
E’ chiaro a tutti: Renzi ha scommesso e ha perso, allorquando ha capito che se avesse votato contro la fiducia al governo molti dei suoi lo avrebbero abbandonato. Oggi si vede addirittura costretto a indossare i panni del pompiere, invocando il dialogo e stoppando ulteriori attacchi dal suo interno verso il capo dell’esecutivo. E ciononostante, i riflettori contro di lui non si spengono! Anzi, questa enorme visibilità mediatica volontariamente concessagli da testate amiche e soprattutto nemiche sembra attribuirgli l’incarnazione del male assoluto, almeno quanto Salvini (il che è tutto dire).

A questo punto, con l’obiettivo di un Conte-ter che faccia rientrare in gioco i cosiddetti responsabili, i costruttori, i pontieri e i loro accoliti, c’è un solo dato certo: nessuno vuole realmente nuove elezioni, neppure chi le invoca realmente! Perché sono troppi quelli che non hanno ancora maturato la pensione da parlamentari; perché sono altrettanti ad avere certezza di non essere mai più eletti e che il miracolo grillino è bello che finito; perché il nuovo Presidente della Repubblica non potrà non rispondere alle logiche di questa maggioranza e non certo del centrodestra.
Intanto, con l’incombenza di rinnovare l’intero piano vaccinale, non solo per non perdere l’obiettivo dei sedici milioni di dosi nei primi tre mesi ma anche semplicemente per garantire la seconda inoculazione a chi ha già ricevuto la prima, continuiamo a chiederci se l’attuale caos parlamentare che attanaglia il governo in carica e ne condiziona l’operatività possa consentire al Paese di far fronte alla necessità che la situazione socio-economica già gravissima non precipiti definitivamente. L’esempio della Lombardia, trovatasi in zona rossa per mero errore anche se solo per una settimana e diventata motivo di ulteriore polemica tra l’esecutivo centrale e l’amministrazione regionale, non dà spazio a certezze sulle reali capacità di Conte e compagni di porsi all’altezza del compito.