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venerdì, Marzo 29, 2024

L’odissea di Tommaso Scotto di Perrotolo fermo al largo della Cina

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Leo Pugliese | Lavoratori marittimi prigionieri in una bolla di incertezze in rada a Huanghua. E’ quanto sta accadendo ad un nostro concittadino Tommaso Scotto di Perrotolo, imbarcato sulla “Antonella Lembo” che in una lettera a teleischia ha rappresentato lo stato della situazione:
«Mi chiamo Tommaso Scotto di Perrotolo e sono il marittimo procidano di cui vi state interessando tramite il Presidente della COSMAR, capt. Blandina. Vi riassumo il mio caso, per un eventuale chiarimento circa la mia situazione:
Sono imbarcato su una nave battente bandiera italiana, l’Antonella Lembo, del compartimento di Napoli e di proprieta’ della FERTILIA S.p.A. che ha sede sempre a Napoli, in Piazza Municipio.
Il mio contratto e’ cominciato a dicembre del 2019, nel porto cinese di CAOFEDIAN: dopo poco tempo e’ sopravvenuta la pandemia dovuta al Covid-19, con relativa chiusura di molti stati esteri (lockdown) e con conseguenti difficolta’ ad effettuare cambi equipaggi, cosa di cui hanno sofferto i lavoratori del mare in ogni parte del mondo.
Le navi, tra cui l’unita’ su cui sono imbarcato, hanno continuato le loro operazioni commerciali, senza particolari problemi, ma i cambi equipaggi per fine contratto hanno incontrato molti ostacoli; a bordo la vita procedeva e procede normalmente, per quanto possa considerarsi normale lo stare su un pezzo di ferro galleggiante in 22 persone e, con il sopraggiungere della pandemia, senza nessuna possibilita’ addirittura di scendere a terra nei vari porti toccati dalla nave.
Poi, gradatamente ,alcune nazioni hanno, seppur con molte difficolta’ e restrizioni, iniziato a consentire i cambi equipaggi alla nostra tipologia di navi. Nel luglio scorso la nostra nave ha toccato il porto australiano di Abbot Point, nel nord est dell’Australia, dove ha sostato per 10 giorni e si era prospettata la possibilita’ di un cambio equipaggio con, addirittura, la richiesta dei relativi visti per le operazioni di frontiera. Ma inspiegabilmente, almeno per noi, questi avvicendamenti sfumavano…..
La nave si e’ diretta successivamente al porto di Manila, nelle Filippine, dove, di nuovo, si sono prospettate le possibilita’ di avvicendamenti degli equipaggi e dove, alla data del 22 Luglio, erano presenti innumerevoli navi che approdavano in quella rada per cambio equipaggi di qualsiasi nazionalita’.
Ebbene, la nostra nave ha avvicendato i membri dell’equipaggio presenti a bordo (alcuni da 14 mesi) di nazionalita’ filippina ma per noi italiani si adduceva la scusa che i visti non erano stati rilasciati in tempo, mentre altre navi con italiani a bordo avvicendavano gli equipaggi inclusa una nave della stessa compagnia di navigazione, la Chiara D’Amato.
La nave poi si e’ diretta in Cina, nella rada di Huanghua, non molto distante da Pechino, dove e’ arrivata il 29 luglio 2020 e dove e’ tenuta in attesa di scaricare il carbone siderurgico che e’ a bordo. La sosta si protrae da allora e, con ogni probabilita’, si protrarra’ fino a gennaio del 2021.
La Cina inizialmente non permetteva gli avvicendamenti degli equipaggi stante ancora un regime di lockdown per queste operazioni con stati esteri, ma ultimamente si e’ avuta un apertura a questo tipo di operazioni permesse in alcuni degli innumerevoli porti cinesi. Uno di questi porti e’ vicinissimo alla nostra posizione, solo 15 miglia nautiche, e da parte delle locali autorita’ c’era la disponibilita’ a far effettuare i cambi del personale. Ma, a tutt’oggi la situazione e’ in stallo e siamo costretti a restare a bordo. Considerate che circa 14 membri dell’equipaggio, tra italiani e filippini ha completato (abbondantemente) il periodo contrattuale e quindi necesita’ un avvicendamento.
La causa di questo stallo e’ dovuta, a mio avviso, ai costi ulteriori che verrebbero a gravare sulla societa’ armatrice che ha la nave sotto contratto con un noleggiatore internazionale e che , quindi, si vedrebbe penalizzata da questi esborsi monetari e, sempre a mio avviso, da una leggera ma evidente incapacita’ a fronteggiare la situazione creatasi da parte degli uffici preposti a queste operazioni della societa’ armatrice.
La vita a bordo procede normalmente, noi tutti lavoriamo e svolgiamo i nostri compiti, mantenendo la nave efficiente e pronta a tutte le operazioni commerciali. Eseguiamo tutti i lavori di manutenzione previsti e abbiamo viveri a sufficienza; abbiamo anche acqua a sufficienza, mentre ci vengono negati gli approvvigionamenti di sigarette e, per un tabagista quale io sono, e’ ancora piu’ dura che per gli altri (e di tabagisti a bordo siamo una decina).
Pesa il fatto che alcuni di noi sono a bordo da quasi 11 mesi (tre addirittura da un anno!) ed alcuni di noi ultrasessantenni, me incluso, seguono terapie particolari per il controllo della pressione e del diabete ed, insomma, di tutti gli acciacchi tipici di un sessantenne che grazie alla dottoressa Fornero, pace all’anima sua e che Dio l’abbia in gloria, saranno costretti a continuare questo lavoro fino ai 67 anni. I medicinali dobbiamo farceli arrivare dall’Italia, spediti dai nostri familiari, perche’ nemmeno i medicinali e’ permesso ottenere dal mercato cinese.
Vogliamo aggiungere che, per quanto abituati a questo tipo di mancanze, pesa anche il fatto che da un anno non vediamo i nostri cari e in alcune circostanze, stiamo mettendo in conto che forse non li vedremo piu’(genitori anziani e/o acciaccati ed a rischio Covid-19).
La carenza evidente da parte della societa’ armatrice e’, sempre a mio avviso, a parte l’incapacita’ a maneggiare ed affrontare queste situazioni, e’ la mancanza totale di informazioni alla nave, anche dopo richieste esplicite sulla nostra situazione. Al massimo ci vengono date risposte scostanti e del tono: “ Noi stiamo lavorando, che credete!”. Il fatto e’ che, citando un proverbio napoletano e chiedo scusa per i termini usati, “ Quanno o’ mare e’ calmo, ogni strunzo e’ marenaro!”
Nella stessa nostra situazione si trova un’altra nave italiana, sempre di armatori napoletani, la MBA GIOVANNI, che e’ qui da giugno e, se possibile, in peggiori condizioni delle nostre visto che la permanenza a bordo per alcuni si protrae da 17 mesi.
Al momento non sappiamo quando questa situazione si sblocchera’ visto che intanto la seconda ondata del virus e’ ormai arrivata, con conseguenti prevedibili lockdown internazionali. Speriamo in un qualche intervento dal sindacato COSMAR che ci aiuti a perseguire il nostro scopo: tornare a casa a riabbracciare i nostri cari! E’ chiedere troppo?

1 COMMENT

  1. da vecchio marittimo voglio ricordarti che in mare-in qualsiasi latitudine e qualsiasi longitudine il marittimo non è mai considerato una persona o un uomo o un essere vivente ( dal Comandante al mozzo -dal Cap.di Macchina al giovanotto di macchina)-bensi un numero (non di Matricola) ma per il Ruolo scritto sul Giornale di Bordo-in Capitaneria e negli Uff di Armamento-per tanto non aspettatevi niente-anche lo Stato e specialmente i ladri dei Sindacati -intercetteranno per voi.vi auguro solo BUON VENTO e che Dio vi assista

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