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venerdì, Marzo 29, 2024

La prima “pietra” con il decreto. Ora andiamo avanti

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Ida Trofa | Alla fine è stato Palazzo Madama, la sua maggioranza e il lavoro dei dissidenti di Forza Italia a tirarci fuori dal fosso in cui eravamo finiti dentro. Alla fine siamo stati estratti, letteralmente, per i capelli dal massacro politico di cui eravamo rimasti ancora una volta vittime. Un gioco politico fatto di tatticismi, propaganda, spesso fake news e soprattutto scarsa rappresentatività del territorio. 23 voti favorevoli contro 22 e un’astensione pesante com’è quella della senatrice del MoVimento 5 Stelle Paola Nugnes. Mentre il pentastellato Gregorio De Falco (ischitanissimo si può dire) avevano votato sì in commissione all’emendamento che avrebbe significato, davvero, la pietra tombale ad ogni possibile illusione di ripartenza. Una opzione pesante sulle attese di una intera comunità in ginocchio. L’emendamento era stato presentato dalla senatrice di Forza Italia Urania Giulia Rosina Papatheu, catanese, classe 1965. Un’altra donna del sud e sopratutto di Forza Italia, il partito del padre di due condoni sui tre italici. La conversione in legge del decreto legge scade il 28 novembre e con l’approvazione di quell’emendamento o di qualsiasi altro emendamento, appena una virgola o una benché minima variazione, il testo sarebbe dovuto tornare all’esame della Camera e non certo essere spedito come speriamo tutti al Quirinale da Mattarella per la promulga di questa legge tanto attesa, benché poco opportuna. Tante altre cose, come quell’avverbio “non“ proposto dal senatore Domenico De Siano ci sarebbero tornate utili, ma va bene cosi con gli avvelenatori di pozzi in agguato dalle arti più disparte d’Italia ben supportati dai fenomeni da baraccone locali. La iattura più grande dopo la disgrazia e dopo tutta questa malapolitica. Avremmo perso il treno di un’altra finanziaria, come è già accaduto nel 2017, con lo stop alle schede del Fabbisogno e le follie ischitane. Non solo non ci sarebbe stato più il “comma Molinaro”, ma non ci sarebbe stato più il decreto urgenze, i cavilli e i codicilli per il terremoto di Ischia. Con lo stop all’iter di conversione non ci sarebbero più stati i tempi tecnici per la conversione in legge. Addio ordinanze in bozza per avviare la ricostruzione, addio alla ordinanza per i danni lievi, a quella per la microzonazione affidata al CNR e alla convenzione con Invitalia. Addio sogni di ripartenza. Gli uffici di Palazzo Armieri a Napoli sarebbero, di fatto, come lo sono ancora ora, vuoti. È come se ancora non ci fossero, perché in effetti ancora non esiste un vero e proprio Commissario straordinario alla ricostruzione, quindi non c’è ancora la sua squadra, e tantomeno un progetto vero e proprio per la ricostruzione di Ischia. Ma al Senato gli emendamenti approvati in commissione vengono rivotati in aula. E così siamo salvi, non lo saremo certo dalle strumentalizzazioni e dai tanti problemi che ci attendono. E il testo, come aveva assicurato il vicepremier Di Maio è passato come era stato approvato alla Camera. Operazione che farà certamente insorgere l’opposizione, gli ambientalisti, i pensatori da salotto e falsi moralisti. A 15 mesi dal terremoto, a pochi giorni dal secondo Natale lontani da casa nostra e dalle nostre certezze, crediamo sia necessario dire basta, dirlo alla politica. Piaccia o no, il testo deve essere approvato. Troppe variabili impazzite minacciano le nostre vite ed il nostro futuro. Il testo è sfuggito di mano ai suoi estensori? Ci sarà tempo per presentare il conto! Serviva una norma strutturale, un decreto ad hoc per Ischia? Pazienza! E’ andata cosi, digeriremo anche questo. I passaggi per la ricostruzione sono inesistenti, astratti, ora , arrivati a questo punto non vi sono alternative. Il rischio della decadenza del “dl 109“ è stato altissimo.Troppi nodi oltre la ricostruzione. C’è la sistemazione degli sfollati, i CAS, gli alloggiati ed il futuro, le risorse delle nostre imprese. Ingoiamo le amarezze, gli errori, fingiamo di non vedere l’indegno teatrino dei questuanti politici. Cali il sipario sulle polemiche, serve la massima attenzione verso il paese e la sua gente. Ricostruire un paese che forse non c‘è mai stato, ricostruirci una vita dovrà essere l’unico obbiettivo possibile. Basta! La nostra esistenza passa fatalmente per una legge mal scritta e l’adozione di ben 42 ulteriori decreti attuativi, richiesti dai ben 61 articolo, quindici in più di quelli partoriti dal consiglio dei ministri. Passa per i senatori della repubblica e Sergio Mattarella. Guardiamo verso il cielo, disciogliamo lo sguardo dalle nostre scarpe e poi chi ci governa, sollecitato dalle giuste istanze con la manovra di bilancio in corso, con le prossime procedure potrà prendere sempre un impegno serio e concreto a correggere i marchiani errori, magari a rivedere le briciole che l’Italia ha concesso alla sua Ischia. Il decreto «sarà approvato entro mezzogiorno» lo dice il ministro per i rapporti con il Parlamento, Riccardo Fraccaro. «Sarebbe stato complicato spiegarlo ai genovesi se fosse decaduto » conclude. E meno male che c’è Genova una città a cui saremo legati ineluttabilmente per sempre, perché per noi rimane solo il fango. Attendiamo il decreto in via definitiva. Questo testo non serve solo a noi. Lo aspetta il commissario (sembrerebbe sempre Schilardi con i suoi arzilli collaboratori) per gestire la ricostruzione e la sua delega, per avviare i lavori. Il “nome” del commissario per la ricostruzione di Ischia “sarà oggetto di un decreto del presidente del consiglio dei ministri”. Sarà oggi un’altro mezzogiorno di fuoco oggi. Oggi posiamo la prima pietra. Un giorno, poi, forse qualcuno, potrà dirci la verità. Magari a quel tempo staremo raccontando ai nostri nipoti le ansie, le attese e tutto il tempo perso per riportarli a casa. «La ricostruzione non partirà domani, è partita ieri» ma «senza il via libera di questa Camera è impossibile per qualsiasi commissario straordinario, che non è ancora nella funzionalità dei suoi poteri, fare qualsiasi tipo di intervento ». Il sottosegretario Edoardo Rixi della Lega ha quindi ha fatto appello al «senso di responsabilità dei senatori in vista di un’operazione di concretezza e rapidità», aggiungendo: «Mi auguro che il decreto possa uscire con il più grande consenso» perché «questo è lo scopo di questo decreto: dare uno degli strumenti necessari al commissario per far ripartire rapidamente un pezzo importante dell’economia del Paese».

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