Non mi interessa esprimermi a favore di Giacomo o di Domenico.
Ma oggi sono felice, perché il Consiglio di Stato (e solo lui) ha posto la parola FINE a un grave imbarazzo che durava da troppo tempo.
Fui imbarazzato quando Domenico decise di mandare a casa Giacomo, carne della sua stessa carne. Glielo dissi molto prima che accadesse, facendogli capire che non era né il modo né il momento e la gente, stavolta, non avrebbe approvato.
Fui imbarazzato quando Domenico si ricandidò a Sindaco, perché questa decisione non solo avrebbe svuotato di possibili contenuti la sfiducia a Giacomo, ma lo avrebbe riportato nell’occhio del ciclone quando, da senatore e coordinatore regionale di un partito importante, avrebbe potuto continuare a volare alto.
Fui imbarazzato nel pensare alla delusione di un uomo che ha fatto comunque tanto per il suo Comune e che aveva difficoltà ad accettare quella che, in ogni caso, era stata la sonora bocciatura da parte della sua gente.
Fui imbarazzato nel vedere Giacomo in preda a un delirio di ipercomunicatività social che ne sviliva non poco quella sua rinomata immagine da Sindaco “a portata di mano” e che, ancora oggi, prosegue indisturbato.
Un imbarazzo, il mio, perdurato nel vedere tanti lacchesi in grave difficoltà dopo l’emergenza Covid, costretti ad assistere a una tenzone tra due ex amici che, presi com’erano da essa, giungevano al punto da ignorarli anziché provare ad essere loro vicini in qualche modo. Oggi i giochi sono fatti! Giacomo resta Sindaco e Domenico consigliere d’opposizione. E al di là di strani, segretissimi accordi di cui corre voce da qualche settimana, o di vendette annunciate e ancora in itinere, ora Lacco Ameno aspetta legittimamente che ciascuno di loro reciti la propria parte.
Il tempo e le urne, quando sarà il momento, saranno sovrani.