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La prima linea ischitana. Nessuno tocchi il Rizzoli

By Redazione Web

March 20, 2020

La storia di questi giorni, come un galantuomo, dimostra, ancora una volta, di come i sindaci e molti altri, sbagliavano nell’evidenziare i limiti del Rizzoli. Raccontare i limiti della nostra sanità e lasciarci ad una narrazione del disastro non fa bene a nessuno. Soprattutto ad una economia e un’impresa collettiva come la nostra che vive di turismo e immagine. Se, fin dall’inizio, non avessimo raccontato dei pochi posti letto del Rizzoli, delle sue scarse applicazioni e dei suoi problemi cronici (nessuno più di me ne ha mai elencato la mancata funzionalità e denunciato il lassismo con cui l’ASL ci tiene in considerazione), forse non avremmo agitato, più di quanto già non lo fosse, la popolazione isolana. E non solo.

La nostra prima linea è pronta, certo è da migliorare e attrezzare, ma risponde presente! Risponde con il sacrificio dei pochi uomini a disposizione, con l’abnegazione di quanti sacrificano parte della loro vita per un lavoro su un’isola e grazie anche all’impegno, in questi frangenti di un’ASL che non sembra del tutto assente. Certo, c’è molto da migliorare e troppe criticità da superare, ma guardare il bicchiere mezzo pieno è opportuno. Il Rizzoli non deve rispondere alle emergenze.

Non è adatto ad esserlo e deve solo servire come punto di ingresso in quella macchina del soccorso che è gestita con Hub e Spoke. Il Rizzoli non sarà mai pronto per affrontare l’emergenza del Coronavirus, ma è il punto più avanzato che abbiamo in questa battaglia. Una frontiera necessaria che va difesa e sostenuta. Fatta di uomini e di donne che danno il loro massimo. La macchina della Protezione Civile e del sistema sanitario regionale, fino ad oggi, ha sempre risposto presente. Tocca a noi restare in casa, evitare di uscire e continuare ad essere diligenti.