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Le due nonnine di Piazza di Spagna

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4ward di Davide Conte

Mercoledì 4 gennaio 2017, ore 20.30, Roma – Piazza di Spagna. Il centro nevralgico della Capitale pullula di gente d’ogni parte del mondo; le vetrine dei negozi tra Via Condotti, Via Frattina, Via del Babuino e Via del Corso sono già in allestimento con le vetrofanie che annunciano i saldi del giorno seguente, fatta eccezione delle grandi firme che rispetto ai propri super prezzi, in barba alla crisi, proprio non scendono a compromessi. In tanti hanno fatto spese, portando con sé buste di varie dimensioni; altrettanti, più oculati o gioco forza optanti per l’attesa di una notte, scrutano impunemente i cartellini, facendosi riconoscere a prima vista mentre calcolano a mente quanto potrebbero risparmiare l’indomani. Sembrano sempre i Giapponesi a farla da padroni: sono ovunque, specialmente dalle griffes più quotate, tenendo impegnati i commessi dall’inglese quasi perfetto. E pensare che venticinque anni fa, da queste parti, un commesso madrelingua nipponica guadagnava più di un direttore di banca… Poi tanti Russi, nell’accezione geografica più ampia possibile: anche loro sembrano proprio non badare a spese ovunque decidano di acquistare. E poi… tanti, tantissimi altri turisti d’ogni dove. Roma è sempre Roma, worldwide!

Ma ai piedi di Trinità dei Monti non imperano solo gioia e benessere! Fanno tenerezza i castagnari olivastri, tutti pachistani o giù di lì, sempre sorridenti davanti al caldo dei loro bracieri ma impegnatissimi a convincerti che i loro marroni sono migliori di quelli dei “colleghi” della strada accanto; così come i promoters dei giri turistici in bus, anch’essi extracomunitari, imbacuccati fino all’inverosimile per combattere, in mancanza di altra fonte di calore, la tramontana incombente e con il tono della voce mezzo stroncato dai brividi di freddo; e… dulcis in fundo, i poveri, quelli veri. Come il mendicante slovacco dall’innata eleganza e visibilmente colto, che lungo Via Frattina ci ha chiesto una moneta, e dopo averne ricevute tre da me e dal mio amico Isidoro, ci ha chiesto di dove fossimo, per poi lasciarci a bocca aperta rispondendo: “Ah, Ischia, la bella Pithecusa, la coppa di Nestore…”. O come il musicista dell’est europeo, che lungo Via Condotti conquistava la simpatia dei passanti con un sorriso e un’educazione fuori dal comune, più che con la sua musica; o come le due signore in cui ci siamo imbattuti a due passi dall’illuminatissimo e splendido Palazzo Valentino: ultrasettantenni di sicuro, dignitosissime nella loro indigenza, avevano eletto a proprio rifugio la profondità dell’arco di un portone che, evidentemente, non sarebbe stato più aperto, creando con una parete di cartoni una specie di balconcino da cui venivano fuori a mezzo busto, osservando il passeggio senza minimamente disturbare i passanti, neppure per l’elemosina. Le due nonnine –chiamiamole così- erano avvolte nei loro abiti sdruciti ma pesanti, da cui il loro viso, nonostante tutto, si ergeva in una luce ed un aspetto di inconsueta bellezza. Non era possibile che passassero inosservate; forse anche il più insensibile essere umano del mondo, al loro cospetto, si sarebbe reso conto del magnetismo positivo trapelante dai loro occhi, spalancati dalla curiosità ma provati dalla povertà.

Catrin, che per gli anziani e i più deboli in generale ha una particolare predilezione, ne è rimasta conquistata. Ancor di più quando, nell’augurare loro la buonanotte, si è sentita rispondere con un doppio sorriso smagliante: “No, signora. E’ ancora presto per andare a dormire!”, come se in una fantomatica “stanza accanto” due bei lettini ed una stufa stessero lì ad attenderle, al posto del cartone ripiegato in cui, di lì a poco, sarebbero state costrette a coricarsi.

A queste due nonnine è dedicato il 4WARD di oggi, giorno in cui festeggiamo l’Epifania e in cui tutti i bimbi aspettano la tanto agognata vecchina, che volando sulla scopa e incuneandosi attraverso comignoli e caminetti, porta loro doni e leccornie. Beh, in questa notte di grande attesa, gioco forza caratterizzata da quella botta di consumismo che difficilmente ci facciamo mancare in occasioni del genere, le due nonnine probabilmente saranno rimaste ancora lì, nel loro balconcino privilegiato (si fa per dire) di Piazza di Spagna, a commentare il passaggio di tanti frenetici benestanti ai quali, tutto sommato, probabilmente invidieranno il calduccio domestico, ma potrebbero insegnar loro tante, tantissime cose solo attraverso l’imponenza di quello splendido, infinito sorriso che insieme ad un ottimismo ingiustificabile ai più, le rende esseri così speciali.

Ho pensato a lungo a loro due, prima di cominciare a scrivere questo pezzo, immaginando in che modo o con quale gesto avremmo potuto renderle un tantino più felici. E’ difficile fare del bene in modo ottimale a ciascuno dei tuoi “fratelli più piccoli”, questo è sicuro; così come sconvolge il semplice pensiero di quanti, dopo di te, avranno la stessa sensibilità nel fare ancora qualcosa di utile per loro. Un attimo dopo, la nostra vita riprende a scorrere veloce e, quasi magicamente, ci troviamo nuovamente riavvolti dai suoi ritmi frenetici, laddove le nostre preoccupazioni ed esigenze hanno il sopravvento su qualsiasi altra valutazione. E tutto ritorna al suo posto, come se nulla fosse.

Una cosa è certa: il sorriso di quelle due nonnine, insieme alla loro apparente ma innegabile serenità, mi ha reso più ricco. Difficilmente dimenticherò quell’incontro e proprio per questo, vorrei che ciascuno di Voi, amici Lettori, provasse d’ora innanzi a comprendere quanto questo genere di esperienze possa aiutarci a capire in quante forme diverse possa materializzarsi la felicità e quanto ognuno di noi, secondo le proprie possibilità, abbia il dovere di condividerla.

La Befana, questa notte, non sarà passata dalle due nonnine di Piazza di Spagna. Ma il Buon Dio, lui certamente, in un modo o nell’altro, si ricorderà di loro. Proprio come noi, romani per due notti!

 

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