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giovedì, Aprile 25, 2024

Manuela Arturo: “Per la Scuola è tempo di agire per dare risposte chiare a ragazzi e insegnanti”

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Manuela Arturo* | In piena fase 2, tra conferenze stampa, Decreto rilancio e ordinanze varie permangono ancora tanti troppi dubbi per uno dei mondi che più sta pagando le conseguenze della pandemia in corso: il mondo scuola.

L’attività scolastica ha effetti trasversali sulla vita di tutti gli italiani, dai più piccoli ai più grandi. Abbraccia l’animo e le abitudini dei bambini, la vita di docenti, la preparazione e formazione di ragazzi e adolescenti, è la base dell’organizzazione della gestione familiare di mamme e papà. La scuola calendarizza la vita di un intero nucleo familiare, dai genitori, ai nonni, agli zii e ai fratelli. Eppure dal 9 marzo tutto questo complesso meccanismo è fermo, cristallizzato all’interno di una grande bolla digitale dentro la quale siamo entrati tutti senza essere preparati e dalla quale non sappiamo quando e come ne usciremo.

Il nuovo decreto prevede ingenti fondi per la scuola. La Ministra Azzolina è alla ricerca di una soluzione ideale per la riapertura a settembre, anche se è chiaro che bisognerà valutare tanti, troppi fattori e il tempo sembra essere davvero troppo poco. Secondo alcuni la manovra varata dal Governo è epocale: con quello che avevano hanno fatto quanto più era nelle possibilità di un paese che vuole rialzarsi dalla crisi più nera dal dopo guerra ad oggi; secondo altri, invece, è solo un decreto pieno zeppo di buoni propositi, ma che di concreto non ha nulla.

Per ciò che concerne il mondo scuola, i punti su cui bisogna focalizzare l’attenzione sono tantissimi. In primis, occorre che ci sia un dialogo più stringente e forte tra Governo – Regioni e Comuni. Le scuole fanno parte dei territori comunali, vivono e sprigionano la loro forza motrice all’interno delle città, grandi o piccole che siano. Gli orari, i ritmi e le dinamiche delle scuole incidono sulla vita dell’intero paese e non si può pensare che i Comuni restino spettatori di scelte dettate da altri. I Comuni, anzi, dovrebbero essere i principali interlocutori in materia di “esperimenti”, piani strategici e soluzioni possibili da elaborare per la riapertura delle scuole. È molto semplice asserire che da settembre dovrà mettersi in atto il c.d. distanziamento sociale quando non si tiene conto del fatto che molti edifici scolastici, in Italia, necessiterebbero di ristrutturazione per una rivalutazione flessibile degli spazi, ristrutturazioni non realizzabili in tempi brevi e che sicuramente necessitano di notevolissimi investimenti economici. E tutto questo a voler dar per scontato che gran parte degli istituti scolastici sul territorio italiano siano a norma!

Il prezzo da pagare, soprattutto per talune categorie di studenti sembra ancora troppo alto. Le linee da seguire sarebbero le seguenti: distanziamento sociale; igienizzazione e sanificazione periodica e costante dei locali; riduzione degli assembramenti; conciliazione della didattica dal vivo con didattica a distanza; misurazione della temperatura all’ingresso di ogni istituto scolastico.

È chiaro che mentre alcune regole saranno più semplici da realizzare per gli studenti a partire dai 10/12 anni in poi, ai quali determinati cambiamenti possono essere spiegati senza che gli stessi piombino in una confusione totale e tale da incidere sul loro rendimento scolastico e sulla loro vita sociale e interiore, per quelle categorie più deboli, per gli studenti più piccoli che soluzioni ci sono? Possibile che nessuno si stia interrogando sulle conseguenze interiori che vivono queste categorie di persone e le loro famiglie? I bambini, a partire dalla scuola dell’infanzia, fino almeno ai 9/10 anni si assembrano per natura. Fa parte del loro istinto aggregarsi, unirsi, legarsi ai compagni di classe o alle maestre. E le maestre come dovrebbero garantire il distanziamento sociale? Come si può mantenere la distanza fisica con bambini di 3-4-5-6 anni che hanno bisogno di essere accompagnati in bagno, guidati fisicamente nell’apprendimento di nuove tecniche, come il mero impugnare una penna o incollare un foglio.

Insomma, a me sembra che tanti troppi aspetti non siano stati ancora presi seriamente in considerazione, con la falsa convinzione che settembre sia lontano e ci sia il tempo per agire. Il tempo è ora, è adesso perché dirigenti scolastici, insegnati e soprattutto i nostri ragazzi meritano delle risposte. La scuola sta aspettando delle risposte concrete e con essa anche i Comuni e le famiglie perché qualsiasi soluzione riguarderà trasversalmente tutti questi mondi, interconnessi tra loro.

È necessario un investimento notevole nel campo delle risorse umane: docenti, personale ATA, operatori, ecc… E’ fondamentale che i Comuni vengano coinvolti perché bisognerà organizzare un piano trasporti; occorrerà riconsiderare gli spazi scolastici; ogni istituto dovrà essere munito del materiale necessario per la tutela della sicurezza igienico – sanitaria; particolare attenzione deve poi porsi nei confronti dei BES (bisogni educativi speciali) per far sì che chi è più indietro non continui a rimanerci. Deve garantirsi sempre l’inclusione sociale.

Gli interrogativi lasciati aperti, quindi, sono tantissimi e il lavoro del Governo non è semplice ma auspico un’accelerata necessaria su tali argomenti che sono troppo importanti per l’intera società e non possono rimanere disattesi per ancora altro tempo.

*consigliere comunale

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