Il 4 luglio si inizierà a fare luce sulla morte di Sara Castigliola, a quasi quattro anni dal tragico decesso verificatosi all’ospedale “Anna Rizzoli” il 30 ottobre 2021. La giovane perse la vita nel partorire una bambina a seguito di una grave emorragia sopravvenuta dopo il taglio cesareo.
Il 15 giugno infatti è scaduto l’ultimo termine di proroga concesso dal gip dr. Giovanni De Angelis per le operazioni peritali. E dunque per venerdì 4 luglio alle ore 11.30 presso il Tribunale di Napoli è stata fissata l’udienza camerale dinanzi al giudice per le indagini preliminari per l’audizione dei periti.
Per la morte di Sara sono indagati sei medici del presidio ospedaliero isolano: Francesco Rando, Domenico Loffredo, Mariantonia Galano, Silvia Galletti, Marcella Marino e Roberto Buonanno, difesi rispettivamente dagli avvocati Fabrizio Rondino e Massimo Stilla, Nicola Albano, Antonio e Maria Antonietta De Girolamo, Gianluca Mari e Luigi Tuccillo. Le persone offese, ovvero i familiari della donna, sono rappresentati dagli avvocati Francesco Pero, Giuliano Di Meglio e Giuseppe Poli.
IL RIGETTO DELL’ARCHIVIAZIONE E LE NUOVE INDAGINI
Quasi quattro anni di attesa per conoscere la verità, e siamo ancora all’inizio. Le indagini avevano preso il via nell’immediatezza, a seguito della denuncia dei familiari della Castigliola, ma il primo rallentamento era venuto a seguito delle conclusioni a cui era giunto il primo collegio di periti, che aveva escluso responsabilità da parte dei sanitari nel decesso della partoriente.
Di conseguenza il pubblico ministero Ciro Capasso aveva chiesto l’archiviazione nei confronti di tutti gli indagati. Una richiesta a cui però si erano opposte con determinazione le parti offese, forti della consulenza di parte che evidenziava tutti gli errori in cui erano incorsi i periti. Il gip De Angelis aveva dunque rigettato la richiesta di archiviazione e disposto la restituzione degli atti al pm affinché procedesse alle nuove indagini indicate, nel caso anche ricorrendo a un collegio peritale. Ed infatti, su richiesta del rappresentante della pubblica accusa, il giudice per le indagini preliminari aveva proceduto alla nomina del collegio peritale, composto dal prof. Gaetano Buonocore, e dai dottori Giuseppe Botta, Oscar Nappi e Michele Chiariello. A maggio dello scorso anno era stato conferito anche l’incarico di ctu al dott. Fortunato Lonardo.
Sta di fatto che a dicembre scorso, su richiesta degli stessi periti, il gip aveva concesso la proroga del termine stabilito per la conclusione delle operazioni peritali: fino al 31 marzo 2025 in favore del ctu e fino al 15 giugno 2025 per il collegio peritale. Trascorsa questa data, senza perdere ulteriore tempo il giudice De Angelis con decreto del 16 giugno ha convocato i periti per l’audizione.
I QUESITI POSTI AI PERITI
All’atto del rigetto della richiesta di archiviazione, il gip aveva indicato i quesiti a cui devono rispondere i periti. Interrogativi finora rimasti senza risposta: «1. Su eventuali patologie preesistenti o concomitanti da cui era affetta la p.o., anche con riguardo a possibili problemi di coagulazione del sangue, le ragioni del ricovero presso il Pronto Soccorso del nosocomio ischitano, le condizioni in cui versava al momento del ricovero, quelle nel momento dell’accesso alla sala operatoria per il primo intervento chirurgico, la successiva evoluzione dell’operazione chirurgica, le complicanze eventuali e tutte le circostanze che determinarono il secondo intervento chirurgico.
Si accerti la correttezza di entrambi gli interventi chirurgici sotto il profilo del rispetto delle linee guida in ambito ginecologico e delle buone pratiche clinico-assistenziali. 2. Se nel determinismo causale del decesso siano intervenuti elementi di imperizia, imprudenza, negligenza nelle condotte dei sanitari – nello specifico ambito di intervento sanitario, nonché in ambito medico-legale e negli altri ambiti di afferenza dell’intervento terapeutico realizzato – che ebbero in cura la Castigliola, analizzando il decorso patologico, la sintomatologia, le diagnosi riscontrate e le terapie praticate. 3. Sotto il versante anestesiologico, si accerti il rispetto delle linee guida e delle buone pratiche clinico-assistenziali relativamente ad entrambi gli interventi chirurgici.
4. Riferiscano in ordine al rispetto, da parte dei medici, del dovere di informazione e della corretta acquisizione del consenso al trattamento terapeutico fornito dalla paziente”. 5. Se, in caso di evidenza di condotte colpose nei passaggi anamnestici, diagnostici e terapeutici inerenti le cure della Castigliola, e ove fossero stati realizzati i comportamenti corretti ed adeguati ascrivibili all’agente modello nella specifica situazione verificatasi (prognosi postuma con prospettiva ex ante) se evento morte, con elevata probabilità statistica ed credibilità logico e razionale, si sarebbe comunque verificata ovvero si sarebbe verificato in un momento significativamente successivo.
6. Se nel determinismo causale che ha condotto alla morte della Castigliola, siano ravvisabili profili di imprudenza, imperizia ovvero negligenza nella condotta dei sanitari che ebbero in cura la p.o. nell’arco temporale tra l’arrivo in ospedale e il momento in cui la stessa veniva sottoposta a taglio cesareo che portava alla nascita della bambina, tenendo conto della situazione patologica pregressa di cui era affetta la vittima: segnatamente obesità, anemia e minacce pregresse di aborto.
IL TRATTAMENTO DELL’EMORRAGIA
«7. Si accerti l’adeguatezza dell’approccio terapeutico e chirurgico posto in essere dai sanitari che ebbero in cura la donna nella successiva evoluzione dell’operazione chirurgica tenendo conto di tutte le circostanze che hanno condotto al secondo intervento chirurgico, fino al decesso della vittima. In particolare, si chiarisca se le complicanze che hanno condotto al successivo intervento chirurgico siano ascrivibili o meno ad errori diagnostico- terapeutici dei medici ovvero se fossero da costoro prevedibili ed evitabili nel rispetto delle linee guida in ambito ginecologico e delle buone pratiche clinico- assistenziali.
In particolare, se l’intervento in laparoscopia, cui veniva sottoposta la Castigliola, sia stato l’approccio chirurgico più adeguato allo stato di salute della stessa, alla luce della obesità della donna e della progressiva e costante diminuzione della emoglobina in atto. 8. Si accerti se l’emorragia, manifestatasi a seguito del primo intervento chirurgico, sia stata trattata dai sanitari con tempestività e correttezza tecnica: in particolare, si chiarisca se il quantitativo di sangue somministrato per emotrasfusione alla p.o. fosse adeguato rispetto alla grave anemia della donna (…) si accerti altresì se, oltre alla adeguatezza terapeutica nel ripristino della volemia e nella terapia trasfusionale, l’emorragia post-partum fu gestita dai sanitari adeguatamente dal punto di vista dei trattamenti chirurgici.
In caso di valutazione negativa, e quindi di accertata negligenza ed imperizia, occorreva ancora verificare se le insorgenze negative, qualora fossero state correttamente e tempestivamente riscontrate, avrebbero potuto interrompere il decorso causale che ha portato alla morte della paziente».
ma cosa si stà aspettando? che muoiono i giudici? che muoino i medici?, che tutto si risolva in un niente di fatto? E’ solo mancanza di professionalità dei medici ginecologici del Rizzoli, una normale emorragia , e senza sapre l’ABC della saturazione, Vergogna