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venerdì, Aprile 19, 2024

L’armatore Di Leva accerchiato dai magistrati di Napoli e Roma

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Paolo Mosè | Sarebbe assai interessante sapere cosa ha detto nel lungo interrogatorio l’imprenditore sorrentino Salvatore Di Leva, che è stato sentito la settimana scorsa. Non sarebbe stato certamente piacevole trovarsi di fronte dall’altro lato del tavolo un nutrito schieramento di magistrati inquirenti. Per la procura della Repubblica di Napoli l’aggiunto Giuseppe Lucantonio, capo del pool reati contro la Pubblica Amministrazione, il suo sostituto John Henry Woodcock e quelli della Procura di Roma guidati dall’aggiunto Paolo Ielo, anche lui responsabile dei reati contro la Pubblica Amministrazione, e la collega Lia Affinati. Questi due gruppi di magistrati hanno rivolto domande inerenti all’inchiesta da loro condotta.

Per quelli napoletani, è chiaro conoscere il rapporto con il giudice Andrea Nocera, a quel tempo ancora capo dell’Ufficio Ispettorato del Ministero della Giustizia, dei rapporti intercorsi con il commercialista Alessandro Gelormini e con il socio nella tratta degli aliscafi Napoli-Sorrento Salvatore Lauro. Per i magistrati romani invece interessava conoscere eventuali rapporti intercorsi con un altro magistrato in servizio nel circondario della Corte di Appello di Napoli, il quale avrebbe avuto rapporti di frequentazione con lo stesso Di Leva e con altri imprenditori. Non si conoscono, ovviamente, le risposte dato che i verbali sono stati secretati ed imposto al Di Leva il silenzio monacale. E di sicuro l’imprenditore sorrentino nulla dirà su ciò che ha detto, memore della particolare attenzione e controllo disposto nei suoi confronti dalla polizia giudiziaria, che verrebbe a sapere in tempi strettissimi di una sua eventuale confessione con persone o soggetti che in qualche modo sono attualmente indagati o comunque monitorati dalla magistratura. Nel caso avesse voglia di spifferare qualcosa, la sua posizione diventerebbe estremamente delicata.

LE RIVELAZIONI DI GELORMINI
Come sarebbe estremamente interessante conoscere ciò che ha detto Alessandro Gelormini durante il suo interrogatorio, che secondo indiscrezioni alcune delle sue affermazioni avrebbero di fatto accelerato la iscrizione nel registro degli indagati dell’alto magistrato in servizio al Ministero della Giustizia, Andrea Nocera, e in conseguenza di ciò anche dell’armatore Salvatore Lauro. L’episodio eclatante è certamente l’incontro avvenuto nel cantiere di Castellammare di Stabia gestito dal Di Leva, dove avrebbero partecipato, stando alla ricostruzione della Guardia di Finanza, lo stesso Di Leva, Gelormini, Nocera e Lauro. In quell’occasione si sarebbe parlato di una vicenda che interessa direttamente l’armatore ischitano per questioni di gestioni di alcune società controllate dalla famiglia e di una indagine in particolare coordinata dal sostituto procuratore della Repubblica Raimondi a seguito di una serie di denunce sottoscritte dalla sorella dell’ex senatore, Rosaria Lauro. Questo colloquio è stato registrato in diretta a causa del trojan infilato nel telefonino del Di Leva, e le richieste che sarebbero state formulate al giudice Nocera non avrebbero ricevuto alcuna risposta. Non conoscendo i fatti, né l’indagine che si stava portando avanti, chi fosse il magistrato che se ne stava occupando e quali risultati finora sarebbero stati conseguiti. Nessuna informazione utile.

Questo incontro sarebbe sufficiente per ritenere che si sia cristallizzata l’ipotesi di corruzione, in quanto la legge modificata e resa più restrittiva ritiene che qualsiasi utilità concessa consentisse agli inquirenti di poter contestare questa ipotesi. E la presunta dazione sarebbe consistita nel consegnare dei biglietti gratis per la tratta Napoli-Capri e viceversa e alcune tessere. Che il Lauro avrebbe consegnato al magistrato. Stando così le cose, la compagnia di navigazione Alilauro non ha in concessione la tratta Napoli-Capri, che è a tutto appannaggio di un altro potentissimo gruppo armatoriale. Mentre il socio di Lauro, Di Leva, tramite la società Gruson, collega la tratta Napoli-Sorrento e viceversa e Sorrento-Capri. Sono due rotte distinte che vengono fatte, soprattutto Sorrento-Capri, nel periodo estivo.
L’altro episodio di corruzione riguarda il rimessaggio e la custodia di un gommone di circa 8 metri di proprietà del Nocera, che era in custodia del cantiere navale di Castellammare di Stabia di proprietà del Di Leva. Ed i magistrati inquirenti sospettano che il deposito del natante sia avvenuto senza il versamento di alcuna somma. Anche qui si ipotizza un reato di corruzione.

STRATEGIE INVESTIGATIVE
Sono due circostanze che certamente per integrarsi e sostenerle davanti ad un giudice hanno bisogno di qualcosa di più consistente e marcato. E l’aver deciso di procedere all’interrogatorio del Di Leva e di sequestrargli, al termine del faccia a faccia con i magistrati, il telefonino è la dimostrazione che siamo in una fase che non consente, su questi presupposti, di potersi rivolgere al giudice per le indagini preliminari per chiedere le misure cautelari, con il fondato rischio di ottenere un rigetto. C’è anche l’altra ipotesi secondo la quale (e non è del tutto campata in aria) questa possibile iniziativa sia stata posta in essere, ma non avrebbe trovato accoglimento nel gip. Da qui la “ufficializzazione” dell’indagine con i soggetti indagati, i cui nomi vengono di fatto pubblicizzati e compaiono su diverse testate giornalistiche. Quando è prassi da parte della magistratura inquirente procedere con una certa cautela per acquisire il più segretamente possibile elementi gravemente indiziari per sottoporli ad un giudice al fine di un accoglimento di una misura coercitiva della libertà personale.

Siamo di fronte a delle ipotesi che trovano una lettura su quanto è accaduto in altre indagini delicate nei confronti anche di personaggi di rilievo, la cui sorte si è conosciuta solo dopo l’esecuzione dei provvedimenti. Come ribadiamo che i magistrati non rimarranno fermi, cercheranno altre piste, diverse da quelle finora accertate, per capire se vi sono altri episodi in cui si sono consumati dei comportamenti illeciti. In quel caso la scenografia cambierebbe di molto e le indagini, come questa e le altre che l’hanno preceduta, si sono basate quasi esclusivamente sulle intercettazioni telefoniche e le “cimici” prima e poi con l’utilizzo del trojan. Tralasciando le indagini tradizionali di un tempo, che si basavano perlopiù in pedinamenti, in interrogatori di persone informate sui fatti, nelle verifiche delle documentazioni sottoposte a sequestro. Oggi si preferisce ascoltare anche per non destare sospetti e consentire agli indagati di poter eludere le indagini. Si sa, uno al telefono non riesce a trattenersi, è invogliato a parlare, a dire quello che intende trasmettere a chi sta dall’altra parte del cellulare e sforzandosi per fargli comprendere, commette il classico errore di dire ciò che non avrebbe mai dovuto dire. Eppure sono professionisti, imprenditori di un certo successo, ma di fronte a un sistema di comunicazione così evoluto non riescono a frenare i propri istinti. E negli ultimi mesi sono diventati ancora più ingenui, ben sapendo dell’innovativo trojan e parlano a ruota libera pensando che nessuno li ascolti. Un riferimento calzante all’incontro avvenuto nel cantiere di Castellammare di Stabia, dove erano in quattro a riunirsi tra le barche a secco, mentre i finanzieri ascoltavano liberamente e in live ciò che si dicevano. Molto probabilmente il Di Leva quel cellulare lo teneva ben esposto, consentendo al microfono dello stesso cellulare di assorbire le conversazioni e trasmetterle alla postazione delle fiamme gialle. Neanche a pensare di premunirsi, di infilarselo in tasca o lasciarlo in qualche luogo più lontano per non consentire di essere ascoltato. La tecnologia avanza a passi da gigante e consente di svolgere indagini che fino a qualche tempo fa erano inimmaginabili.

1 COMMENT

  1. E dovrebbe cantare come un canarino per paura che gli viene tolto un gommone e alcuni biglietti gratis su degli aliscafi puzzolenti di gasolio? Ma fatteci il piacere…..

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