nonostante ci veda in condizioni di netta inferiorità rispetto ai madrileni, ci ha comunque consentito di uscire a testa alta da un ambiente solitamente implacabile ma che, gioco forza, ha dovuto riservarci applausi a scena aperta.

Qualcuno disse: “Chi perde spiega, chi vince esulta”. Non è questo il caso, almeno per quanto mi riguarda. Dopo queste prime gare degli ottavi, nonostante la più forte in circolazione l’abbiamo affrontata noi, dobbiamo ricordare che forse è proprio il Napoli ad essere uscito meglio tra tutte le sconfitte e, nonostante tutto, insieme al Borussia Dortmund può ancora concretamente tentare di dire la sua nel return match del 7 marzo. Impresa facile? Dimenticatelo. Ma una cosa è certa: al San Paolo, Zidane e compagni troveranno un autentico inferno, un’atmosfera difficile da affrontare anche per i mitici Galacticos.

Il Napoli, ripeto, ha fatto esattamente tutto quanto era nelle sue corde. Le recriminazioni, ma soprattutto le polemiche ex post sono solo commenti da bar dello sport che fanno male ad una squadra che per crescere ancora ha bisogno di serenità e della prosecuzione di un progetto che sta dando i suoi frutti, anche se fin troppo lentamente. Ed è grave che certe polemiche vengano velatamente fomentate anche dal nostro Presidente e –com’è giusto che sia- rintuzzate dal nostro allenatore. Aurelio De Laurentiis farebbe bene a difendere Sarri, staccando quel disco stonato dei “libri in tribunale” e del “sono io che pago”, che sanno tanto del padre di famiglia monoreddito che di tanto in tanto si sente in diritto di dar sfogo alla sua frustrazione di essere l’unico a portare il pane a casa. Piuttosto, dopo aver ringraziato gli oltre ventimila napoletani che con o senza biglietto sono partiti per Madrid facendo sentire quasi a casa i nostri ragazzi anche al Bernabeu, o ancora quelli che senza conoscere il risultato dell’andata gli hanno garantito a mo’ di assegno in bianco il super pienone del San Paolo per il ritorno-bolgia che aspetterà in ogni caso il Real a Fuorigrotta, DeLa avrebbe fatto bene ad assumere una posizione dai toni fortissimi non contro il Mister, bensì verso il Comune di Napoli: altro che stadio-teatro da ventimila posti, caro Presidente. Un pubblico come noi meriterebbe un atto di forza ben diverso, altro che pappa e ciccia con De Magistris in tribuna d’onore o lavoretti sciacquafaccia ad uno stadio glorioso ma non più al passo coi tempi. Le risorse ci sono, gli incassi pure: si metta mano ad un progetto serio, anche graduale come a Udine, se necessario, che dimostri la reale volontà di investire nel Napoli e nella sua gente e smetterla di sentirci mortificati nell’essere ospitati in giro per l’Europa in autentici salotti, dove ospitalità ordine e comfort rappresentano assoluta normalità, per poi ricambiare con una struttura indegna di certi palcoscenici e, magari, con i soliti idioti che attaccano ingiustificatamente il tifoso avversario in arrivo. Una per tutte: supporters e tifosi “normali” del Real, tutti, si siedono al proprio posto tra i dieci e i quindici minuti prima dell’inizio della gara, trattenendosi fuori dallo stadio o nei bar circostanti, perché il loro posto numerato nessuno lo tocca. Il 7 marzo prossimo al San Paolo, a parte quelli delle tribune Posillipo e Nisida, tutti noi saremo costretti ad essere lì ore e ore prima, ad apertura di cancelli, aspettando l’ora della gara in una struttura scomoda e con servizi da terzo mondo che, naturalmente, ancora una volta sarà ampiamente pubblicizzata dalla stampa sportiva di tutta Europa.

Sono queste le considerazioni che dobbiamo fare nostre per crescere e lo dico a tutti, indistintamente. Quanto alla qualificazione, io –come tutti noi- mi sento in diritto di crederci fino all’ultimo minuto da giocare. Non possiamo e non dobbiamo pensarla diversamente! Nello sport che conta, proprio come nella vita, nessuno regala nulla, neppure al popolo più generoso del mondo e ad un buen equipo che ieri sera è uscito tutt’altro che mortificato e demotivato dalla casa dei Campioni d’Europa. E allora, come cantava Doris Day, que sera sera amici, ma… che si cominci seriamente a pensare in grande, bando alle polemiche da provinciale e a quelle scorciatoie cognitive legate a una condizione socio-politica che non può e non deve più riguardarci. Perché è vero che non possiamo ipotecare il futuro, ma abbiamo almeno il dovere di scrollarci di dosso i luoghi comuni del “da noi non si può fare” e lavorare tutti per tentare di costruirlo adeguatamente. Tutti. Dentro e fuori dallo stadio! Capito, Napoli?

 

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