venerdì, Luglio 11, 2025

L’abusivismo non è una ribellione romantica. È un’ingiustizia verso chi rispetta le regole

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Una prospettiva alternativa al dibattito sulle demolizioni. Difendere l’abusivismo come atto di necessità o umanità significa ignorare le tante famiglie che hanno scelto la strada della legalità tra sacrifici e rinunce. Romanticizzare l’illegalità rischia di legittimare la speculazione, svuotare il senso delle regole e disincentivare il rispetto civile

Luigi Esecizio | Ho letto con attenzione l’articolo di Francesco Di Iorio pubblicato su Il Dispari del 18 giugno, e ne riconosco il tentativo di dare voce a chi si è trovato, nel tempo, a costruire abitazioni senza permesso. Tuttavia, l’impostazione generale mi lascia profondamente perplesso. In quel testo si scorge, più che una comprensione, una giustificazione dell’abusivismo, quasi che violare la legge diventi, in certi casi, un gesto di civiltà o addirittura di eroismo.

Ciò che più colpisce è il modo in cui si tenta di vestire l’abusivismo di un’aura romantica e morale, come se chi ha costruito illegalmente lo abbia fatto spinto solo dalla dignità, dall’amore per la famiglia e dal desiderio di sopravvivere. Questa immagine, pur suggestiva, non corrisponde alla realtà di molti casi concreti.

Troppo spesso, dietro l’“abusivismo di necessità”, si nascondono comportamenti ben diversi: immobili destinati all’affitto estivo, realizzati in totale assenza di controlli, con finalità di guadagno e senza il minimo rispetto per il territorio, per la sicurezza o per l’ambiente.
Nel difendere chi ha costruito abusivamente, si dimentica completamente chi le regole le ha rispettate. Famiglie che hanno atteso anni per ottenere un permesso, che hanno pagato progettisti, che si sono indebitate per costruire legalmente. Oppure, peggio ancora, famiglie che non hanno costruito affatto, rinunciando alla propria casa pur di non infrangere la legge.

Difendere o addirittura glorificare l’abusivismo significa dire a queste persone che hanno sbagliato, che sono state ingenue, che è meglio “fare da sé”. È un messaggio devastante per la tenuta civile di una comunità.
È vero, lo Stato ha avuto responsabilità enormi. Ha abbandonato le periferie, non ha programmato abbastanza edilizia pubblica, ha lasciato sole le giovani coppie. Da questo peró non discende il diritto di infrangere la legge. Le regole si cambiano, non si ignorano.

Altrimenti si apre una porta pericolosa: se ciascuno può decidere quali leggi rispettare in base alla propria convenienza o necessità, allora non esiste più legalità, ma arbitrio.

Un punto troppo spesso eluso nel dibattito è che gran parte dell’abusivismo non è legato alla povertà ma al profitto. Sono numerose le abitazioni realizzate non per vivere ma per affittare, lucrare, ampliare spazi commerciali in modo illecito. In molti contesti insulari o turistici, questa è una realtà quotidiana.
Continuare a raccontare l’abusivo come un povero padre di famiglia che ha agito solo per bisogno è una semplificazione pericolosa, che rischia di nascondere abusi reali, speculazioni e disuguaglianze gravi.

La legalità non è in contrapposizione alla giustizia sociale. Al contrario, è la sua condizione necessaria. Se le regole sono sbagliate, vanno corrette, e lo Stato deve fare la sua parte con politiche per la casa, accesso al credito, semplificazioni ma ciò non può avvenire a scapito della coerenza istituzionale.
Se premiamo chi costruisce abusivamente, disincentiviamo ogni forma di rispetto civile. Insegniamo ai giovani che le scorciatoie sono premiate, che l’onestà è una perdita di tempo, che le istituzioni sono un nemico da aggirare.

Capisco il desiderio di chi, come Di Iorio, cerca di dare voce a un disagio diffuso ma dare dignità all’illegalità non è la strada giusta. Serve piuttosto una visione nuova, che sappia riconciliare legalità, diritto alla casa e rispetto per il territorio, senza sacrificare la fiducia nella legge. Difendere l’abusivismo in nome della “umanità” è un gesto che finisce per offendere proprio chi ha agito onestamente. E oggi, in una società frammentata e sempre più disillusa, l’onestà dovrebbe essere la prima cosa da proteggere, non da deridere.

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  • Articolo realizzato dalla Redazione Web de Il Dispari Quotidiano. La redazione si occupa dell'analisi e della pubblicazione fedele degli atti e dei documenti ufficiali, garantendo un'informazione precisa, imparziale e trasparente. Ogni contenuto viene riportato senza interpretazioni o valutazioni personali, nel rispetto dell’integrità delle fonti e della veridicità dei fatti.

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3 COMMENTS

  1. C’è anche chi ha costruito abusivamente per non dover pagare ‘ u p’sone’ mensile al proprietario
    di più immobili che si ingrassa il mazzo con il culo di chi non ha la casa perchè non può costruirla legalmente…ipocrita…come dire gli ultimi arrivati la supposta se la devono
    prendere a quel posto…

  2. facile vincere facile, le abusive vanno abbattute, ciò vale in tutto il mondo, non solo a Ischia, dove una volta si chiamava ” L’Isola Verde” oggi l’Isola grigia

    • Sono d’accordo…annulliamo tutti condoni dal dopoguerra è facciamo tabula rasa…probabile che anche la tua o le tue case si debbano demolire…

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