lunedì, Novembre 10, 2025

L’ultimo respiro del mare. La storia di Giovanni “Paciaccone”, il pescivendolo che non ha mai lasciato Piazza Posta

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C’è un posto di Procida dove il tempo ha deciso di fermarsi. Un angolo che profuma ancora di mare, di fatica e di umanità. È lì, in Piazza della Repubblica, che ogni mattina, anche se il “cabinato col pesce non c’è più”, Giovanni Trapanese si siede, come ha fatto per tutta una vita. Non vende più pesce. Non pesa più alici. Non ti dice più i prezzi tra le auto che passano, e il bus che si ferma per far salire o scendere la gente. Ma è ancora lì, come una statua viva della memoria, come un faro spento che continua a indicare la rotta.

Giovanni ha iniziato la sua corsa contro il tempo a soli otto anni, quando la scuola era un lusso e la barca un dovere. Il mare l’ha preso subito, come fanno i padri esigenti: niente giochi, solo reti, fatica e onde. Fino a quindici anni fa, era lui a guidare la barca con la licenza da pesca, sfidando l’alba e il vento per portare a riva quel cibo fresco che a Procida è proprio il pesce.

Poi, la barca è diventata anche un’Ape 50 rossa, il banco un cassone colmo di tinozze blu, cassette di polistirolo, secchi di acqua di mare. Mentre i bambini correvano verso la scuola del Monumento, Giovanni era lì a vendere pesce. Le sue parole si mescolavano ai rumori della piazza, alle auto che passavano, al vociare della gente con alle spalle le cabine telefoniche, che oggi non esistono più, ma che sono state parte del paesaggio urbano per tanto tempo.Q

uella Ape Piaggio rossa non era solo un mezzo di lavoro. Era il suo altare ambulante. Le cassette di legno, il pesce luccicante nei secchi, la bilancia appesa come un pendolo della giustizia popolare, le buste. E, dietro, sul vetro posteriore, una vetrofania di San Michele Arcangelo, il patrono dell’isola e protettore dei pescatori. Non un semplice adesivo, ma una preghiera in viaggio, una promessa di ritorno, un occhio divino che vegliava su quel piccolo regno fatto d’acqua, spine e mani callose.

Con gli anni, il corpo ha chiesto tregua. Nel 2024, un’invalidità civile ha messo la parola fine al lavoro, ma non alla presenza. Giovanni ha appeso la “cerata gialla” al chiodo, ma non ha mai lasciato il suo posto. Ora siede su una panca di fortuna, oppure appoggiato alla sua Fiat 600 bianca, con una maglietta azzurra ferma ancora al 3° scudetto del Napoli di Spalletti con la scritta “Da Paciaccone”, soprannome di una vita che suona come una carezza e un tributo. Le gambe stanche, gli occhi ancora vivi.

Anche se il furgone ambulante non c’è più, anche se il pesce non viene più venduto, Giovanni continua a restare lì, nella stessa piazza, nello stesso punto. Non per nostalgia, ma per continuità. Perché lì c’è la sua storia, la sua vita, e un pezzo di identità dell’isola che non vuole essere dimenticato.
Mentre il tempo scivola inesorabile su tutto ciò che ci circonda, storie come queste continuano a insegnarci come si vive con il sale sulla pelle e il cuore tra le onde.

  • Leonardo Pugliese

    Leo Pugliese, nasce a Napoli ma vive e risiede a Procida. Giornalista da oltre 20 anni, è laureato in Scienze Politiche ed è stato giovane Ricercatore Universitario. Ha collaborato con diverse testate giornalistiche, diverse TV e programmi televisivi. E' padre di Michela, la gioia della sua vita.

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