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venerdì, Aprile 19, 2024

Meglio bigotto che blasfemo |#4WD

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Datemi pure del bigotto se, da quasi cinquantaseienne del terzo millennio, mi scandalizzo per i manifesti ricolmi di bestemmie contro il Padreterno che hanno invaso Napoli da giorni. Accetto volentieri anche l’appellativo di novello inquisitore, se volete, piuttosto che bere acriticamente la scusa dell’affissione abusiva con cui l’amministrazione De Magistris ha tentato di declinarne la responsabilità, mentendo ben sapendo di mentire, trattandosi di un evento patrocinato e sostenuto dal Comune di Napoli.

Questa maledetta cultura controcorrente e alternativa ad ogni costo, ammesso che poi di cultura si tratti, non risparmia neppure la fede altrui e, in particolare, quella cattolica, che di tutto avrebbe bisogno per rinnovarsi e riprendere ad attirare fedeli d’ogni età, tranne di una mostra ospitata nel PAN che mette il nome di Dio sotto i piedi e culmina, il 30 settembre, nientepopodimenoché nella “Giornata Mondiale della Blasfemia”.

Ho fortemente criticato, a suo tempo, la rivista francese “Charlie Hebdo” per la pericolosa satira all’Islam, continuata anche dopo i noti e terribili fatti di sangue di sei anni fa. Oggi non ce l’ho più di tanto con la direttrice artistica di questa mostra (per me nulla più di uno dei tantissimi personaggi in cerca d’autore e di visibilità ad ogni costo che gravitano intorno a certa sinistra), ma con l’assessore all’istruzione e alle politiche sociali Annamaria Palmieri, che in occasione del lancio di questa inaccettabile kermesse aveva dichiarato: «Questo festival dovrebbe essere presente in maniera permanente. E’ importante che soprattutto le nuove generazioni capiscano la differenza esistente tra morale e moralismo». E ancora oggi, cerca di uscirsene “da sotto alle botte” classificando l’affissione come un fenomeno spontaneo degli artisti esponenti, sconosciuto agli organizzatori e all’Ente, che lo ha prontamente (ma neanche tanto) sanzionato.

Altro che subvertising: questa è solo robaccia di cui vergognarsi!

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