4ward

La Pira e Salvini, politica e fede

By Redazione Extra

November 19, 2019

Due settimane fa ricorreva il quarantaduesimo anniversario della morte di Giorgio La Pira, il “Sindaco santo” di Firenze del primo novecento, parlamentare democristiano dichiarato “venerabile” da Papa Francesco lo scorso anno dopo un regolare processo di beatificazione.

Mi ha sempre affascinato la figura di quest’uomo d’altri tempi scomparso nel 1977, sempre troppo modesto per accettare il titolo di padre costituente e mai domo nel rappresentare la sua profonda fede cristiana in ogni dove.

Politici come Giorgio La Pira, specialmente di questi tempi “di morta fede ed empietà trionfante”, rappresentano esempi apparentemente irraggiungibili, giganti che restano tali per la loro reale statura e non certo per il nanismo imperante di chi li circonda, modelli di competenza e rettitudine fin troppo difficili da imitare ma indispensabili ai giorni nostri per il tentativo di rivalutare una classe politica quasi del tutto priva, a tutti i livelli istituzionali, di quel briciolo di onestà e morale che, come amo ripetere spesso, non si predicano ma si praticano.

Eppure, nel pensare a Lui e dedicargli questo editoriale, mi son chiesto: se Giorgio La Pira avesse vissuto l’epoca di internet, degli haters, dei malcelati veterocomunisti e dei neonazisti fuori dal mondo, delle sardine e dei centri sociali, lui che in ognuno dei suoi interventi pubblici (tanto nel civico consesso quanto nelle aule parlamentari e nelle occasioni istituzionali) cominciava e concludeva con il segno della croce o con l’invocazione alla Vergine, quanto sarebbe riuscito a resistere nel mantenere inalterata la sua indiscussa immagine di grande statista timorato di Dio, anziché diventare oggetto di critiche di massa in stile Salvini-Rosario-Madonnina?

In altre parole, sono i frenetici ritmi della modernità a renderci intolleranti o era il passato “vecchio stampo” ad imporci il giusto rispetto verso il prossimo, anche quello più diverso da noi?