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venerdì, Aprile 19, 2024

«Mia zia era morta in nottata ma al Rizzoli non hanno avuto il tempo di informarmi!»

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Sanità. La testimonianza di un lettore

Le misure di contenimento del contagio da coronavirus comportano anche l’impossibilità di fare visita o di apprendere notizie dei propri parenti ricoverati in ospedale. In un clima di lavoro sfibrante, stress e tensione, finisce che a farne le spese siano proprio i familiari dei ricoverati.

E’ questo il senso della testimonianza di Antonio Impagliazzo di Forio, che racconta la sua «disavventura con il reparto di rianimazione del Rizzoli in questo periodo così particolare a causa del Covid-19».

Scarsa sensibilità alle preoccupazioni e ai diritti dei familiari dei pazienti. E’ questo che denuncia nel suo racconto, molto crudo. L’altra faccia della emergenza pandemia: «Tra applausi, saluti ed elogi bisogna considerare anche la realtà delle persone che sono a casa in attesa di notizie dei propri cari ricoverati in sala di rianimazione. Il mio disappunto è verso alcune dottoresse poco disponibili e poco attente a questo aspetto umano e alle esigenze dei familiari che a causa del Covid-19 non possono entrare in ospedale a fare visita ai propri cari e verificare in che condizioni sono. Non voglio dilungarmi troppo ma al Rizzoli, oltre al plauso ai grandi eroi di questi giorni purtroppo si è verificato anche quello che è capitato a me direttamente. Come ogni santo giorno ho telefonato, obbligatoriamente alle ore 13.10, chiedendo “vorrei sapere come procede mia zia”. E la dottoressa, quasi infastidita, mi comunica che mia zia è morta in nottata e che non hanno avuto modo di telefonarmi perché avevano altro da fare. Mia zia, che non era affetta da Covid-19, era già in obitorio sola e senza onoranze funebri fino a quando non ho chiamato io. Lo ripeto, obbligato a quell’unica maledetta telefonata delle 13.15 perché se li chiamavi più di una volta si infastidivano e riattaccavano».

Certamente un episodio spiacevole, sia pure nell’emergenza generale. Da qui la rabbia di Impagliazzo: «Scusate lo sfogo, ma i nostri eroi sono anche questo: mia zia era morta in nottata ed io l’ho saputo solo perché ho telefonato alle 13.15. E mi fermo qua perché non oso immaginare cosa abbiano combinato a mia zia in quella sala di rianimazione…».

E’ chiaro che apprendere in modo così brusco della morte di un proprio caro genera amarezza, sfiducia, sospetto. Una telefonata non costa poi molto tempo e comunque anche in un periodo di emergenza, vuole evidenziare il lettore, non va trascurato il rispetto per il dolore delle persone.

1 COMMENT

  1. Condoglianze per la zia ma queste persone non dovrebbero fare questo lavoro forse perciò sono a Ischia poiché se si fossero trovati al Nord forse sarebbero stati mandati indietro poiché non valgono niente e ne mantengono fede al giuramento di Ippocrate forse meglio cambiare lavoro chissà farebbero meno danni

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