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giovedì, Aprile 25, 2024

MALEDETTA GUERRA | Attori e spettatori di Anna Fermo

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Guerra Russia-Ucraina: si apre la fase dei negoziati, ma il rischio nucleare incombe. Oltre le bombe, le proteste e le speranze di accordi si profilano intanto due schieramenti opposti che potrebbero ridisegnare equilibri di potere che fino a pochi giorni fa sembravano granitici.

Il deterrente delle armi nucleari, per chi ha vissuto quegli anni o ne ha letto sui libri di storia, è stato una delle leve che ha mantenuto la stabilità mondiale negli anni della Guerra Fredda, per rivelarsi poi solo una minaccia, mai sfociata in un conflitto aperto che, tra l’altro, sarebbe stato catastrofico per l’intera umanità. Ebbene, chi l’avrebbe mai detto che quel deterrente, quella minaccia, potesse tornare?

E’ notizia tra le ultime che Vladimir Putin ha messo in stato di allerta la forza di dissuasione russa, che comprende, per l’appunto, anche le forze nucleari, contro un possibile intervento della Nato in Ucraina.

La tensione internazionale è già alle stelle, ci mancava solo la minaccia del ricorso alle armi nucleari, il tutto in risposta a quelle che Putin ha definito «dichiarazioni e atteggiamento aggressivo» dei diversi leader di Paesi membri della Nato, oltre che alle sanzioni occidentali ed alle forniture di armi all’Ucraina da parte di stati europei.  

Il Presidente della Bielorussia Alexander Lukashenko, dal canto suo ha dichiarato: «Siamo d’accordo con Putin di impiegare queste armi, che faranno passare ai polacchi e ai lituani la voglia di fare la guerra». Lukashenko, tanto per intenderci, è quello che ha parlato anche con il presidente francese Macron tenendo a precisare  che le sanzioni del caso stanno spingendo la Russia verso una terza guerra mondiale.

Giovedì, all’inizio dell’operazione militare, Putin non è che le aveva mandate a dire, anzi, aveva minacciato chiaramente «conseguenze mai viste» per chi avesse contrastato le truppe russe e aveva parlato del suo paese come della «più forte potenza nucleare del mondo». Per cui, quale meraviglia nelle parole di ieri? Sono minacce non più velate, ma che comunque gli esperti continuano ad insistere che per ora non possano diventare realtà. «Non credo che un conflitto atomico sia una probabile conseguenza di questa crisi», ha detto Dan Smith direttore del Sipri, l’Istituto per la Ricerca sulla pace di Stoccolma. Per il segretario generale della Nato, Jens Stoltenberg, che ha parlato con la Cnn, quella di Vladimir Putin resta tuttavia una «retorica pericolosa e irresponsabile».

L’obiettivo di Putin con la minaccia del ricorso al nucleare lo possiamo capire e forse lo abbiamo capito tutti: dissuadere la Nato dall’aiutare l’Ucraina. D’altro canto, Putin è consapevole che alcuni paesi della Nato hanno un arsenale altrettanto potente. Pensiamo solo che fra Russia e Stati Uniti ci sono 11mila testate atomiche. Pensiamo che anche sul territorio italiano ci sono parte delle testate nucleari che appartengono agli Usa, nelle basi statunitensi nel territorio da Ghedi, nel bresciano, ad Aviano, in Friuli.

Paradossalmente invece, l’Ucraina oggi non ha testate nucleari, ne aveva sul suo territorio al momento della dissoluzione dell’Urss, ma le ha restituite a Mosca dopo il memorandum di Budapest del 1994. Chiaro che la paura paventata da Putin è che le armi atomiche statunitensi in Europa vengano spostate sempre di più verso i confini orientali.

Va da se che il quinto giorno della guerra in Ucraina, domenica 27 febbraio, si è aperto con l’eco delle parole di Putin che ordinava per l’appunto l’allerta del sistema difensivo nucleare russo e poi, eccoci giunti a ieri (oggi mentre scriviamo), con l’annuncio dell’inizio dei negoziati in Bielorussia.

«In Bielorussia tutto è pronto per ospitare i negoziati Russia-Ucraina. In attesa dell’arrivo delle delegazioni». È ciò che ha twittato il ministero degli Esteri bielorusso accompagnando l’annuncio dei negoziati tra Kiev e Mosca con una foto della sede a Gomel, al confine tra Ucraina e Bielorussia, nell’area del fiume Pripyat.

I colloqui, precisano le agenzie russe, sono iniziati davvero tra lo scetticismo del presidente ucraino Zelensky che non crede a questi colloqui, ma non vuole escludere nessuna chance di pace, e le speranze europee.  L’Ucraina chiede il «cessate il fuoco immediato» e il ritiro delle truppe russe.

«La delegazione russa è pronta a negoziare con l’Ucraina tutto il tempo necessario per raggiungere un accordo» ha detto invece il capo negoziatore russo, Vladimir Medinsky. «Ogni ora che passa cittadini e soldati muoiono. Siamo interessati a trovare un accodo il prima possibile. Non c’è dubbio che debba soddisfare entrambe le parti» ha aggiunto.

Il Cremlino però , continua a sostenere che la Ue sta adottando «una posizione non amichevole e misure ostili contro la Russia». Non a caso, il presidente della Federazione russa, Vladimir Putin, sarebbe al lavoro sulla risposta economica alle pesanti sanzioni imposte alla Russia dall’Occidente. Il suo portavoce, Dmitri Peskov ha dichirato «Le sanzioni sono pesanti. Pongono dei problemi ma la Russia ha tutte le capacità necessarie per compensarne i danni».

Nelle stesse ore si apprende che il presidente degli Stati Uniti Joe Biden sentirà telefonicamente gli alleati per coordinare una risposta nella crisi ucraina e che Macron riceverà a Parigi il cancelliere tedesco Olaf Scholz e la presidente della commissione Ue Ursula von der Leyen.

Non si fermano i contatti tra leader, con il presidente ucraino Zelensky che ha confermato al telefono al premier britannico Boris Johnson “le prossime 24 ore saranno cruciali per l’Ucraina”. Quel che accadrà oggi ne sarà la prova?  

Zelensky chiede l’adesione “immediata” dell’Ucraina nell’Ue. Intanto ottiene aiuti anche militari:“Gli Alleati stanno aumentando il loro supporto con missili per la difesa aerea, armi anti-carro, aiuti finanziari e umanitari”. Nel frattempo l’oligarca ucraino di origini russe Viktor Medvedchuk, vicino a Putin e considerato tra i possibili candidati alla guida di un governo fantoccio se la Russia dovesse conquistare Kiev, è sfuggito agli arresti domiciliari che stava scontando con l’accusa di alto tradimento per avere sostenuto le forze separatiste nel Donbass.

Si comincia a pensare davvero che dietro l’attacco della Russia all’Ucraina c’è la volontà, più o meno esplicita, di Vladimir Putin di riaffermare la sfera di influenza di Mosca sulle nazioni che hanno fatto parte dell’Unione Sovietica. La crisi della Crimea, le pretese sul Donbass, la fuoriuscita di Kiev dalla Comunità degli Stati Indipendenti nel 2018, l’organizzazione che di fatto aveva preso il posto del Patto di Varsavia, e il possibile ingresso di nuovi Paesi nella Nato, con la conseguente espansione degli atlantisti verso Est, sono all’origine del conflitto che il mondo intero sta osservando con preoccupazione? E duqnue, scoppierà la Terza Guerra Mondiale? L’ipotesi purtroppo si fa largo di ora in ora.

Sull’Unione Europea aleggia lo spettro di una nuova invasione della Polonia, con gli ultimi dittatori del Vecchio Continente pronti, secondo gli Stati Uniti, a iniziare una campagna di espansione che porterà a ingenti perdite umane e a scontri che potrebbero cambiare la geografia globale dei prossimi anni.

Allora, Vladimir Putin ha davvero intenzione di riportare indietro il tempo al 1939 e scontrarsi apertamente con la Nato, con l’Occidente? Davvero come teme Joe Biden il vero obiettivo di Vladimir Putin è quello di ricostituire l’Urss? Tra propaganda nazionalista e interessi economici e politici per ristabilire il ruolo della Russia come superpotenza, le pretese del numero uno del Cremlino intendono davvero estendersi oltre l’Ucraina?

Forse in queste ore, “cruciali” come le ha definite il presidente ucraino, avremo una risposta a tutte queste domande. 

Le sanzioni contro la Russia, decise già a partire dal 22 febbraio e che in queste ore si stanno sempre più rafforzando prevedendo anche l’esclusione della Russia dallo Swift, hanno come unico obiettivo quello di indebolirla quanto più possibile e provare a fermarne l’avanzata in Ucraina. Nel mirino Nato ci sono le grandi banche, le industrie e tutto l’apparato militare russo. Il congelamento dei beni di Putin e Levrov, il blocco dell’accesso della Russia ai principali mercati europei per colpirne il settore finanziario, quello petrolifero, quello dei trasporti con il blocco del traffico aereo e quello dell’high tech con il blocco dell’export dei semiconduttori. Poi il blocco all’ accesso ai fondi internazionali per finanziare atti di guerra, tra cui l’ esclusione dallo Swift, il sistema più efficiente di pagamento internazionale, sono solo le prime sanzioni, quelle che tuttavia, inevitabilmente, registreranno non poche ripercussioni da un punto di vista economico e commerciale anche in ambito internazionale ed italiano. A questo punto, siamo certi che tutto questo servirà utile? Possibile che uno statista come Putin non avesse previsto anche questo?

C’è da essere seriamente preoccupati perché tutto lascia intendere che l’Ucraina è solo l’inizio di qualcosa di più grande.

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