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venerdì, Aprile 19, 2024

Le Rivendicazioni dei Mapuche in Patagonia

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I Mapuche, nome che deriva dalla composizione delle parole mapudungun Che, “Popolo”, e Mapu, “della Terra”, anche noti come mapuce, sono un popolo amerindo originario del Cile centrale e meridionale e del sud dell’Argentina (Regno di Araucanía e Patagonia).
Oggi questo popolo è sotto l’occhio mediatico internazionale per le rivendicazioni delle terre che i Mapuche definiscono proprie per diritto ancestrale.
Questa presa di posizione si sviluppa in filoni di pensiero e d’azione differenti all’interno della stessa comunità Mapuche, con una netta distinzione per gli appartenenti alla Colonia Cushamen e gli appartenenti alla R.A.M. – Resistenza Ancestrale Mapuche.

  • La Colonia Cushamen, che ottenne 125.000 ettari nelle province di Rio Negro, Neuquen e Chubut a seguito della “Conquista del Deserto” durante il secondo governo di Julio A. Roca, è assunta negli allevamenti della società Cia de Tierras e di altre società locali, a cui chiede terre di estensione maggiore e di qualità migliore.

  • La R.A.M. che rientra nell’Organizzazione Autonoma dei Mapuche Puel Mapu, si schiera apertamente contro l’invasione capitalista – chiedendo l’espulsione di Benetton, Lewis, Van Ditmar, Mindlin, Pan American Silver, Qataries, Máxima Zorreguieta ed Emanuel Ginòbili – con l’obiettivo di recuperarne le terre facendo leva sull’appartenza agli antenati.

Dalle Rivendicazioni alle occupazioni dei Mapuche

Tra i due gruppi del popolo Mapuche sussistono sostanziali differenze nei metodi impiegati per comunicare le rivendicazioni: in particolare la R.A.M. e gruppi simili sono stati oggetto di cronaca per l’occupazione di fattorie e terre private mediante l’uso della forza.

Tra queste figurano le tre occupazioni avvenute in Cia de Tierras:
                                                                                             

  1. Lotto “Santa Rosa”
                                                                                                                        
    Vi furono 38 giorni di occupazione nel 2002 condotti dalla famiglia Mapuche Curiñanco/Rua Nahuelquir: riconoscimento per Cia de Tierras della proprietà dei terreni tramite sentenza del Tribunale e successivo sgombero degli occupanti.
    Nel 2007 vi fu nuovamente l’occupazione del lotto, che perdura tutt’ora, in quanto a causa della legge nr. 26.160[1]  non fu possibile dare esecuzione alla nuova sentenza del 2011.

  2. Lotto “Vuelta del Rio”                                                                                                                  
    Nel marzo 2015 vi fu un’occupazione mediante uso delle armi da parte di un gruppo appartenente alla R.A.M.. Negli anni successivi si verificarono aggressioni, furti di bestiame, rapine ai dipendenti di Cia de Tierras, episodi di violenza fisica (anche su minori), incendi intenzionali.
    Il verdetto del 2019 confermò la proprietà esclusiva a Cia de Tierras, tuttavia i detenuti furono successivamente tutti liberati. Ad oggi continuano aggressioni agli impiegati di Cia de Tierras, furti di bestiame e danneggiamenti alle recinzioni.

  3. Area “El Platero”

È l’ultima area occupata in termini temporali: il 25 dicembre 2019.
Gli occupanti della Comunità Kurache hanno preso possesso della casa di un impiegato di Cia de Tierras, rimuovendone tutti gli effetti personali.
Adite le vie legali come nelle due occupazioni precedenti, ad oggi le terre risultano ancora occupate.


Le autorizzazioni delle comunità e l’impegno dei Benetton attraverso Compañía de Tierras     

In contrapposizione ai casi appena visti, vi sono le comunità Mapuche che lavorano per Cia de Tierras e sono normalmente autorizzate ad attraversare terreni e dotate di chiavi per diversi accessi. Nella Cordillera dove hanno avuto luogo le occupazioni, Compañía de Tierras Sud Argentino conta un totale di 118 dipendenti dei quali 78 sono Mapuche.
I Benetton, che attraverso CTSA operano localmente, ogni anno sostengono le spese di produzione, amministrazione, tasse e stipendi per un ammontare di circa 20 milioni di dollari, reinvestendo tutti i proventi nel territorio argentino.
Data la precaria situazione economica locale, l’intento è di favorire il mantenimento del rapporto con le comunità locali, sia attraverso dinamiche attive di crescita lavorativa, sia attraverso programmi di sviluppo e sussistenza sociali.

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