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Le due “Italie” e la nuova emigrazione | # 4WD

By Redazione Extra

November 06, 2019

Quando lo scorso anno mio figlio maggiore, a soli diciassette anni, si è trasferito negli Stati Uniti grazie al calcio, diplomandosi in Ohio e cominciando in Florida gli studi universitari nel college che lo ha voluto anche come calciatore, ci sono stati momenti in cui mi sono sentito corresponsabile di una nuova emigrazione di cui molti, in Italia come a Ischia, più volte paventavano il rischio, salvo poi limitarsi alle inutili enunciazioni, alla sterile chiacchierologia e -peggio ancora- al più squallido politichese.

Ebbene, in un territorio già difficile come quello ischitano, perfetta parte integrante del vuoto assoluto di una ormai vecchia e sterile Italia, dopo aver letto l’ultimo rapporto Svimez mi sento ancor più sereno di non aver sbagliato a sostenere mio figlio in questo suo ambizioso progetto, né come padre né come cittadino e ancor meno come ex amministratore pubblico. Emerge, infatti, che dal 2000 oltre un milione di giovani entro i trentaquattro anni d’età hanno lasciato il Mezzogiorno d’Italia ed il 20% di essi era composto da laureati. A questo si aggiunge che negli ultimi dieci anni il gap occupazionale tra nord e sud ha raggiunto quota 21,6%; e poco conta che, secondo gli esperti, il meridione potrebbe fornire un notevole contributo al suo stesso rilancio, diventando in breve tempo la nuova “piattaforma green” d’Italia: al momento, checché se ne dica, non vi sono iniziative e stimoli sufficienti a far sì che i nostri ragazzi scelgano di imbastire un barlume di futuro lontano da casa, dalle loro tradizioni, dai loro affetti, cercando nel Regno Unito, negli Usa, in Germania, in Australia e in Canada le “San Pedro” e le “Mar del Plata” del terzo millennio.

Siamo destinati ad assistere ancora a lungo ad un’inarrestabile dicotomia geopolitica che, a quanto pare, non importa a nessuno.