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venerdì, Aprile 19, 2024

#modalità71. Ischia, un assurdo arrembaggio infinito

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semplici domande senza tipi di devozione e con gli occhi aperti

Gaetano Di Meglio | Chi vince festeggia, chi perde spiega. Solitamente è questo il mood che si vive e il vessillo che si agita dopo una vittoria. Due a zero contro un modesto (e l’amm trattat!) Sant’Antonio Abate arrivato dopo un arrembaggio infinito è poca cosa. Quello che Ligabue canta “così così”. E da Ligabue ad Arbore il passo è breve.

E così, con uno swipe-up passiamo dal “chi si accontenta gode” a “Vengo dopo il tiggì” o meglio, “vengo dopo, quando gli altri si stancano”.
Il ruolo delle oche giulive che esultano dopo la scialba prestazione di coppa, in cerca, magari, di qualche sorriso da parte dei tifosi non lo prendiamo neanche in considerazione.
Così come non ci piace restare a festeggiare dopo gli ennesimi 3 punti. Il grido di esultanza, il pugno alto e la gioia di vederci a 12 punti ci fa piacere. Ma dobbiamo fare “qua qua” come le oche? Neanche se ci pagano! Figuratevi gratis!

Le immagini di Nuvola TV o TeleIschia sono ancora in rete. Certo, se ci limitiamo alle due paginette arronzate che piacciono all’ufficio stampa o qualche sintesi che fa vedere solo il gol e l’occasione sprecata ci troviamo a fare i conti con una squadra che conta. Peggio ancora se chi guarda soffre per 84 minuti a volere un gol.
Agli occhi di chi, invece, non è affetto da patologie di tifo o deve pensare che dire “bravi, belli e buoni” è la migliore mission che si possa onorare, quella di ieri è stata l’ennesima brutta prestazione di una squadra sospesa a metà. Una squadra che è la diretta espressione di un mister con tanta teoria e poca pratica.

Mentalità? Cazzimma? Voglia di vincere? Intenzione? Fame? Ieri al Mazzella non li abbiamo visti. Non a caso la rete della gioia è arrivata da una mischia su calcio d’angolo. Da un difensore. Ennesimo gol di un difensore. Una crisi d’attacco che completa il quadro con l’ammonizione inutile ricevuta da Castagna in Coppa e con l’espulsione di Filosa.
Ma la sensazione più vera è che l’Ischia non abbia, davvero, un’idea. I risultati arrivano? Si. Siamo in vetta alla classifica? Si.
E questo ci deve far essere felici? Dobbiamo godere perché abbiamo vinto? Basta questo? Chi si accontenta gode…
Ma quello che abbiamo visto ieri, sul tappeto del Mazzella, è l’ennesimo arrembaggio infinito alla ricerca di un gol. Palle lunghe, rilanci e l’affannosa aspettativa che gli avversari si stanchino.
85 minuti di confusione, di tentativi, di prove che meritano una riflessione che vada oltre il risultato. I più buoni possono fottersene e festeggiare per i 3 punti, ma non tutti possono (e non devono) essere così superficiali e distratti.

E’ la stesso discorso dell’Agata. Arrivi lo stesso a Ischia, ma come? Davvero siamo così allegri e felici? Davvero vogliamo archiviare questa vittoria come una buona partita? Davvero ce la vogliamo prendere con l’arbitro? Davvero vogliamo esultare per aver vinto contro il S. Antonio Abate segnando all’85°? Ma forse questa è solo una parentesi. Presto torneranno Florio e gli altri indisponibili. Presto in campo scenderà Impagliazzo e Davide Trofa tornerà nel suo ruolo e allora vedremo il “brand” predicato e praticato sul manto verde col virus del Mazzella. Portare a casa un’altra vittoria quando gli avversari hanno finito la loro forza, quando l’undici ospite è certamente meno qualificato del tuo, può far felice l’oca giuliva e il tifoso che, a giusta ragione, vuole gridare al cielo “forza Ischia!”.

Gli altri, quelli che rifiutano tipi di devozione, si chiedono dove arriverà questa Ischia? Qual è la destinazione a cui si punta?
Facciamo l’ultimo swipe up. Allegria, siate felici, festeggiamo quest’altra vittoria. Festeggiamo questi 12 punti. Alla fine, Giovanni Sasso lo dice sempre: “questo è il girone più scarso”. Però facciamo finta di niente, godiamoci questa vetta!

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