Conoscevo già da ragazzina i fratelli Borsò, più grandi di me, e li ritenevo simpatici e allegri. Poi, quando ebbi la mia prima supplenza alla Ragioneria, conobbi come collega Renato.
Mi colpì il suo modo svelto di camminare, la sua gentilezza e quel suo voler fare qualcosa per mettermi a mio agio, visto che ero spaventata: era la mia prima volta in una classe.
Poi il tempo è passato. Ci siamo rivisti con le nostre famiglie durante serate tra amici. Per un breve periodo ho avuto anche suo figlio Umberto come alunno alle scuole medie. E poi, quella brutta e improvvisa notizia del 2020 lo portò via per sempre.
Mi piace ricordare Renato — sì, lui era “Renato” per tutti — un uomo che amava la vita, la famiglia, l’amicizia, il lavoro e… quei suoi adorati nipotini.
Renato Borsò nacque da Angela Ferrandino, ischitana, e da Umberto Borsò, di origini torinesi e pisane. A volte il destino gioca con alcune vite e le fa spostare da dove sono nate: ai primi del Novecento, il nonno di Renato, l’ingegnere navale Ugo Borsò, venne in vacanza a Ischia e se ne innamorò, tanto da trasferirsi lì con la famiglia.
Nel 1912 comprò un terreno incolto sul lato della riva destra e nel 1915 inaugurò il primo e unico cantiere navale di Ischia, dove si iniziarono a costruire le prime imbarcazioni.
Con il passare degli anni, suo figlio Umberto conobbe, si innamorò e sposò Angela. Dal loro matrimonio nacquero tre figli: Ugo, Guido e Renato.
Il mio amico Renato nacque il 25 novembre 1946 e, fin da piccolo, si mostrò sveglio e curioso. Si diplomò in Ragioneria e si laureò poi in Economia e Commercio. Una volta, a casa di amici, gli dissi che mi faceva pensare alle pile Duracell: sempre in movimento, sempre attivo.
Nel 1969 Renato sposò la sua fidanzata, Marilena Trani, insegnante elementare. Dal loro matrimonio nacquero due figli: Umberto e Peppe.
La vita scorreva serena. Renato non solo insegnava, ma aveva avviato uno studio da commercialista, in cui lavorava con passione, facendo fare praticantato a molti, anche a suoi ex alunni.
Renato è stato un uomo generoso, vivace, ma capace anche di dedicare tempo alla famiglia, alle vacanze, alle uscite in barca — la sua barca — perché il mare lo amava profondamente.
I suoi figli, oggi professionisti affermati, erano il suo orgoglio, così come la dolce Marilena, che conobbi quando, appena sposata, andai a vivere in via delle Ginestre.
Renato era capace e stimato nel suo lavoro, ricoprì molte cariche importanti, ma rimase sempre Renato Borsò, “’U Professor amato”.
E, come succede a tanti, furono i nipotini — figli di Umberto — a rallentare un po’ il suo passo. Renato li amava teneramente.
Come spesso accade con le vite belle e serene, il destino sembra volerci mettere lo zampino. Renato morì nel 2020 per problemi cardiaci.
Ti ricordo sempre sorridente, caro Renato. Sono stata felice di raccontare di te.
Ringrazio Marilena Trani per aver collaborato con me










