Non c’è bisogno di ricordare -perché l’ho scritto più volte- che io sia un simpatizzante di Trump, demonizzato e dato perdente quattro anni or sono da tutti i principali mass media, opinion leader e istituti demoscopici del mondo e che, con tutta probabilità, si accinge a riconfermarsi presidente tra pochi mesi con un consenso ancor più largo contro “Sleepy Joe” Biden.
Tuttavia quel che sto per scrivere non è certo dettato da questo tipo di orientamento, ma da un dato di fatto oggettivo ed inequivocabile.
L’attuale sommossa in corso negli Stati Uniti, al pari delle varie manifestazioni dei gilet gialli in Francia o dei blackblock o, ancora, dei no global in giro per il mondo, non può e non dev’essere neppur minimamente considerata nel novero della libertà di espressione, almeno fin quando sfocerà nella violenza, nella distruzione e nel saccheggio. Ridicolo, a tal proposito, l’intervento del segretario PD Zingaretti, pronto ad invocare rispetto per la protesta di chi è contro il sistema, quando il suo stesso partito è alleato di un Governo che più d’ogni altro va avanti a colpi di fiducia e clientele senza neppur minimamente considerare l’eventuale validità del contributo dei propri avversari politici.
Bene ha fatto il Presidente americano a condannare con forza l’incapacità dei governatori USA di affrontare e reprimere adeguatamente tali ingiustificabili fenomeni, minacciando di impiegare l’esercito federale. Non sarebbe la prima volta, del resto, che nella storia americana contemporanea si arrivi a tanto; ma non ci sarebbe motivo che un leader decisionista, specialmente se in piena campagna elettorale, restasse inerte rispetto ad eventi che stanno sconvolgendo un’intera nazione e la quotidianità della gente già fin troppo provata dall’emergenza coronavirus.
Sarò curioso di capire fino a che punto il solito, sinistrorso gioco delle parti, in America come in Italia, abbia la forza di tenersi machiavellicamente lontano dai ranghi dell’obiettività.
Hear! Hear! Parole Sante.