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giovedì, Aprile 25, 2024

La squadra-famiglia

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Entrambi i miei figli militano nella scuola calcio “Ischia Soccer”; per intenderci, quella che tutti associano inevitabilmente –e giustamente, aggiungo io- al Dott. Nello Carraturo, un vero appassionato di calcio che qualche anno fa, insieme al Presidente Cautiero e ad altri amici, le diede vita. Come spesso accade, l’approccio ad un mondo nuovo, grazie ai propri ragazzi, comporta una serie di immancabili novità: abitudini, sacrifici, fastidi, a volte anche lezioni di vita impartite o ricevute, ma soprattutto nuove conoscenze che diventano poi, nella maggior parte dei casi, vere e proprie amicizie, unite magari ad alcune di vecchia data che si integrano più o meno armoniosamente. E’ così tra i ragazzi, ma anche tra i genitori! Si riesce ad approcciare con persone di estrazione diversa, dagli interessi e le abitudini altrettanto diverse, ma che alla fine sono accomunate da quell’amore per i propri figli che, vuoi o non vuoi, prende sempre il sopravvento. Nel caso specifico, in nome del pallone.

Bene! L’Ischia Soccer, da una decina d’anni a questa parte, è diventata per noi una sorta di squadra-famiglia. Non è detto che oltre gli allenamenti e le gare domenicali interne ed esterne permanga una frequentazione costante, perché entrambe le generazioni hanno talvolta ambienti e situazioni consolidate e difficili da alterare: i compagni di scuola, al pari degli amici di sempre, assumono un valore fondante nella quotidianità di ciascuno di noi e guai se così non fosse; ma questo gruppo ha un non so che di familiare, un feeling lanciatissimo che si ritrova puntualmente ogni qualvolta ci si incontra, in nome di quei marmocchi –oggi quasi adulti- che compongono la vera squadra del cuore di ciascuno di noi e che, a domeniche alterne, ci porta per quasi un anno intero a visitare svariate località della Campania. Stare insieme è un piacere: oltre le partite e i tornei, le grigliate al campo o a casa di qualcuno, con Gaetano e Antonio pronti ad assumere il controllo di fuoco e carne, le gag di Simona e Ivana che “sfruculeano” la super paziente Angelina e i suoi “neologismi”, l’esuberanza di Marco, la pacatezza di Giovanni, la dolcezza di Carla, la parlata cadenzata di Maurizio, i “tre respiri” propizi di Pasquale, il “pannolone” per il genitore il cui figlio ha segnato o si è contraddistinto per una prestazione-super (e non me me vogliate se a tarda ora dimentico qualcuno per la stanchezza), l’apprensione di Mister Massimo, la “spalla forte” di Nello e il suo vocione stile Armando nel film “Gambe d’oro”, la verve del preparatore Pierangelo e la costanza di Gianni nel seguire la squadra in panchina indipendentemente da se e quanto giocasse il figlio, sono solo alcune delle tessere di un mosaico di successo che, detto in soldoni, ci fa star bene insieme ormai da tanto tempo.

Esser famiglia, purtroppo, comporta anche restare uniti nei momenti più difficili. E un uno-due come quello degli ultimi giorni ha rappresentato un banco di prova molto importante per tutti, nell’Ischia Soccer. Alla perdita improvvisa di Paolo Scaglione, di cui si è già tanto parlato e che ha compromesso il piano emotivo di chiunque, da genitore, abbia inutilmente provato anche solo per un attimo a compenetrarsi nel dolore della sua famiglia e nella difficoltà pressoché insormontabile di accettare una morte a soli sedici anni, si è aggiunta anche la scomparsa di Tonino “Di Marzio” Di Meglio, fratello di Gianni (uno che all’Ischia Soccer, con la sua dedizione e competenza, ha dato senz’altro un salto di qualità), ma soprattutto appassionatissimo di calcio e amico di tutti. In meno di quarantott’ore, questa squadra-famiglia ha sentito vibrare con forza alcune tra le sue corde più delicate a causa di un destino che non ha consentito alcun distinguo o esclusione tra genitori e figli, coinvolgendoli tutti in modo inesorabile, con l’aggravante per questi ultimi di toccare con mano la dura realtà della morte, che talvolta, purtroppo, non ha età, riguardando finanche uno di loro.

Paolo e Tonino: due figure diversissime, un ragazzo e un uomo, un adolescente con una vita davanti e un padre provato da dodici anni di sofferenze; entrambi, però, involontari protagonisti di un trait d’union che ancora una volta sta consolidando il legame di decine di famiglie che gravitano intorno a questa scuola calcio. La foto del girotondo a centrocampo con la preghiera che ha fatto il giro del web, dopo essersi riuniti negli spogliatoi e aver provocato la profonda commozione anche delle scorze più dure, il video ormai virale del coro a Punta Molino, l’intraprendenza di Catrin nel portare tutti i ragazzi a casa e intrattenerli fino alle undici di sera nel nome dell’amico-compagno che #liveswithus con tanto di toast alla Nutella, spaghetti e arrosticini, la corsa a Napoli di chi ha voluto e potuto raggiungere Gianni al morgue del Policlinico nonostante lo scirocco incombente, la presenza dei compagni di squadra ad accogliere e accompagnare Paolo nel suo “rientro a casa”, la macchina organizzativa per ricordare Tonino e far sì, al tempo stesso, che in nome di entrambi domenica si giochi comunque (perché loro lo avrebbero voluto a tutti i costi), sono stati la dimostrazione di quanto possa essere bello e, soprattutto, d’aiuto, ritrovarsi insieme e aiutarsi a vicenda nel dover superare, gioco forza, le prove più dure, uniti nella nostra piacevole diversità.

In un’Isola dove il “sociale” in generale va sempre più a ramengo, lasciando il posto alla cattiveria e all’egoismo più beceri, lasciatemi dire che sono fiero di questa squadra-famiglia! Non fa nulla che, magari, nessuno dei nostri figli diventerà un calciatore professionista, o che forse, tra qualche anno, questo splendido gruppo potrebbe disgregarsi naturalmente: i momenti trascorsi insieme, belli e brutti che siano stati, sono certo che resteranno indelebili nel cuore di tutti noi.

#ForzaIschiaSoccer

 

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