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Musumeci: “Conoscere il territorio è come volerci bene”

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Francesco Ferrandino | Il governo rassicura l’isola d’Ischia: i provvedimenti e le ulteriori risorse per il ritorno alla normalità dopo i recenti drammi saranno varati quanto prima. Un ritorno alla normalità, che significa ricostruzione, e che – almeno nelle intenzioni espresse – dovrebbe trovare compiuta realizzazione in pochi anni. È questo ciò che ieri pomeriggio è emerso dall’incontro istituzionale svoltosi nella sala conferenze dell’hotel della Regina Isabella a Lacco Ameno. Poco dopo le 14.30 sono giunti infatti il Ministro per la Protezione Civile e le Politiche del Mare, Nello Musumeci, insieme al Capo della Protezione civile, ingegner Fabrizio Curcio, il Commissario delegato all’emergenza frana sull’isola di Ischia, Giovanni Legnini, i rappresentanti della Regione Campania, il commissario prefettizio di Casamicciola e i vari sindaci dell’isola.

Un incontro per fare punto sulle attività in corso per la gestione dell’emergenza post-frana del 26 novembre scorso, al termine della quale il ministro Musumeci ha rilasciato alcune dichiarazioni alla stampa nel giardino della struttura messa a disposizione dall’ingegner Giancarlo Carriero, patron del prestigioso hotel. «Parlando con i sindaci isolani – ha esordito il ministro – ho avuto la positiva impressione della consapevolezza di una vera e propria rete istituzionale, che fa sentire i cittadini protagonisti, e che restituisce alla comunità così duramente colpita la serena consapevolezza che lo Stato c’è nelle sue articolazioni. Tanto è stato fatto, pur nelle difficoltà contingenti, tanto resta da fare.

Con il commissario Legnini e con il capo Dipartimento della Protezione civile abbiamo ipotizzato un arco di tempo di cinque-sei anni per completare la fase della ricostruzione. Voglio anche annunciare che stiamo preparando un disegno di legge sulle ricostruzioni post-calamità che appunto pone un limite alla fase di ripristino dello stato dei luoghi: in Italia le ricostruzioni dopo un terremoto o un’alluvione spesso sono durate anche quaranta o cinquant’anni. Ciò è inammissibile». Sulle ipotesi di un avvio troppo lento per la ricostruzione, Musumeci ha puntualizzato: «Non ho raccolto alcuna denuncia di lentezza: ricordiamoci che l’isola è stata colpita dal sisma nel 2017; c’era già un commissario al quale abbiamo affidato anche per il post-alluvione.
È chiaro che bisogna “correre”, ma alcune scelte passano attraverso il Parlamento – l’ultima legge è del febbraio scorso – e poi bisogna anche convincere alcune famiglie che la delocalizzazione non è poi l’inferno: è una necessità, ovviamente adottata come ultima ratio, da adottare non certo in termini ordinari ma solo se non ci dovessero essere alternative; in ogni caso non si può continuare a costruire in un luogo che la comunità scientifica definisce come fragile e vulnerabile a certi rischi. Quindi serve anche una consapevolezza da parte delle comunità locali, e questo non riguarda solo l’isola d’Ischia, ma molte parti d’Italia perché il 90% del territorio italiano è a rischio idrogeologico, e oltre il 50% è a rischio sismico».
Proprio sul tema della delocalizzazione i sindaci e lo stesso commissario Legnini hanno chiesto maggiore incisività, e il Ministro ha colto l’occasione per ribadire l’importanza, anche in prospettiva nazionale, di come la ricostruzione sarà concepita e orientata sull’isola: «La lettura di un territorio che dal punto di vista storico ha dimostrato di essere vulnerabile e fragile, è qualcosa che va aggiornata continuamente.

La comunità scientifica ha fatto un gran lavoro negli ultimi tempi: conosciamo quali sono le aree particolarmente a rischio sul territorio isolano e quali quelle meno pericolose. Abbiamo la necessità di lavorare assieme ai tecnici e agli scienziati, ma abbiamo anche la consapevolezza di informare la gente sui rischi che corre quotidianamente. Manca in tal senso una seria comunicazione, ed è mancata e continua a mancare – guai se non lo dicessi – una prevenzione strutturale adeguata.
Forse alcune sciagure potevano essere evitate, se ci fosse stata una maggiore attenzione nella corretta lettura del territorio. Dobbiamo cercare di fare tesoro di questa ennesima tragedia, per capire che in tutta Italia o comprendiamo i limiti dell’intero territorio in cui scegliamo di vivere oppure rischiamo di non volerci bene, a voler essere eufemistici. Ma certamente a Ischia la vita può e deve tornare alla normalità, vogliamo far tornare i cittadini nelle proprie case laddove questo sarà possibile. Un dato positivo, lasciatemelo dire, che raccolgo da alcuni imprenditori alberghieri è il fatto che le prenotazioni non risultano inferiori a quelle dello stesso periodo dello scorso anno, segno evidente che la legittima campagna d’informazione a seguito della frana non ha scoraggiato migliaia e migliaia di turisti. Si tratta di un buon segnale: potremmo dire che “si piange con un solo occhio”, perché almeno l’economia non subirà ulteriori batoste in queste isole che vivono essenzialmente di turismo».

Sullo stanziamento di ulteriori fondi, il ministro è stato perentorio: «Certamente saranno varate nuove risorse. Abbiamo già stanziato in meno di quattro mesi circa cento milioni di euro per l’emergenza dell’isola d’Ischia. Adesso aspettiamo un piano più dettagliato da parte del Commissario – che già ci ha anticipato alcune priorità – ma saranno necessarie ulteriori risorse: attingeremo a tutti i fondi disponibili, perché il processo di ricostruzione non può assolutamente arrestarsi. Vorrà dire che “tireremo la cinghia” in altri settori e lavoreremo qui per tutto quanto sarà necessario», ha concluso Musumeci, prima di lasciare l’hotel quando ormai erano quasi le ore 17.00.

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