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Napoli: passione, ragione e disincanto

By Redazione Extra

November 15, 2019

La sosta del campionato in virtù degli ultimi due incontri per le qualificazioni ai prossimi Campionati Europei di calcio sembra capitata a puntino per il Napoli; un break utile a serrare le fila e rinsaldare quei rapporti ormai logori tra società, squadra, tecnico e tifosi, in una pericolosa miscellanea di fattori totalmente disarticolati tra loro e pronti tanto a ricostruire quanto a procedere verso l’autodistruzione. Ma fino a che punto, da qui a otto giorni, il Presidente, Ancelotti e i suoi riusciranno a trarre vantaggio da questa forzata pausa di riflessione?

La società di De Laurentiis è senza dubbio l’emblema di un calcio italiano che da una parte offre realtà imprenditoriali nostrane solide e lungimiranti (il Napoli, insieme a Juventus, Sassuolo e poche altre, vi rientra a pieno titolo), ma dall’altra presta il fianco alla debolezza di un sistema in preda al business straniero e degli stranieri, al punto da sacrificare fortemente ogni prospettiva di crescita dei vivai, delle nazionali e delle forze autoctone dei singoli club.

A ciò va aggiunto che se il vil denaro costituisce sempre più il lubrificante essenziale di uno sport a cui di sportivo è rimasto ben poco, lo si deve essenzialmente all’incapacità delle singole realtà locali di elevare il livello della loro domanda, rifiutandosi con forza di sottostare ancora e col giusto disincanto all’eccesso di managerialità che, a tutti i costi, domina le scelte più o meno logiche di società, dirigenti e calciatori, a danno di uno dei più antichi, sinceri e disinteressati amori popolari: il tifo per la propria squadra del cuore.

Temo fortemente, quindi, che la confusione tra passione e ragione resterà ancora a lungo immutata. Proprio come il fuoco sotto la cenere che, a Castelvolturno e dintorni, difficilmente si estinguerà senza una vera e propria svolta. Intanto, però, il San Paolo non si riempie più. Chissà…