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venerdì, Aprile 19, 2024

Le sette sorelle della terra e gli alieni ad Ischia

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Il mio amico Roberto C., all’incirca due anni fa, ha scoperto di avere un fratello oltreoceano. Si è trattato per lui, persona piacevole ma tutto sommato riservata, di un evento che gli ha sconvolto letteralmente la vita (in positivo, s’intende). Da un giorno all’altro vieni a conoscenza di qualcosa di molto intimo che ti appartiene dall’altra parte del mondo; e se per un verso sei felice di averla, dall’altra impera in te il rimpianto di averlo saputo tardi, immaginando quali momenti splendidi potranno mancarti inevitabilmente nel bilancio della vita.

Dall’altroieri, invece, siamo in quasi sette miliardi e mezzo di umani a rischiare ufficialmente di venire a conoscenza, prima o poi, di avere qualche “vicino di casa” del tutto inaspettato. Proprio così! Immaginiamo, infatti, dopo la scoperta delle cosiddette “sette sorelle” della terra intorno a “Trappist-1” (la più cool -in tutti i sensi- delle stelle nane nella costellazione dell’Acquario, a circa quaranta anni luce da noi), che oltre all’acqua liquida compatibile con la temperatura tipica della cosiddetta “fascia di abitabilità”, dovuta alla temperatura sensibilmente più bassa di quella solare, possa esistere anche qualche nuova e diversa forma di vita rispetto alla nostra.
Per il nostro naturale egoismo, peraltro sempre più imperante ai nostri giorni, il concetto di “condivisione” è sempre più difficile da accettare. Doverci adattare ad una sorta di coabitazione forzata con qualcuno che, sebbene estremamente lontano da noi, possa condizionare le nostre più ataviche abitudini, rappresenta una causa di notevole inquietudine. Qualcuno di Voi starà senz’altro pensando: “Se e quando ciò accadrà, io non ci sarò” (è egoismo puro anche questo). Ma chi di noi avrebbe scommesso che così, da un giorno all’altro, “tra un calamaretto e una triglia” per dirla alla Bellavista maniera, lo scienziato di turno si sarebbe svegliato sentenziando ufficialmente una scoperta del genere? Chi potrebbe assicurarci che la nostra (ego)geocentricità possa continuare in eterno?
Se per certi versi la tranquillità di noialtri e degli stessi millennials dovrebbe essere al sicuro, specie alla luce dei mezzi a nostra disposizione (per coprire la distanza pazzesca di oltre 7.500 miliardi di chilometri, una sonda come la Voyager 2 che viaggia a circa 50.000 chilometri l’ora impiegherebbe circa diciassettemila anni), non possiamo escludere che un eventuale popolo alieno potrebbe disporre di risorse ben più avanzate delle nostre. Ragionando con Peppe, altro caro amico e scienziato mancato, ma non per questo meno competente (uno che ha costruito computer e usato il telescopio quando nessuno ne aveva la più pallida idea), egli mi erudiva sul fatto che la longevità di quel genere di sistemi planetari è di gran lunga superiore già di quella solare. Ne consegue che, in milioni di anni, le loro eventuali diverse forme di vita potrebbero aver raggiunto risultati in termini di ricerca e conoscenza per noi assolutamente inimmaginabili.
Cosa significa tutto ciò? Non solo che un bel giorno potremmo ritrovarci noi stessi oggetto di studio da parte dei nostri nuovi “vicini di casa”, creature semi-immortali in grado di dimostrarci che i pur strabilianti progressi e scoperte raggiunti sulla terra sono ben poca cosa rispetto ai loro; ma soprattutto che le nostre più assolute certezze, i nostri punti di riferimento, i nostri dogmi (perché non va dimenticato che anche la religione, nel corso dei secoli, ha tenuto in grande considerazione il rapporto con lo spazio e le teorie su ulteriori forme di vita) e tutto ciò che, direttamente o indirettamente, ci appartiene, dovrebbe essere gioco forza rimesso in discussione.
A questo punto dell’analisi, per non prendere troppo sul serio un argomento che, in ogni caso, merita tutta la serietà di questo mondo, proviamo per un attimo ad immaginare una pattuglia di alieni che con una moderna ed elegante astronave, decidesse di atterrare alle falde dell’Epomeo per una sorta di prima tappa sulla terra, rendendosi inizialmente invisibili a noialtri per non farsi scoprire e, al tempo stesso, non spaventarci ed essere certi di non mutare i nostri abituali comportamenti. Pensate alla possibilità che essi si imbattano in una giornata al Tribunale di Ischia, con una folla indicibile di avvocati, un volume allucinante di cause a ruolo per i motivi più futili e utenti inferociti che prendono a bastonate gli ufficiali giudiziari; oppure in una seduta di civico consesso di uno dei nostri sei Comuni, laddove viene concesso a qualche semi-analfabeta di condizionare le sorti della collettività; oppure nel parcheggio dei camion della monnezza sul lungomare di Forio, a due passi dalla spiaggia e da tanti alberghi; o nel CUP presso la clinica San Giovan Giuseppe, dove la gente si mette in coda alle 6.00 di mattina per assicurarsi il turno, proprio come alle Poste per la pensione e all’ex collocamento per la disoccupazione; o in gran parte delle nostre strade pronte ad allagarsi ai limiti dell’impraticabilità dopo dieci minuti di pioggia battente, o a diventare autentiche piste da cross per colpa delle radici di pino, come sulla Borbonica; o ai viaggiatori –turisti ed indigeni- costretti ad attendere l’imbarco su autobus, taxi, navi ed aliscafi senza alcuna copertura/protezione, sia d’estate che d’inverno, aggiungendo la beffa quasi certa di poter capitare su veicoli o unità navali a dir poco antidiluviani; o nelle interminabili file di auto strombazzanti nelle ore di punta in ogni dove; o ancora nel lungomare tra Casamicciola e Lacco, eliporto compreso, senza alcuna illuminazione notturna o nella strada che porta a Serrara Fontana con le frane incombenti che ne riducono la fruibilità.
Beh, sapete quale sarebbe la nostra fortuna? Che probabilmente quegli alieni resterebbero talmente avviliti da ritenere che nulla di utile si potrebbe ricavare da un territorio così bello ma ostaggio di gente tanto insulsa quanto irrecuperabile, andandosene via a gambe levate. Come dire: anche gli extraterrestri ci schifano. E chest è!

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