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venerdì, Marzo 29, 2024

Mia cara Antonietta…

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Anna Fermo | Gelo nel cuore, vento tra gli alberi, silenzio e commossi ricordi. Un presente che scompone frastuoni di dolore in desideri di parole che ricerco alla mente per riascoltare la tua voce, forte, calma, ferma, fiera. Lacrime come di pioggia in questo giorno che segna il tempo, che mi racconta di un anno trascorso da quel 14 gennaio in cui sei nata al celo. Uno squillo al telefono, un colpo al petto! Vortici di pensieri ad ammutolire la rabbia del lutto. Nunzia, Michele, Andrea, Amalia, Anna ed i tuoi cari nipoti: erano tutti lì mentre tu andavi via nella stretta della Fede.
Sommessi non saranno mai i ricordi che ho di te, perché nel mio presente resti una costante, un punto di riferimento insostituibile. Tu Donna, io poco più di una ragazza con le tue stesse passioni nell’anima. Doveri civili in un impeto di caparbietà per non darla vinta all’inerzia sociale. Testarda testimone e protagonista di una storia che per Ischia dovrebbe valere oltre il presente.
Ricordi vividi, orgogliosi e fieri come il tuo cadenzare il passo.
Le tue battaglie, le tue conquiste in un isola che non conosceva la voce delle Donne! Combattevi ed affermavi una emancipazione femminile che ancora spaventa il nostro tanto amato, ma irriconoscente e dimentico scoglio. Tu non insegnavi comunemente, quand’anche per molti fossi la Prof: tu educavi, sorreggevi, sostenevi, guidavi, ammonivi e stimolavi i tuoi studenti come fossero tuoi figli, e, con me, sei andata ben oltre!
Non è solo una questione di amicizia e di legami familiari, ma di complicità, di sintonia, di incontro tra due donne generazionalmente distanti, ma uguali nelle aspirazioni, passioni politiche e sociali.
Dove non arriva l’ammirazione subentra l’orgoglio di aver condiviso con te dialoghi infiniti, confronti di straordinario arricchimento, come dicevi tu, “reciproco”.
La vita gioca spesso brutti scherzi e con te ha giocato duramente regalandoti emozioni quanto sconforti, paure quanto coraggio di andare comunque e sempre avanti. Se non fosse andata così, probabilmente non saresti stata l’Antonietta che ho conosciuto: straordinariamente forte in una fragilità sensibile e quanto più umana si possa massimamente pensare.
A testa alta, composta nel sorriso carezzevole che solo chi ha sentito sulla pelle il dolore sa rendere, hai percorso un cammino di vita divenuto proprio anche per quanti di noi hai incontrato, passo dopo passo.
Il volger lo sguardo altrove non ti ha mai sedotto: non si glissa su ciò che ti si scopre avanti agli occhi! Ed è così che hai affrontato ogni sfida, per te e per gli altri. Non hai mai voltato le spalle a nessuno, neanche a quelli che l’avrebbero meritato e, non sono pochi.
I quotidiani sul tavolo, la libreria vissuta, un paio di occhiali da lettura, la macchinetta del caffè sul fuoco, un vassoio, due tazzine e qualche dolcetto. Pomeriggi di contestazioni, di critiche e di riflessioni, sulle ragioni di istituzioni locali impoveritesi di valori ed ideali di anno in anno, in uno scorrer di veementi condanne e risate scoscianti al motto “ma non è possibile!”. Pomeriggi e serate con la carica della parola, dello studio di soluzioni sociali per una comunità, quale quella che più ci appartiene, vittima costante di scoramenti per irresponsabilità altrui. La crisi economica, la disoccupazione giovanile,un’ economia turistica che paga il duro prezzo dell’avvilimento dei costumi e delle scelte di basso profilo imprenditoriale cui assistiamo. Tra i giornali, sul tavolo delle nostre discussioni, l’attualità delle problematiche incancrenitesi fin all’osso in un contesto di scostamento crescente tra politica internazionale, nazionale, regionale oltre che locale e noi cittadini, noi ischitani.
L’impegno sociale e politico è un richiamo che motiva passioni e scelte di vita, ed una donna sa più degli uomini quanto sia vero una volta che ha deciso di scendere in campo. E tu, quante volte sei scesa in campo? O meglio, quando mai hai lasciato il campo di battaglia?
Dalla Croce Rossa ai banchi del Consiglio Comunale di Ischia, da Difensore Civico ad Assessore, passando attraverso l’attivismo associazionistico e senza mai mancare nella missione che solo un Docente scolastico conosce, fino al volontariato diocesano. Articoli di giornale: hai scritto pagine e pagine granitiche per la coscienza popolare e d’opinione d’Ischia!
Ecco, sappi che sei andata via ed Ischia non era ancora pronta a salutarti!
Un anno dopo il gelo è più forte, la pioggia scrosciante!
Ischia va avanti ma non combatte, di inerzia la società civile si nutre e Tu, dall’alto, sicuramente osservi, oltre gli occhiali, accigliata.
“Sto perdendo i capelli”: esordisti così, al telefono, rompendo il minuto di silenzio con il pianto. “Tagliali tutti, indossa il foulard più elegante e combatti”. Non ti ho mai detto che dopo piansi anch’io. Eppure, li tagliasti tutti, indossasti i foulard più eleganti e combattesti con la stessa forza di sempre, questa volta la tua battaglia più grande, quella tra te e la tua Fede in Dio. L’inquilino, la malattia come la chiamavi tu, non era il tuo nemico, ma solo lo strumento attraverso il quale il Signore aveva deciso di mettere alla prova la tua forza nella Fede. Fosti tu un giorno a parlarmene ed è in quel momento che capii con certezza che avevi vinto anche questa battaglia.
Non so ancora da dove giunga il coraggio della Fede, e nel mio essere cattolica non praticante, nella superficialità con la quale ancora tendo ad approcciarmi agnosticamente alla fede degli altri, nonostante tutti i nostri confronti accesi al riguardo, tuttavia, grazie a Te, ho avuto la percezione della grandezza umana che è capace di suscitare.
I quotidiani sul tavolo, la libreria vissuta, un paio di occhiali da lettura, la macchinetta del caffè sul fuoco, un vassoio, due tazzine e qualche dolcetto. Un pomeriggio di contestazioni, di critiche e di riflessioni, sulle ragioni di istituzioni locali impoveritesi di valori ed ideali in quest’anno appena trascorso, ancor di più, senza la tua voce, la tua opinione. Un pomeriggio in uno scorrer di veementi condanne e risate scoscianti al motto “ma non è possibile!”. Si, mi piace pensarlo così anche questo pomeriggio, mentre scrivo e ti parlo come sempre, mia cara Antonietta.

2 COMMENTS

  1. Leggo e piango perchè anch’io l’ho conosciuta così tenera ed indignata anche da giovanissima, essendo stata mia compagna di banco al Liceo. La pioggia mi ha impedito di partecipare alla funzione religiosa ma c’ero e ci sono, legata con il cuore e con i ricordi…tanti e non solo riguardo alla vita di scuola. Grazie Anna Fermo (permettimi di darti del tu) di queste parole che La ritraggono nella bellezza della Sua persona.Sta sicura che, quando giungerà il nostro tempo, ci accoglierà lassù con il Suo splendido sorriso.Ciao

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